capitolo 36

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Era notte.

Come ogni volta speravo che la luna brillasse splendida e lei non mi deludeva mai.

C'era la luna piena e le tende erano aperte. Le avevo chiuse, ma all'inizio avevo dato la colpa al vento.

Avevo una coperta addosso, era venuto qualcuno, quindi pensavo che ci fosse qualcuno qui con me nella tenuta.

Eros, Blake e Kai non erano gli unici qui con me.

Non potevano essere stati loro a portarmi la coperta.

Non appena mi levai la coperta di dosso mi stiracchiai, poi mi alzai.

Sbattei il ginocchio contro il tavolino di fronte al divano e un tintinnio mi sorprese.

C'era un panino e un bicchiere d'aranciata.

Ero stata in cucina, ma non c'era nulla oltre a farina e pane secco. Qualcuno aveva fatto la spesa?

Divorai quel panino in un secondo e non mi importò neanche se fosse stato avvelenato.

La coperta bianca cadde per terra, la afferrai e la rimisi sul divano, ero seduta per terra.

Il bicchiere era freddo, sembrava che quel succo fosse appena stato comprato dal supermercato e versato all'interno del bicchiere.

Bevvi tutto il suo contenuto e mi alzai in fretta. Avevo lo stomaco pieno e avevo leggermente la nausea.

Avevo deciso di fare quella passeggiata.

Senza accorgermene pestai qualcosa. Una chiave.

Era la stessa che Ryle mi aveva dato?

Doveva essere per forza lei.

Decisi di nasconderla. Entrai in uno dei reparti della biblioteca, nella zona per bambini. Afferrai Peter Pan e infilai la chiave tra le pagine del libro. Per poi riposizionarlo al suo posto, nascosto nella narrativa per bambini.

L'avrei utilizzata successivamente anche se non sapevo per cosa.

La chiave era semplice, argentata, antica e non mi sembrava che aprisse un lucchetto normale. Abbandonai il pensiero alle mie spalle e mi incamminai per uscire fuori dalla magione.

Mi piaceva il clima, fresco, pungente. Sentivo l'aria tremare sulla mia pelle.

L'aria condensata usciva come una nuvola di fumo dalle mie labbra.

Mi legai i capelli con un elastico che avevo al polso in una crocchia disordinata sulla testa.

L'aria mi toccò il collo ed io tremai.

Camminavo scalza, mi facevano male k piedi ben camminare sopra la ghiaia, la terra era bagnata e sporca.

Mi strinsi ancora di più nelle spalle, all'interno della felpa.

Avevo trovato vagamente un paio di pantaloni, mi stavano troppo larghi, supposi che fossero di qualche ragazzo che viveva all'interno della magione.

Il rumore della fontana si faceva sempre più vicino e la ghiaia stava cominciando a trasformarsi in pietra.

L'acqua era sporca, foglie e terra regnavano sul fondale, nessuno la puliva da molto e si vedeva.

Mi ricordai di Ariel, c'era anche lei oltre a Ryle?

Mi infilai tra i cespugli, le ginocchia mi facevano male e la terra mi si infilava tra le dita delle mani.

Il mio posto segreto di notte era ancora più splendido.

Era passato quasi un mese dall'ultima volta che ero stata qui.

Il vento fresco mi scompigliava i capelli.

Avevo gli occhi lucidi, mi bruciavano, ma non volevo piangere.

Le labbra serrate tra di loro in una smorfia, cosa avrei potuto fare in quella situazione?

Non potevo fare altro che pensarci.

Mi vergognavo della mia sottomissione, ma questo posto faceva scomparire lo strano calore bruciante che avvertivo nelle viscere.

Mi sedetti sull'altalena e cominciai a dondolarmi.

Le mie dita stringevano attorno alla corda, come se le mie mani fossero avvolte attorno al collo di Eros.

Dio solo da quanto voglio ucciderlo in questo momento.

"Cazzo"

Un ruggito in lontananza.

Tutto dentro di me aveva vibrato.

Il cuore, le labbra, le viscere, il basso ventre, le gambe e persino la mente.

Mi girai, alle mie spalle una figura nascosta tra gli alberi.

Le mie gambe erano scoperte per colpa dei pantaloncini ed in quel esatto istante avevo freddo, molto freddo.

La figura non si mosse.

Pian piano l'odore di fumo mi circondò.

La punta di una sigaretta si illuminò, ma la luce non era abbastanza per vedere chi fosse.

Sentivo che era lui. Non volevo che fosse lui.

Sobbalzai non appena si mosse. I rami scricchiolavano sotto i suoi stivali.

Mi alzai dall''altalena.

Eravamo al buio, ma potevo vedere la sua espressione seria disegnata in faccia.

Respirava a fatica, aveva il respiro pesante.

Si avvicinò a me, mentre io continuavo ad indietreggiare sempre di più.

Avevo paura di lui?

Avevo paura del suo effetto su di me? Non potevo permettermi di provare quei sentimenti.

Mi fermai di colpo e lo stesso fece lui.

Ci guardammo nel buio, non potevamo vederci, ma ci sentivamo a vicenda.

"Perché mi volete morta" non era una domanda, volevo saperlo, era la prima cosa che il mio coraggio mi permise di dire.

"Avresti dovuto scappare quando ne avevi la possibilità"

Ero stanca di sentire sempre la stessa frase.

"Perché"

Insistetti.

Rimasi a bocca asciutta, la gola mi faceva male ed ero in preda ad un attacco di panico.

"Tobias"

Mi bastò sentire quella parola per farmi cadere il modo addosso, sapevo che non c'era speranza per me, ma il riaffiorare dei ricordi mi fece soffrire.

Non avevo più quelle sensazioni da anni.

Il cuore prese a battere più forte, la gola strinse e non riuscii più a respirare.

Mi aveva risposto e non so il motivo della sua collaborazione.

Non riuscivo a stare in piedi, inciampai in avanti ed andai a sbattere contro il petto di Eros.

Era caldo, mi sentii al sicuro, ma questo non fece che peggiorare la situazione.

Perché mi sento al sicuro con lui?

Mi presi la gola fra le mani, strinsi forte per non sentire il rimorso salirmi su per la gola.

Cercai di chiedere aiuto, ma non c'era nessuno che potesse salvarmi.

Ero condannata.

Non potevo vivere una vita felice per colpa sua.

Speravo un giorno di dimenticare. Di ignorare.

Non di riuscivo, perché la colpa era troppa.

Di due cose ero sicura.

Io ero appena scesa all'inferno.

Ed Eros... era il mio Lucifero.

La mia testa era in subbuglio, tanto che non ero riuscita ad accorgermi dell'altra figura dietro di lui.

| Dark Dream |Where stories live. Discover now