capitolo 29

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The thought of honour
killings entered my mind.
(Times, Sunday Times)




Adoravo la sensazione del sangue sulle mie mani.

Ogni volta che mi guardavo allo specchio e ripensavo alla figura di Margaret nel bel mezzo di una pozza di sangue, nel profondo, sentivo una sensazione piacevole.

Soddisfacente.

Quasi come se qualcosa all'interno di me si riaccendesse.

Forse aveva alimentato qualcosa che c'era già.

Oppure aveva solo fornito la prova scintilla a quello che prima o poi sarebbe diventato un fuoco.

Fuoco nel quale avrei buttato tutti coloro che si fossero messi nel mezzo del mio cammino.

Stavo cercando il posto adatto a me.

Nel quale mi fossi sentita libera. Ma in nessun luogo mi ero sentita me stessa.

Solo quando guardai la lama del coltello, che tenevo ancora stretto nel palmo, affondare dentro il suo ventre, mi accorsi di una cosa.

Tutto in me era vibrato. Come se una scarica di eccitazione mi avesse attraversato la colonna vertebrale.

Adoravo così tanto ferire? Oppure mi piaceva fare del male esclusivamente ad Eros?

Non importava.

Dovevo stare il più possibile lontano da tutti e questo mi avrebbe aiutato a riflettere.

Senza neanche pensare. Infilai il coltello ancora sporco all'interno della benda che stringeva attorno alla mia ferita alla gamba.

Ogni emozione si spense. Quasi come se avessi schiacciato un pulsante e mi fossi dimenticata di tutto quanto.

Qualunque cosa intorno a me volteggiava.

Le luci sfarfallavano.

La strada vibrava sotto gli pneumatici delle auto e dei camion che passavamo vicino a me.

Il cielo nero nascondeva la consapevolezza di quello che avevo fatto solo una decina di minuti prima.

Non mi ricordavo neanche come avevo fatto a trovare la porta di uscita.

Ero fuori e le mie mani non erano pulite.

Iniziai a correre.

Le persone camminavano mentre facevano una passeggiata lungo le vie affollate di New York.

Sentivo che qualcuno mi stava fissando. 

La schiena bruciante, sotto lo sguardo di colui che conoscevo molto bene.

Chiusi gli occhi e misi le mani all'interno delle tasche della felpa che avevo trovato su una sedia esterna ad un pub. Ci ero passata poco prima. I miei vestiti erano ancora da qualche parte all'interno di quel bar o discoteca.

Ero rimasta con una maglietta e la felpa che avevo accidentalmente afferrato.

Passai vicino ad un negozietto che vendeva varo oggetti, quando intravidi dei guanti, presi anche quelli.

Cercando di non farmi vedere dal negoziante, infilai i guanti ed imboccai una strada più stretta, nascosta al pubblico.

Ripensai a quello che avevo fatto. Non era morto, nessuno era mai morto per una ferita allo stomaco. Giusto?

Non si muoveva quando me n'ero andata. E non sapevo come aveva fatto a resistere al reagire.

Era più alto, più forte e sicuramente più esperienza di me.

Perché non mi aveva fatto nulla indietro? Dovevo aspettarmi qualcosa di grosso. Perciò decidi di fare solo una cosa.

Tornai a casa.

Dove fortunatamente Mason e Marilyn non c'erano. Chissà perché, ma pensavo che Mason fosse ancora lì ad accertarsi su come stesse Eros.

Forzai la serratura con l'unica chiave che avevo, non accesi le luci e salii subito al piano di sopra.

Entrando in camera di Mason, presi uno dei suoi borsoni che usava per andare a Basket e ci infilai un paio di felpe e magliette.

La luce dei lampioni fori mi permettevano di vedere i poster appesi ai muri e sulla scrivania un computer.

Lo accesi e ci guardai dentro. C'era bisogno di una password e frugai nei cassetti per trovarla.

Trovai in blocco note con un paio di codici e provai ad inserirne più di uno. Al terzo tentativo entrai.
Potevo arrivarci da sola, anche perché la password era Masonbello20. Alzai gli occhi al cielo.

Entrai in alcune chat di whatsapp. Molti messaggi scambiati con Eros. Altri con Blake.

Ma scorrendo lessi anche Ariel.

Bingo.

Da Mason ad Ariel:

Arriverà tra 20 minuti, la sto seguendo. Ha trovato il cellulare di scorta.
È fatta.

Si erano organizzati, ma questo lo sapevo già. Ora mi avevano solo dato la conferma.

Sentii un rumore di chiavi e sentii la voce di Mason. Era da solo.

Scrissi ad Ariel.

Da Mason ad Ariel

La sto seguendo ora, sta bevendo qualcosa ad un bar. Ti aggiorno più tardi.

Presi la sua mazza dall'angolo della camera dopo aver chiuso il pc.

Aspettai alla porta che lui arrivasse.

Un passo dopo l'altro, fino a quando il rumore dei suoi stivali non fece eco nel corridoio.

Tre.

Due.

Uno.

Non appena la porta si aprì, il rumore della mazza che entrò in contatto con la nuca di Mason mi rimbombò nella testa.

Non l'avevo colpito per ucciderlo, ma l'avevo colpito abbastanza per farlo cadere a terra svenuto.

Afferrai il borsone pieno a metà ed entrai nella "mia"stanza.

Afferrai dei pantaloni, un pettine, dei libri e delle altre cose. Poi guardai la scatola sotto il letto e de uso di infilare anche quella nel borsone.

Piegandomi a terra, la mia testa era allo stesso livello del letto. Notai un biglietto.

~

Non ti sono piaciute le rose?

~

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