Paesi Nordici, tra miti e leggende

200 5 16
                                    

Non è un mistero che spesso i paesi nordici siano molto più avanti di noi e che siano spesso e volentieri tirati in ballo come esempi da seguire in vari campi.

Esempio più lampante è stato quando due persone mi hanno parlato del modello nordico sulla prostituzione definendomelo efficace.

Dovrei controllare quanto sia efficace effettivamente, ma apro una piccola parentesi per informarvi che la vicina Germania ha ridotto nel tempo la tratta di esseri umani sulla prostituzione proprio grazie regolamentandola.

E siccome non voglio passare per uno/a che dice chiacchiere da bar vi passo anche i dati.

Partiamo col fatto che il fatto che in Germania lo sfruttamento sia aumentato con la sua legalizzazione non è del tutto vero ma nemmeno falso.

Perché? Beh partiamo con un presupposto, siccome ogni tesi si basa su presupposti: le politiche liberiste come vedremo più avanti rallentano momentaneamente la crescita economica.

Quando si passa da una politica fortemente statalista ad una liberale è naturale vedere un rallentamento della crescita economica e della disoccupazione seguito da una ricrescita che supera la situazione iniziale.

Parlerò meglio del perché in un altro capitolo.

Essendo la liberizzazione della prostituzione non esente da ciò un aumento iniziale del problema è naturale.

Se leggiamo però il report del 2007 (5 anni dopo l'entrata in vigore della legge) del governo federale sull'impatto della legge vi è la seguente affermazione: "Né le statistiche sul crimine compilate dalla polizia federale né le statistiche sui processi penali in questarea forniscono alcun dato valido per misurare limpatto che la Legge sulla Prostituzione ha avuto nella lotta al crimine. (Ministry etc., 2007, p. 45).

Oltre a ciò secondo il sito Research Project Germany (vi lascio il link nei commenti): Le indagini di polizia e le relazioni annuali elaborate da parte dellUfficio di Polizia Giudiziaria Federale (BKA) non mostrano alcun aumento significativo di vittime che possa indicare unespansione del fenomeno a seguito dellentrata in vigore della legge sulla prostituzione.

Dunque analizziamo i dati della BKA tra il 2000 e il 2013 (se troverò dati anche degli ultimi anni ve li porterò)

Nel 2000 vi sono 926 vittime presunte, un dato piuttosto elevato

Nel 2001 sono 987, più o meno la stessa cifra

Nel 2002 le vittime sono meno, 811. Questo è l'anno in cui la legge entra in vigore

Nel 2003, un anno dopo vi è la cifra più elevata ma che è estremamente isolata e sproporzionata rispetto alle altre, le vittime presunte sono 1235

Nel 2010, le vittime sono 610, la cifra è estremamente più bassa di quella del 2002

Nel 2011 e 12 sono più o meno le stesse, rispettivamente 640 e 612

Infine nel 2013 le vittime presunte sono solo 543, il 44% in meno rispetto al 2003.

Oltre a ciò il governo ha dichiarato che il rischio di sfruttamento di esseri umani a scopo sessuale in Germania è limitato.

Oltre a ciò vi è un'altra cosa importante da tenere a mente, stando al report del 2007: A causa della procedura di registrazione richiesta, è impossibile stabilire quante prostitute si sono ufficialmente registrate come tali nel sistema pensionistico nazionale o nel sistema sanitario nazionale dallentrata in vigore della legge sulla prostituzione".

Traduzione: pochissime prostitute hanno approfittato della legge per farsi un'assicurazione sanitaria o previdenziale.

L'agenzia per l'impiego infatti non ha introdotto un codice occupazionale separato per le prostitute; queste sono incluse assieme ad altri gruppi molto diversi sotto il codice 913, che comprende un totale di 101 lavori. A eccezione di due termini che si riferiscono alle prostitute (Liebesmädchen and Prostitutierte) tutti descrivono lavori in hotel/ristoranti/pub/bar. (Ministry etc., 2007, p. 24).

Dunque completata questa mezza verità e chiusa la parentesi torniamo al nostro argomento principale: i paesi nordici.

Tra le tante cose per i quali vengono celebrati i paesi nordici vi è un mito moooolto ricorrente.

I paesi nordici sono socialdemocrazie.

In Italia sempre più gente parla dei paesi nordici (in particolare della Svezia) come esempi di politiche socialdemocratiche.

Alla base di questi tentativi fallaci c'è sempre la solita ricerca della "terza via" (cercata pure da zio Benito) che dovrebbe permettere di superare il malvagio Capitalismo senza cadere nel comunismo selvaggio.

"guardate, una nazione che crea benessere con politiche sociali senza il liberismo malvagio. A che ci serve la libertà economica se abbiamo la maestosa spesa pubblica?"

non starei qui a scrivere se la situazione non fosse in realtà è ben diversa non è la spesa pubblica ad essere causa del benessere, bensì il contrario. La Svezia ha questa spesa pubblica talmente elevata proprio perché cresce e di conseguenza ha molti soldi.

al contrario della Svezia l'Italia non ha tutti questi soldi, per questo mantenere una pubblica amministrazione diventa praticamente impossibile. Bisognerebbe seriamente tagliare un paio di sussidi inutili (si parlo proprio a te caro Di Maio) e risparmiare oltre a investire la maggior parte delle imposte sul debito pubblico anziché sulle pensioni, che potrebbero essere capitalizzate.

parlerò meglio del sistema a capitalizzazione in un altro capitolo.

Ora tornando alla Svezia, gli svedesi hanno passato sulla loro pelle l'inefficienza della socialdemocrazia.

Tra gli anni 70/80 la Svezia aveva uno stato sociale molto esteso (presente anche oggi ma molto ridotto). Il governo di allora iniziò ad attuare politiche economiche che per comodità chiameremo Keynesiane, spingendo l'economia con la spesa pubblica.

In quel decennio le tasse crebbero a livelli spaventosamente alti (link in descrizione) e lo stato si comprava tutte le imprese private in crisi tentando di rilanciarle. Negli anni ottanta lo stato svedese pesava oltre il 60% il pil del paese.

E quali sono stati i risultati? Non serve che ve lo dica siccome immagino avrete capito dove sto arrivando, negli anni 50/60 la Svezia era il quarto paese occidentale più ricco, per PIL pro capite. Vent'anni dopo era in profonda crisi: per tutti gli anni ottanta erano cresciuti della metà circa rispetto alla media OCSE ed erano quattordicesimi al mondo per PIL, la Svezia era caduta in un ciclo continuo di tasse crescenti e spesa pubblica inefficiente.

Quando nel 1991 salì dopo anni il partito moderato capeggiato da Carl Bildt quest'ultimo attuò le politiche liberali standard: privatizzazioni, taglio alle tasse e alla spesa pubblica, laissez-faire.

Come già detto prima in un primo momento l'economia rallenta e la disoccupazione cresce, assieme all'inflazione e al debito pubblico, ma Bildt decide di restare su tale via.

Quando nel 94 tornarono al potere i socialdemocratici, non pensarono nemmeno per un istante di invertire la rotta e tornare alle politiche precedenti continuando le riforme pro mercato, siccome la situazione stava iniziando a migliorare un po' e ormai il fallimento delle precedenti politiche era riconosciuto.

Da allora le economie pro mercato sono sempre proseguite (ovviamente socialdemocratici e liberali le hanno continuate in modi differenti ma nessuno ha mai pensato di smetterla) oggi secondo l'indice Doing Business della banca mondiale la Svezia è il dodicesimo paese al mondo dove è più facile fare azienda.

I tassi di crescita sono attorno al 3%, la produttività del lavoro è maggiore della media OCSE con disoccupazione e inflazione basse (tutti dati ricavati da archivi World Bank)

La morale della favola? Non serve chissà che ricetta magica per far crescere un paese, basta lasciare le persone libere di agire e non soffocarle con tasse e regole inutili. E spero vivamente che la rivoluzione avvenuta in Svezia avvenga pure in Italia.













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