il liberalismo rallenta l'economia?

154 4 23
                                    

È un ni.

In realtà non voglio mentirvi, le politiche liberali quando vengono attuate vedono sempre un iniziale rallentamento della crescita economica salvo poi vedere una ricrescita negli anni successivi. Col socialismo però avviene quasi sempre il contrario: un periodo di relativo benessere seguito da varie crisi.

Vi spiegherò il perchè con un esempio.

Dunque mettiamo il caso che da me a Salerno ci sono 130000 abitanti tutti in grado di lavorare; su questi 130000 5000 sono dipendenti pubblici. Mettiamo il caso che il nuovo governo per intascarsi i voti decida di avviare un piano di assunzioni pubbliche. I dipendenti pubblici quindi passano da 5000 a 15000. Queste persone stanno bene, hanno una casa, uno stipendio (derivato dalle nostre tasse) ma pur non producendo benessere vivono grazie al benessere prodotto da altri 115000 lavoratori veri.

Arriva un altro politico e si decide di tornare a 5000 dipendenti pubblici. In questo momento 10000 ex dipendenti pubblici sono senza uno stipendio e magari devono cambiare casa verso una più economica e a vivere di risparmi. Questo causa una contrazione dell'economia.

Tuttavia col tempo quasi tutti i licenziati ritrovano lavoro nel settore privato o mettendosi in proprio e quindi ritornando nel sistema produttivo, iniziano quindi a produrre benessere, riprendono i loro consumi e nel mentre tutta la comunità beneficia di ciò, tanto che riusciamo anche a produrre lavoro per chi non l'ha trovato.

Al contrario il socialismo fallisce perché tra i suoi tanti motivi (sono troppi per essere sintetizzati) è che la crescita economica è minima e i soldi da redistribuire finiscono.

Quando prende il potere il socialismo inizia subito a prendere il capitale dei ricchi e a redistribuirlo fra i poveri. Questi hanno una certa crescita economica, ma quando abbiamo finito di distribuire? Quando tutti i soldi sono stati distribuiti e tutti hanno la stessa quantità il socialismo non offre un modello di sviluppo economico coerente a meno che non si introducano elementi capitalisti.

Se ci pensate anche laddove hanno preso il potere uomini che erano per il superamento del capitalismo ciò non è mai avvenuto, l'esempio più lampante è senza dubbio la Cina. Alla morte di Mao era ancora un paese agricolo e alcune scelte errate del partito crearono carestie con milioni di morti (a meno che non fosse intenzione diretta del governo far morire un po' di gente per rimediare alla sovrappopolazione). Mi pare che la storia novecentesca e non solo la Cina abbia già mostrato come il concetto marxista del superamento del capitalismo derivato da un approccio fortemente Hegeliano (le tre fasi dialettiche dell'evoluzione dello spirito) sia infondato.

La Cina probabilmente non sarebbe la seconda potenza economica mondiale se non si fosse aperta al libero mercato (e il suo socialismo di mercato fa comunque altamente cagare). Il problema si pone anche in forme di statalismo come quello Italiano: il settore privato capace di restare in piedi c'è ma lo stato drena centinaia di persone dal settore produttivo e le paga coi soldi dei veri produttori.

Il liberismo non può non creare disagio in un primo tempo, più lo stato è grande maggiori saranno i disagi.

Ma come diceva Nietzsche: "bisogna avere il caos in se per far nascere una stella danzante" dobbiamo essere capaci di distruggere per ricostruire e quindi migliorare.

Eliminare i lavori e i settori sussidiati e le regolamentazioni toglie la sicurezza a qualcuno per un po', consumeranno di meno e di conseguenza rallenteranno l'economia.

Ma nel tempo si libera lo spazio per i settori che veramente producono con una crescita maggiore e che forse ci permetterà anche di coprire come in Svezia i costi di un Welfare decente per chi non è capace di lavorare.

Distruggi la casa e crea una villa.

amor di critica Where stories live. Discover now