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*Ashley's pov*

Dopo la splendida scelta di parole di Gally, che nonostante durante il nostro ultimo incontro abbia ucciso Chuck e abbia tentato di uccidere anche me, se n'è uscito con "cosa mi sono perso?" Thomas scattò in avanti senza avere il tempo di pensare. Un pugno, poi un altro e un altro ancora. Perlomeno Gally non opponeva resistenza. Gli altri presenti nella stanza sembrarono reagire in ritardo, solo quando il biondino aveva la faccia quasi completamente ricoperta di sangue, il naso probabilmente rotto e le labbra piene di tagli, Jackson e Jorge sollevarono Thomas di peso da sopra di lui.
"Figlio di puttana!" Gridò lui, per poi proseguire con insulti di ogni tipo. Mentre nessuno prestava attenzione a me mi avvicinai, afferrai il colletto della maglietta di Gally e lo tirai finché non fu completamente in piedi, per poi spingerlo indietreggiando contro il muro più vicino. Stava per dire qualcosa, quando alzai la pistola e la puntai alla sua tempia. Guardandolo in faccia sentii la rabbia ribollire dentro di me. Non sapevo come facesse ad essere vivo, perché era dalla parte dei ribelli o perché non stesse reagendo, ma non mi importava in quel momento. Perché guardando lui, l'unica cosa che riuscivo a vedere era la macchia di sangue attorno al corpo del ragazzino tredicenne che era morto proprio davanti a me. Che aveva dato il suo ultimo respiro per salvare un'amico. Il ragazzino paffutello che tutti adoravamo, finito lì dentro per colpa mia e morto per il figlio di puttana che avevo davanti. Feci un respiro per cercare di calmarmi, cosa che risultò piuttosto impossibile.
"Dimmi un solo motivo per cui non dovrei farti un fottuto buco in testa" ringhiai a denti stretti mentre Jackson cercava di farmi ragionare, ma io nemmeno lo ascoltavo. Gally non rispose, si limitò a guardarmi quasi dispiaciuto.
"Perché?!" Chiesi io con l voce tremante, cercando di trattenere le lacrime "Eravamo salvi, eravamo fuori, perché l'hai fatto?"
"Mi controllavano Ashley!" Rispose lui quasi gridando "Ero solo un altro esperimento, un'altra loro fottuta pedina!"
Aveva le lacrime agli occhi e io pensai per un primo momento di credergli, ma poi mi ricordai della lancia che Minho gli aveva conficcato nel petto.
"Come fai ad essere vivo?" Chiese Thomas dietro di me, leggendomi nel pensiero. I seguenti minuti li passammo ad ascoltare la storia di Gally, di come la ribellione fosse arrivata subito dopo Janson e lo avesse curato, e dei seguenti mesi in cui ha aiutato il Braccio Destro con ogni mezzo possibile. Smisi di puntargli la pistola contro solo dopo che finì di raccontare tutto, ed ero lo stesso piuttosto indecisa se ucciderlo o no. Mi rassegnai e decisi di credergli, nonostante avessi ancora ben impresso in testa il rosso vivido del sangue di Chuck sul pavimento lurido del laboratorio.

Un paio di ore dopo mi trovavo sul treno della WCKD, su un sedile di fronte a Gally. Ovviamente non li avevo scelto io questi posti, ma Jackson aveva insisto per stare vicino a Sonya, Thomas e Newt erano sul tetto del treno, manomettendo qualcosa che permetteva ai vagoni di stare tutti uniti, Brenda e Jorge erano sull'elicottero pronti per il recupero. Fortunatamente eravamo riusciti a salire senza troppi problemi e avevamo ricavato degli auricolari che ci permettevano di comunicare tra di noi senza dare troppo nell'occhio. Cercai di evitare ogni contatto umano con Gally, infatti continuavo a guardare Jackson, che faceva battutine e ammiccava stupidamente a Sonya. Trattenni una risata. Idiota. Sentii un leggero giramento alla testa e mi portai automaticamente una mano alla pancia. Gally seguii il mio movimento e, purtroppo, parlò.
"Quindi... tu e Thomas?" disse con un mezzo sorriso indicando la mia pancia. Sorrisi leggermente, al pensiero del mio ragazzo, non per quello che ha detto il ragazzo.
"Perché che ti aspettavi?" Domandai io a mia volta. Sapevo che non era stata colpa sua per Chuck, e non sapevo effettivamente se ero disposta a perdonarlo.
"Non so, pensavo che lui stesse con te perché eri una delle due ragazze nella Radura" rispose lui. Scoppiai in una risata contenuta, per poi ricompormi.
"Vorrei poter essere sicura che crescerò mio figlio in un posto sicuro, ma in realtà non so neanche se avrà un padre, o se nascerà" dissi io cupa.
"Sono sicuro che sarete dei bravi genitori, tralasciando il fatto che tu a volte sei una stronza psicopatica e che lui prende sempre decisione stupide ed è leggermente impulsivo" rispose lui sorridendo. Ricambiai e non potei fare a meno che concordare.
"Avremmo dovuto parlarci di più nella Radura" dissi io"Eravamo troppo impegnati ad odiarci" aggiunsi sorridendo leggermente. Non ebbe il tempo di annuire che Thomas parlò nei nostri auricolari.
"Sanno che siamo qui!" Gridò cercando di sovrastare il rumore degli spari di sottofondo.
"Voi avete fatto?" sussurrai io schiacciando un pulsante sull'auricolare, in modo da arrivare una specie di microfono.
"Si! Voi muovetevi però!" rispose Newt. Guardai Jackson e Sonya, che a loro volta guardavano noi. Annuimmo silenziosamente e ci alzammo. Prima io e Gally, seguiti poi da mio fratello e la bionda, e ci avviammo verso la cabina successiva. Era priva di passeggeri, perciò corsi verso il fondo e tirai fuori una chiave elettromagnetica. La passai nel lettore accanto alla porta blindata che avevo davanti, ma questa emise un suono fastidioso e lampeggiò di rosso.
"Merda!" imprecai io mentre Jackson si avvicinava.
"Perché non funziona?" chiese.
"Se lo sapessi credi che starei qui a fissare la porta?" ribattei io ironica prima di riprovare di nuovo. Niente da fare. Le guardie bussarono alla porta della nostra cabina, che non so chi, grazie a dio, aveva bloccato automaticamente. Andai in panico. Le guardie iniziarono a prendere a spallate la porta dietro di noi. Io continuai a provare con la chiave, ma non c'era niente da fare. C'era una dannata porta che separava me dai miei migliori amici e io non riuscivo ad aprirla. Il mio fiato iniziò a farsi più corto e gli altri sollevarono le pistole mentre i colpi alla porta si facevano sempre più frequenti e intensi. In quel momento la porta davanti a me si aprì, ma non ebbi il tempo di capire chi fosse il mio salvatore dato che mi trascinò dentro la cabina, seguita poi dagli altri. Quando fummo al sicuro alzai lo sguardo e sentii un brivido scorrermi lungo la schiena. Gli occhi pizzicarono e il mio cuore accelerò. Rebeka. Era davanti a me, viva e vegeta. La mia migliore amica. Senza pensarci più di tanto le buttai le braccia al collo e la strinsi così forte da farle male. Mi staccai solo per prenderle il viso tra le mani e guardarla negli occhi, come per assicurarmi che fosse davvero li. Sorrisi inevitabilmente mentre fiumi di lacrime sgorgavano sul mio viso. Lei era nelle mie stesse condizioni, ma era decisamente più magra dall'ultima volta che l'avevo vista. Non feci in tempo ad arrabbiarmi che lei mi strinse a se di nuovo.
"C'è Minho?" Chiesi staccandomi dall'abbraccio. Lei si incupì di colpo e scosse la testa. Mi rabbuiai momentaneamente, mancava ancora uno di noi, Minho non era lì, non era al sicuro. In quel momento la cabina in cui ci trovavamo fece un salto verso l'alto, per poi mettersi in movimento, sbalzandoci bruscamente da una parte all'altra. Mi ripresi e sorrisi a Rebeka, prendendole istintivamente la mano. La mia migliore amica era davvero li, in piedi davanti a me, salva, e stavamo per riportarla a casa, al sicuro. Da Newt.

Maze Runner || IS THIS THE END?Where stories live. Discover now