12.

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*Ashley's pov*

Come da programma il giorno dopo ci svegliammo piuttosto presto e andammo diretti alle macchine, pronti per la missione. Decidemmo di fare una macchina di ragazze e una di ragazzi, tranne Jorge e Brenda che avevano le moto.
Thomas si avvicinò lentamente a me e mi baciò dolcemente, senza dire una parola. Sapevo che significava 'cerca di non morire per favore'. Rimasi li in piedi mentre i ragazzi salivano in macchina. Rebeka si avvicinò per controllare che stessi bene. Mi sentii sbiancare in viso. Mi sentivo inutile, impotente. Potevo fare soltanto l'autista mentre gli altri rischiavano di morire per salvare Minho. Tutto questo mi faceva stare male, mi ricordava quando nel Labirinto non sapevamo niente e potevamo solo sperare. La testa iniziò a girarmi.
"Stai bene?" Chiese Rebeka preoccupata vedendomi in quello stato. Scossi la testa.
"Ok, allora guido io, tu stai accanto a me" concluse senza ammettere repliche. Così mi sedetti sul sedile del passeggero e guardai fuori dal finestrino. Mi toccai la pancia mentre la mia amica metteva in moto. Quanto avrei voluto che fosse già tutto finito, che avessimo già ritrovato Minho e mio figlio potesse nascere in un posto sicuro con tutti gli zii. Mi addormentai di lì a poco.

Rebeka frenò di colpo e io sbattei la testa contro il finestrino. Ecco perché volevo guidare io.
"Ma che cazzo fai?!" Esclamai fulminandola con lo sguardo. Lei sorrise.
"Si, direi che sei tornata in te" commentò. Alzi il terzo dito e scesi dalla macchina insieme alle altre. Eravamo in un deposito molto lontano dalla WCKD, perciò il piano era sostanzialmente sperare che non sapessero che io non sono più dei loro. Thomas mi affiancò quasi subito. Cercai di assumere un atteggiamento autoritario che ormai non avevo da molto tempo, tanto quanto la freddezza e l'arroganza. Appena ci avvicinammo due uomini ci fermarono, mentre un terzo si faceva strada sotto il sole per ritrovarsi faccia a faccia con me.
Merda, pensai. Lo conoscevo, era una delle spie della WCKD, o meglio, si è allenato con me per molto tempo ma non ha mai superato l'ammissione. Mi odiava già allora, presumo non sarà facile convincerlo a lasciarci entrare. Mi chiesi anche se non mi avesse tenuto d'occhio per quegli anni e se non sapesse che faccia parte della ribellione.
"Tu..." esclamò scioccato guardandomi e puntandomi il dito contro.
"... Io" risposi io ironica alzando un sopracciglio. Lui sembrò ricomporsi.
"Alla fine il caro paparino ti ha declassato a questi affari? Sai mi ricordo ancora quanto hai riso quando hai saputo che ero fuori" disse lui con amarezza. Non sapeva niente del mio cambio di parte.
"No, siamo sotto copertura" dissi indicando anche il resto dei miei amici "Stavamo ritornando da una missione e ci hanno ordinato di passare a ritirare delle armi"
Lui ci squadrò tutti da capo a piedi e i ragazzi ebbero il buon senso di prendere l'atteggiamento di delle guardie del corpo.
"Non dovreste avere delle divise?" Chiese Matt. Per un secondo andai in panico, ma poi gli risi in faccia.
"E tu come potresti saperlo? Ti hanno sbattuto fuori perché non eri all'altezza" sputai fuori mentre lui manteneva il contatto visivo e, se avesse potuto, credo che mi avrebbe dato volentieri fuoco. Incrociò le braccia al petto e alzo il mento con aria di sfida.
"Non puoi provarlo, non mi fido di te" disse. E fai bene, pensai. Però assunsi l'espressione più fredda che riuscii a trovare e feci un passo avanti minacciosa. Gli afferrai il colletto della maglietta e scandii lentamente le parole.
"Ascoltami bene, non ho tempo da perdere con queste stronzate o con qualche litigio per bambini, ho bisogno di tirare quelle armi. Sono un tuo superiore, quindi ti conviene portarmi rispetto ed eseguire gli ordini se non vuoi ritrovarti senza lavoro o buttato in mezzo alla zona bruciata" sibilai io a un centimetro dalla sua faccia "Ora spostati"
Lasciai il suo colletto e lui si fece subito da parte, fulminandomi con lo sguardo. Appena fummo dentro Rebeka mi sorrise.
"Insegnami" ironizzò lei facendomi scoppiare a ridere.
"Tu fai paura" concordò Newt.
"Si amore, ricordami di non farti incazzare mai più" aggiunse Thomas facendo ridere tutti. Facemmo un giro veloce, rubando anche un paio di pistole, cinture con munizioni e altre armi utili, comprese delle bombe a gas e delle frecce elettrificate. Finalmente arrivammo alla nostra vera preda, anche se ora eravamo decisamente troppo armati. Un jet grande quanto una casa era "parcheggiato" fuori dal tendone in cui ci trovavamo. Lo raggiungemmo di corsa e appena Jorge e Brenda salirono sentimmo degli spari. Ci nascondemmo dietro a delle casse piene di armi mentre le pallottole rimbalzavano sulla superficie del jet in accensione.
Lo scontro a fuoco era iniziato già da un po' quando riuscii a colpire qualcuno. Quando mi girai però Jackson non era più con noi. Guardai verso le persone a cui stavamo sparando e lo vidi. Matt teneva un braccio attorno al collo di Jackson, mentre altro due uomini lo avevano disarmato e lo tenevano fermo. Ordinai agli altri di smettere di sparare ma rimanemmo nascosti.
"Ashley!" Gridò Matt "Vieni fuori!"
Thomas, nascondo dietro ad un'altra cassa scosse la testa, ma io ricaricai la pistola e mi alzai, puntandola dritta verso Matt. Rebeka e tutti gli altri si alzarono di scatto seguendomi, puntando le pistole nella mia stessa direzione. Non avevo nessun piano, niente di niente, volevo solo evitare di perdere anche mio fratello. Il colorito della faccia di Jackson iniziava a diventare bluastro. Dovevamo fare qualcosa, subito.
"Lascialo" ordinai a denti stretti.
"Dì ai tuoi amici di scendere dal jet" ribattè lui. Io mi voltai verso Brenda e gli feci cenno di andare. Non avrebbe mai avuto la prontezza di sparare a mio fratello così velocemente. Infatti, come previsto, rimase a bocca aperta quando il jet partì. Chiaramente non se l'aspettava.
"Ora, lascialo e non ti uccideremo" mentii. Non potevamo lasciarlo in vita, avrebbe dato informazioni utili sulla nostra posizione o sul fatto che abbiamo un jet a mio padre. Non fu abbastanza stupido da crederci. La sua risata risono per tutto il capannone e Rebeka mi lanciò uno sguardo d'intesa. Eravamo le uniche due con delle armi di precisione. Ciò che successe dopo accadde molto velocemente. Rebeka sparò ad entrambe le guardie, dritto in testa, mentre io mirai alla spalla di Jackson. Come previsto, la pallottola lo perforò da parte a parte, finendo dritta nel petto di Matt, che cadde a terra con un tonfo. Corremmo verso Jackson, che si reggeva a fatica in piedi.
"Mi hai sparato?!" Esclamò lui sorridendo. Riusciva ad essere idiota, ottimo segno. Sentimmo il rumore di altri passo fuori dal capannone e non ci trattenemmo abbastanza a lungo per scoprire di chi fossero. Corremmo verso le macchine, più che altro trascinammo Jackson e riuscimmo a scappare in tempo, nonostante alcune guardie cercarono di bucarci le gomme con le pistole.

Maze Runner || IS THIS THE END?Where stories live. Discover now