30.

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*Ashley's pov*

Mi svegliai di soprassalto e mi affrettai a mettermi seduta. Quando mi passò il giramento di testa mi guardai intorno e notai di essere in una tenda piuttosto grande e avevo un tubo attaccato al braccio, diverse parti del corpo fasciate e vestiti nuovi e puliti. Mi staccai la flebo e mi alzai a fatica. Notai solo in quel momento che c'erano altre persone nella stanza, che mi guardavano come se fossi un alieno. Mi diressi verso la prima uscita che vidi e, nonostante le persone presenti continuassero a dirmi che ero troppo debole per uscire, uscii. L'aria fresca mi riempii i polmoni e io chiusi gli occhi per un secondo, per poi riaprirli e restare a bocca aperta. Una distesa enorme di acqua stava davanti a me, piatta e calma. Il mare, pensai. Eravamo a porto sicuro, ce l'avevamo fatta. Mi lasciai sfuggire un sorriso, che si spense subito. Chi c'è l'aveva fatta? In quanti dei miei amici eravamo qui? Thomas, Rebeka e Minho erano vivi? E Kat e Jackson? Il sorriso sul mio volto lasciò spazio alla preoccupazione e iniziai a camminare per la specie di villaggio di tende in cui mi trovavo, sperando di trovare qualche faccia conosciuta. Passai una tenda, poi un'altra e un'altra ancora. Non c'era traccia di nessuno dei miei amici, così iniziai ad andare in panico. Il fiato si fece più corto e il mio cuore iniziò a battere sempre più forte. Stavo praticamente correndo quando arrivai davanti ad uno spiazzo, evidentemente organizzato per un falò, con panchine poste come in un anfiteatro. Sospirai di sollievo quando li vidi, erano tutti lì seduti insieme. Rebeka, che portava al collo la collana di Newt, vicino a Katherine seduta in braccio a Minho, Jackson, con una mano sulla spalla della mia amica, Thomas, Gally e Jorge che parlavano. Thomas, allora era vivo. Erano riusciti ad estrarre la pallottola e curarlo. Restai immobile finché il ragazzo non girò la testa verso di me e si alzò immediatamente. Sul mio viso si aprii un sorriso sincero che non avevo da tanto tempo. Mi venne in contro e io corsi, gettandomi tra le sue braccia. Lo strinsi talmente forte da fargli male mentre Thomas mi alzava di pochi centimetri da terra. Gli toccai i capelli morbidi e tagliati corti mentre mi rimetteva a terra.
"Stai bene?!" dissi ridendo a metà tra una affermazione è una domanda, prendendogli il viso tra le mani. Lui annuii e sorrise ancora. Lo abbracciai di nuovo e ricacciai indietro le lacrime. Non era il momento, ora volevo solo godermi quel raro attimo di felicità, sapendo che almeno noi eravamo vivi. Mi staccai vedendo Kat e Rebe venire nella mia direzione e le abbracciai entrambe, mentre iniziarono a scendere le prime lacrime. Però non erano lacrime tristi, ero felice, felice di vederli tutti lì. Poi venne il turno di Minho, che cercava di non piangere a tutti i costi ma non riusciva. Dopo abbracciai mio fratello, che nonostante qualche buco di proiettile nel corpo era vivo e vegeto. Abbracciai persino Gally, che stava piangendo quasi più di me. Jorge mi mormorò un leggero 'grazie' nell'orecchio, e capii che probabilmente Thomas gli aveva detto che ero rimasta con Brenda fino all'ultimo.
Ci sedemmo e aspettammo che il falò iniziasse la gente iniziava ad arrivare. Tutti i ragazzi che avevamo salvato si fermavano a ringraziarci, a ricordarci quanto fossimo stati fondamentalmente importanti per loro, ci definivano degli eroi. Ma io non mi sentivo così, riuscivo solo a pensare a tutte le persone che erano morte per poter arrivare lì. Quando accesero le fiamme ed seduta accanto a Thomas, che mi cingeva le spalle con il braccio. Nonostante tutto, mi sentivo più vicina a lui che mai. Jorge si alzò in piedi e iniziò il discorso, mentre alcuni ragazzi ci passavano delle bottiglie di birra.
"Non credo ci sia molto altro da dire se non: ce l'abbiamo fatta" iniziò alzando la bottiglia mentre molto applaudevano. Avevo sentito troppe volte quella frase, tanto da non sentirla neanche più vera. Mi sforzai di sorridere e mi strinsi ancora di più a Thomas. "Siamo riusciti ad arrivare qui, nonostante tutto quello che abbiamo passato, gli anni di sofferenze e le battaglie che abbiamo combattuto, finalmente siamo qui, a Porto Sicuro, dove creeremo una nuova società"
Alzò la bottiglia e tutti lo imitammo, per poi berne un sorso.
"Tuttavia niente di tutto questo sarebbe successo senza le persone che hanno dato la vita per noi, senza di loro non saremmo qui" continuò Jorge. Presi la mano di Rebeka accanto a me, che mi guardò riconoscente e io le sorrisi. "Loro sono le persone che non dimenticheremo mai, nessuno di noi, quelli che hanno lasciato un segno, quindi noi lo lasceremo per loro" concluse indicando una pietra enorme dietro di lui. Ebbi un dejavu della Radura, poi capii che era esattamente la stessa cosa. Tutti si zittirono mentre Jorge raccoglieva un sasso piuttosto appuntito.
"Beh, presumo che io debba iniziare..." disse, ma poi si girò verso di me e porse in avanti il braccio "Ash, sono sicuro che avrebbe voluto che lo scrivessi tu"
Brenda. Ovviamente. Mi alzai malinconicamente seguita dal resto dei miei amici e afferrai il sasso dalle mani di Jorge, per poi abbracciarlo di nuovo. Mi avvicinai lentamente alla pietra che era più grande di mee premetti il sasso facendo la prima linea. Lentamente scrivetti il nome di Brenda, per poi abbassare la mano. Un lampo fulmineo mi attraversò la testa e feci di nuovo un passo avanti. Thomas sembrò leggermi nel pensiero e si avvicinò, mettendo una mano sulla mia. Lentamente scrivemmo 'Dylan'. Ci allontanammo e mano nella mano, lasciando spazio agli altri di scrivere, mentre Rebeka e Minho scrivevano il nome di Newt, Thomas quello di Teresa e così tutti gli altri, ricordandomi tutte le persone che avevamo perso. Alla fine alzammo le bottiglie e ci fu un minuto di silenzio, in memoria di tutte quelle persone che ormai erano un ricordo, un nome su un muro.

Maze Runner || IS THIS THE END?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora