» 𝟎𝟎𝟎𝟏 : 𝐢𝐦𝐛𝐞𝐥𝐥𝐞

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/𝚒𝚖-𝚋𝚎̀𝚕-𝚕𝚎/ = innetto alla guerra, incapace di qualsiasi azione seria e dignitosa, arrendevole; gli imbelli sono coloro che non combattono, che rinunciano per paura [contrario di audace, combattivo, tenace, determinato]

/𝚒𝚖-𝚋𝚎̀𝚕-𝚕𝚎/ = innetto alla guerra, incapace di qualsiasi azione seria e dignitosa, arrendevole; gli imbelli sono coloro che non combattono, che rinunciano per paura [contrario di audace, combattivo, tenace, determinato]

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«Ragazzino! Mi lasci le ditate sulla vetrina!» lo sgridò quell'omone comparso dall'interno del negozio. Taehyung trasecolò all'istante: era talmente assorto nei suoi pensieri che non si era accorto di essersi totalmente appoggiato sulla vetrina di quel negozietto di oggetti vintage; la sua attenzione era stata formidabilmente attirata da una vecchia fotocamera color caramello. Fece un passo indietro preso alla sprovvista, guardò velocemente l'uomo per poi rivolgergli con tutta la riverenza di questo mondo un elegante dito medio, accompagnato da uno sguardo irritato.

Erano le idi di agosto: mancava un mesetto all'inizio della scuola e la cosa non poteva tediarlo di più: odiava quel luogo, gli ricordava ogni volta quanto fosse vincolato dalla società, nonostante amasse più di qualsiasi altra cosa imparare. Il sistema scolastico era prevalentemente fallimentare sotto diversi aspetti e ciò era davvero scoraggiante per le menti creative come la sua.

Tornò a camminare lungo il marciapiede a testa alta e con un mezzo sorriso di cui non si era accorto: stava ascoltando Are you satisfied di Marina, la sua cantante preferita, sentendosi descritto da quelle parole così sincere: Taehyung era l'eterno insoddisfatto per eccellenza, l'avvocato del diavolo, un edonista. Proseguì, insolitamente tranquillo, evitando come la peste la parte di strada al sole e rimanendo sempre all'ombra, come se fosse una specie di vampiro.

Per un attimo si perse nella musica che stava ascoltando. Le strade si stavano riempendo di gente e Taehyung amava le persone: erano tutte tremendamente affascinanti e il solo pensiero che avessero tutte una storia alle spalle, un bagaglio di esperienze e un modo di vedere il mondo assolutamente unico lo incuriosiva da morire.

Entrò nella sua gelateria preferita e prese una coppetta piccola con fragola e frutti di bosco: Taehyung non prendeva mai più di due volte lo stesso gusto di gelato, almeno non nella stessa estate. Mentre attendeva di ricevere il resto fece contatto visivo con un bambino accanto a lui che strillava e gli fece la linguaccia, cosa che stranì il bambino, tanto da zittirlo. Si sedette su una panchina e prese la sua amatissima fotocamera, Lucy, per immortalare il momento in cui un gruppo di ragazzi dall'aspetto tosto entrava nella gelateria: alcuni avevano lo skateboard, altri una chitarra sulle spalle, altri ancora le borse di tela e in generale uno stile che trasudava rock da tutte le parti. Taehyung sbuffò un sorrisetto divertito: «Comunisti»

Decise, preso da un impeto di coraggio, di alzarsi e andare a parlarci ma la suoneria del suo telefono lo ridestò dalle sue azioni: suo fratello maggiore lo stava chiamando. Sbuffò, «Che c'è, Jin?»

«Tae, potresti tornare a casa? Abbiamo appena ricevuto i risultati delle analisi che hai fatto due settimane fa... quelle per sapere se la leucemia fosse tornata.»

𝐈 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐫𝐭𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐊𝐢𝐦 𝐓𝐚𝐞𝐡𝐲𝐮𝐧𝐠Where stories live. Discover now