» 𝟎𝟎𝟏𝟎 : 𝐞𝐥𝐞𝐮𝐭𝐡𝐞𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐢𝐚

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/𝚎𝚕𝚎𝚞𝚝𝚑𝚎𝚛𝚘𝚖𝚊𝚗𝚒𝚊/ : intenso e irresistibile desiderio di libertà; una specie di naturale richiamo a essa; dal greco "libertà"

/𝚎𝚕𝚎𝚞𝚝𝚑𝚎𝚛𝚘𝚖𝚊𝚗𝚒𝚊/ : intenso e irresistibile desiderio di libertà; una specie di naturale richiamo a essa; dal greco "libertà"

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Quando Taehyung mise piede nella classe, la prima cosa che notò fu Jungkook: egli era seduto al banco affianco alla finestra, aveva la testa appoggiata alla mano e i lunghi capelli corvini pendevano dalla perlacea cute, essi avevano il loro solito aspetto morbido. Aveva lo sguardo rivolto verso l'ambiente fuori dal quella lastra di vetro, non si era neanche voltato nella sua direzione quando era entrato. Taehyung si posizionò parallelamente a lui, dal lato opposto della classe e lo guardò con una certa consapevolezza nello sguardo.

«Consegnatemi i telefoni.» ordinò l'insegnante, sedendosi dietro quella cattedra con aria tanto, tanto arrabbiata. Ci fu in attimo di esitazione da parte di entrambi i ragazzi, notandola ella esclamò: «Avanti, che state aspettando?»

Jungkook si alzò per primo e posizionò il dispositivo sulla liscia superficie della cattedra e tornò a sedersi. La sua camminata mostrava chiaramente il suo stato d'animo, i denti erano serrati e indurivano la mandibola, rendendola ancora più evidente, mentre lo sguardo era pensieroso e le sopracciglia corrugate.

Taehyung lo trovò decisamente attraente in quel momento e non riuscì e togliergli gli occhi di dosso; l'estremità delle sue labbra si alzò lievemente senza che lui la potesse controllare e quando il destinatario di quello sguardo voltò per la prima volta la sua attenzione al castano, ecco che lo beccò a fissarlo spudoratamente con addirittura un ghigno addosso. Jungkook assunse un'espressione confusa e lievemente irritata ma voltò subito la testa quando realizzò a cosa quello sguardo alludesse, imbarazzato.

«Kim?» lo richiamò l'insegnante, facendolo sussultare; «Cosa?» chiese, baritono e sfacciato. «Il mio non era un invito a consegnare i cellulari. Metti qui il tuo.» imperativa, la donna non sembrava demordere. «Non ce l'ho.» fece spallucce Taehyung, ricevendo un sopracciglio alzato dalla donna: «Giuro che non ce l'ho. L'ho lasciato nello zaino, che ora è in classe.» sbuffò il ragazzo, già stanco di tutto quello. «Oh bene, presto i vostri compagni vi porteranno gli zaini: starete qui tre ore, fino alla fine delle lezioni.» spiegò la donna, sorridendo falsamente alla saccenza del ragazzo.

«Tre ore? - esclamarono i due ragazzi all'unisono, uno triste e l'altro arrabbiato - Ma sono tante... perderò la lezione del professor Evans.» continuò Jungkook, la voce scemava man mano che pronunciava quelle parole giacché si rendeva conto che l'attenzione dell'insegnante era stata catturata da qualcun altro.

«Non è illegale? E' sequestro di persona questo!» si lamentò Taehyung.

La signora Choi si tolse gli occhiali e li appoggiò alla scrivania, evidentemente irritata. «No, posso assicurarti che non è sequestro di persona questo, e poi le regole non le faccio io, Kim. Il mio compito è quello di farle rispettare, e ti sconsiglio di usare quel tono-»

𝐈 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐫𝐭𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐊𝐢𝐦 𝐓𝐚𝐞𝐡𝐲𝐮𝐧𝐠Where stories live. Discover now