» 𝟎𝟎𝟏𝟓 : 𝐬𝐞𝐥𝐞𝐧𝐨𝐩𝐡𝐢𝐥𝐞

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/𝚜𝚎-𝚕𝚎-𝚗𝚘-𝚙𝚑𝚒-𝚕𝚎/ = una persona che ama la luna, che la trova rasserenante ma allo stesso tempo conturbante, affascinante

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«Allora? Sto aspettando.» il rosso aveva il capo inclinato e le braccia incrociate mentre con le natiche si era appoggiato ad uno dei primi banchi in mezzo, le gambe incrociate.

Jungkook era appoggiato alla cattedra, teneva lo sguardo basso, pensieroso, mentre giocava con le dita, un po' ansioso. Le bretelle dello zaino erano lontane cinque centimetri circa dalle sue spalle giacché non aveva perso tempo ad appoggiare il pesante zaino sulla superficie di quella grande scrivania.

«Ecco... temo che dobbiamo prendere le distanze per un po'.» annunciò, finalmente incrociando lo sguardo con Taehyung.

Quella era una giornata serena, c'era il sole e il calore che infondeva era piacevole. Alcuni raggi di esso finivano direttamente su Taehyung - quando quest'ultimo aveva scelto di stare lì, il sole era coperto da delle nuvole e gli era sembrato un posto all'ombra: Taehyung odiava stare al sole. I suoi capelli sembravano ancora più rossi e accesi sotto quella luce, ma ciò che colpì di più Jungkook furono i suoi occhi color ambra, che ora lo fissavano confusi. Non si era mai reso conto di quanto bello fosse quel giallo. Il giallo gli donava.

«Ho il sospetto che mio padre sappia di noi. Intendo che potrebbero avergli detto della nostra amicizia.» sospirò il corvino: non era stupido, osservava suo padre da quando ne aveva ricordo e una cosa era certa: sapeva dedurre molto bene cosa significassero i suoi comportamenti, le occhiate, le poche parole che gli rivolgeva di tanto in tanto. Lui sapeva qualcosa, Jungkook ne era certo.

Taehyung si mise diritto e si guardò intorno velocemente, poi si passò una mano peri capelli e sbuffò frustrato. «Che palle.» si girò e calciò senza usare troppa forza una gamba del banco sul quale era appoggiato. «Questi tuoi sospetti sono nati dopo quel lunedì?» domandò voltandosi verso Jungkook, il quale annuì concentrato.

«Allora c'è un'alta probabilità che qualcuno qui a scuola glielo abbia riferito. Jeon Yongho non è di certo uno senza conoscenze. E' come se quel lunedì avesse confermato al pubblico che io e te ci conosciamo e che c'è qualcosa fra noi. Qualcuno gliel'ha riferito.» Taehyung ragionò ad alta voce, analizzando per bene la situazione e provando a cambiare i punti di vista.

Jungkook lo seguì in silenzio per tutto il tempo, trovandosi d'accordo con lui, fino a quell'ultima frase. Senza potersi controllare strabuzzò gli occhi e lo guardò spaesato.

Taehyung lo notò e un sorrisetto spuntò sul suo volto, «Andiamo, Kook. Lo sai che intendevo in amicizia. Lo davo per scontato.» parlò con tono ironico, Jungkook si limitò ad annuire tornando pensieroso.

«Adesso che facciamo?» domandò quest'ultimo, indeciso e preoccupato. Conosceva bene suo padre, sapeva come avrebbe reagito se avesse scoperto tutto. Allo stesso tempo, però, odiava l'idea di essere, da quando ne avesse memoria, vincolato da lui; quel non poter scegliere nonostante i suoi diciotto anni e quella maturità che lo caratterizzava sin da quando era molto più piccolo.
Tutto quello che accadeva in casa, l'orario in cui si usciva e tornava, cosa si voleva fare, tutto si faceva purché non facesse arrabbiare suo padre, tutto quello che si diceva, dove si andava, con chi si stava. Tutto purché a suo padre andasse bene. Ne aveva abbastanza. Tanto quanto ne aveva paura.

𝐈 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐫𝐭𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐊𝐢𝐦 𝐓𝐚𝐞𝐡𝐲𝐮𝐧𝐠Where stories live. Discover now