[...] 𝐌𝐚 𝐬𝐚𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐨? 𝐀𝐥 𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨! 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐯𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐚𝐫𝐦𝐢 𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮̀ 𝐜𝐨𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐳𝐳𝐚𝐭𝐞! »
Una lista piena di follie da fare per recuperare un'adolescen...
/𝚒-𝚗𝚎-𝚜𝚙𝚕𝚒-𝚌𝚊̀-𝚋𝚒-𝚕𝚎/ = che non si riesce a spiegare, a comprendere, inspiegabile, incomprensibile; che appare immotivato o ingiustificato; che suscita disorientamento o perplessità
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Viste dal basso le nuvole parevano così leggere e soffici. Quella mattina erano plumbee, l'intera atmosfera che si era creata aveva il sapore del grigio. Fuori dall'aeroporto, Jungkook e Jimin aspettavano un po' ansiosi l'arrivo della sorella e il padre di quest'ultimo da un'altra città abbastanza lontana. Era decisamente insolito quel loro tornare proprio alla fine delle vacanze – a sorpresa, tra l'altro –, l'avevano pensato entrambi, ma Jimin e la sorella non si vedevano di persona da quasi un anno – giacché quest'ultima era partita anni prima assieme al padre quando egli si era dovuto traferire per questioni lavorative – quindi non se ne lamentava certamente.
«Come va con tuo padre, invece?» gli chiese Jungkook, abbassandosi a terra, stanco di stare in piedi – erano giunti lì per mezzo di un pullman, infondo – ma da parte del suo pensieroso interlocutore ottenne solo il silenzio. «Jimin?» lo richiamò, toccandogli il polpaccio e cercando di farlo abbassare al suo livello; «Oh Kook, come dovrebbe andare? – domandò sarcastico – Non abbiamo un rapporto, io e lui... in realtà vorrei che gli accadesse qualcosa di brutto. Tipo che gli rubassero il portafogli o la macchina, ecco.» parlò velocemente, nella sua voce si leggeva la rabbia che stava provando, ma nell'udire la risata di Jungkook si tranquillizzò e si abbassò anche lui. «Che posizione scomoda.» guardò male l'amico. «Sono sicuro che commenterà il colore dei miei capelli o quel tuo choker con le borchie... a proposito, dovevi proprio mettertelo? È orrendo, anche io fossi in lui lo commenterei male.» continuò, senza fare nessuna pausa. «Ma non è così brutto, dai.» Jungkook provò a guardarsi la collana ma il broncio e la posizione della tua testa gli fecero venire un rotolino di pelle sotto al mento, che Jimin andò a pizzicare senza riuscire a resistergli. Jimin amava quando le persone avevano "il doppio mento" o qualsiasi altro tipo di rotolino del corpo, che fosse sulle braccia o sulla pancia. Venne, infatti, guardato male dal moro, che aveva provato dolore, ma in risposta gli diede un'alzata di spalle fintamente indifferente.
«Lo sai che quel sabato della fiera ho incontrato Taehyung?» gli rivelò il corvino dopo un po'. «Cosa? Perché non me l'hai detto?» sbottò il rosso, assumendo un'espressione sorpresa. Jungkook alzò lo sguardo su di lui per qualche secondo, alcune nuvole si erano spostate dal sole, così dovette socchiudere gli occhi per guardarlo meglio: fu contento di quel debole raggio di sole che gli aveva un po' riscaldato la pelle; lo sguardo dell'amico lo fece tornare coi piedi per terra, però. «Non lo so, non c'è stata occasione. – rispose senza pensarci tanto – Era con i suoi fratelli e la comitiva, si è fermato e si è complimentato con me per... il mio stile, credo... e anche per il CD dei Nirvana. Gli ho regalato un girasole.» raccontò, facendo spalancare gli occhi a Jimin, che disse quasi subito: «Per questo ha detto di volerti baciare in quel video? Insomma, corrispondono alla stessa giornata!»