/ 𝚕𝚒𝚜𝚣𝚝𝚘𝚖𝚊𝚗𝚒𝚊 / = un incontrollabile bisogno di ascoltare musica tutto il tempo; il termine è stato coniato dallo scrittore Heinrich Heine per descrivere il quasi folle stato d'animo che xlx amanti della musica di Liszt provavano quando la ascoltavano
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Jungkook aveva gli occhi lucidi mentre fissava un punto indefinito della legnosa pavimentazione di camera sua, le lacrime secche sulle sue guance. Le punte delle scarpe si sfioravano mentre di tanto in tanto sospirava. Aveva la testa appoggiata sulla sua spalla mentre i capelli corvini sfioravano il suo collo, quasi solleticando. Jimin gli accarezzava il braccio con la mano destra, mentre aveva una guancia schiacciata contro la sua testa.
Jungkook prese un respiro più lungo di tutti gli altri e si decise a parlare, dopo lunghi minuti di riflessione. «Sono condannato, Jimin. Tutti lo sanno, tutti se ne ricordano. E' come se quel soprannome fosse stato inciso sulla mia pelle, ustionandola. Sono un mostro, Jimin, hanno maledettamente ragione.» la gola cominciò a dolergli nuovamente quando lo stimolo del pianto si fece presente, subdolo.
Jimin era sempre stato molto schietto nella comunicazione, privo di filtri sociali o eccessivamente emotivi, perciò parlò esprimendo quello che pensava davvero senza esitare: «Una singola azione, un singolo errore non definisce chi sei, Jungkook. Devi mettertelo in testa: tu sei molto di più di quello che è successo quel giorno e lo sai. Sei una persona incredibile.» raddrizzò la schiena per poterlo guardare e spezzò il contatto fra le loro mani per poggiarle sulle proprie ginocchia. «Ma farti questo discorso è inutile se tu sei accecato dal tuo odio nei confronti di te stesso così tanto da dimenticarti chi sei veramente.»
Jungkook riconosceva che il biondo avesse ragione, eppure proprio non riusciva a perdonarsi. «Non si tratta solo di me, Jimin. Ci rimettete anche tu e Rox per colpa mia. Per non parlare dell'irreparabile danno che ho causato al rapporto fra me e lui.»
Jimin si accigliò; «Se c'è qualcosa della mia vita del cazzo di cui non mi pento, questa è l'esserti rimasto accanto. Te l'ho detto quel giorno stesso ma mi vedo costretto a ripertelo: se il mondo intero ti va contro, allora io sono contro l'intero mondo, capito, idiota?»
Jungkook sorrise sinceramente. Gettò le braccia al collo del più piccolo e lo abbracciò forte. Rilassò il volto e ridacchiò dolcemente. «Devi essere convinto che io stia proprio tanto male per dirmi cose così sdolcinate.» constatò divertito il corvino.
«Coglione.» Jimin lo spinse contro il letto, sorridendo imbarazzato. Non era per niente abituato a quel tipo di dimostrazioni d'affetto, nonostante Jungkook, tolta la sua timidezza, fosse una persona molto affettuosa.
Jungkook lo afferrò per il colletto e lo fece sdraiare al suo fianco facendogli appoggiare il capo sul suo braccio. Sospirarono entrambi osservando il soffitto. «Penso che quello che tu abbia fatto l'altro giorno per Taehyung sia stato molto coraggioso, Jungkook. Spero davvero tanto che lui ne valga la pena.» Jimin spezzò quel piacevole silenzio, rivelando una cosa che pensava ormai da un po'.
DU LIEST GERADE
𝐈 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐫𝐭𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐊𝐢𝐦 𝐓𝐚𝐞𝐡𝐲𝐮𝐧𝐠
Romantik[...] 𝐌𝐚 𝐬𝐚𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐨? 𝐀𝐥 𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨! 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐯𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐚𝐫𝐦𝐢 𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮̀ 𝐜𝐨𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐳𝐳𝐚𝐭𝐞! » Una lista piena di follie da fare per recuperare un'adolescen...