[...] 𝐌𝐚 𝐬𝐚𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐨? 𝐀𝐥 𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨! 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐯𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐚𝐫𝐦𝐢 𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮̀ 𝐜𝐨𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐳𝐳𝐚𝐭𝐞! »
Una lista piena di follie da fare per recuperare un'adolescen...
/𝚗𝚎-𝚙𝚎̀𝚗-𝚝𝚎/ = inizialmente era una pozione egizia, poi è diventata una bevanda nell'antica Grecia, capace di lenire i dolori del corpo e obliviare quelli dello spirito; et: dal greco "nepethes", che toglie il dolore
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Quella fresca mattina di inizio ottobre, in quella claustrofobica sala d'attesa ospedaliera, il morale era a terra. Aveva piovuto per un paio di ore dopo l'alba, morbidi nuvole plumbee avevano incupito non solo il cielo, ma l'atmosfera intera. Taehyung sarebbe stato felice: finalmente l'estate finiva. Era giunta la fine di quei tre sgradevoli mesi passati a sudare e annoiarsi; il rosso ne avrebbe davvero gioito. Eppure aveva lo sguardo perso nel grigio ambiente fuori dalla finestra, le goccioline ancora presenti lo rendevano quasi più gradevole agli occhi.
Fra le varie sedie blu di quella sala, solo quattro erano occupate a quell'ora del mercoledì: Joseph giocava con le dita che aveva inconsciamente intrecciato e appoggiato sul grembo, Anna aveva l'aria stanca, Lara guardava solo il pavimento con le sopracciglia aggrottate. A Seokjin sarebbe piaciuto essere presente per dare sostegno ma l'università lo teneva occupato: stava facendo gli ultimi esami.
Non riuscendo ad attendere quell'insopportabile attesa, Anna balzò in piedi e si stiracchiò velocemente; «Andiamo a prenderci qualcosa da bere al bar? – si rivolse a suo marito, più che domanda il suo risultava come un ordine – Ho bisogno di camminare un po'. Voi volete qualcosa?» si rivolse gentile ai suoi nipoti. «Caffè.» sospirò Lara; ricevendo però uno sguardo di rimprovero da parte della donna, roteò gli occhi: «Caffelatte?» domandò poi, sapendo di avere la sua approvazione.
Entrambe si voltarono verso Taehyung, ma lui – pur avendolo notato – decise di non ricambiare lo sguardo e di non rispondere. La gola pizzicava a causa della secchezza ma non avrebbe parlato per chiedere anche lui qualcosa da bere. «Prendine uno anche a lui.» sospirò Lara. La zia annuì e si voltò, ma la castana la trattenne per il braccio, guardò negli occhi la tutrice, poi volse lo sguardo verso il fratello e poi ancora guardò lei, come se stesse comunicando con lei con gli occhi; «Prendi anche le patatine.» disse con una finta disinvoltura, come per coprire il precedente contatto visivo. La donna sembrò capire e annuì soltanto, prima di allontanarsi col marito.
Taehyung attese che i loro passi lenti diventassero inudibili prima di tirar fuori dalla tasca dei jeans trasandati un pacchetto di sigarette. Quel pacchetto di sigarette. Ne tirò fuori una: la carta era leggermente stropicciata – esattamente come l'intero pacchetto francese. Taehyung sorrise amaramente quando quel pensiero attraversò la sua mente: non era proprio capace di non rovinare le cose, era come una specie di maledizione: qualsiasi cosa toccasse con le sue mani era inevitabilmente condannata a rompersi.
Tirò fuori dalla stessa tasca anche l'accendino rosso e, dopo averla posata sulle labbra, la accese e ne aspirò il disgustoso contenuto. La gola bruciò e trattene la tosse, rendendo gli occhi lucidi: era da tre giorni che non ne toccava una, non ne era neanche dipendente, semplicemente quando fumava si sentiva come uno di quei protagonisti tormentati ma sexy in quei film francesi anni '90.