24 Marzo

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Andreas sentì la sua mente risvegliarsi, poco alla volta. Piano piano gli sembrava di riacquistare l'udito e il tatto. Sentiva rumori attorno a sé, sentiva la stoffa sotto i suoi polpastrelli. Ma sentiva anche delle voci, e qualcosa di morbido e soffice tra le dita.
Gli sembrò di essersi svegliato dopo una notte piena di sogni diversi. Era passata una sola notte?

Andreas faticava persino a ricordare dove fosse sdraiato. Non poteva essere casa sua, non sentiva Michael accanto a sé, non era quello il profumo della sua stanza da letto.

Pensò che poteva essersi svegliato da un pisolino di venti minuti, così come essere appena uscito da un coma di venti giorni. Quale probabilità era più vicina alla realtà?

Di una sola cosa era certo, non riusciva ad aprire gli occhi. Erano come incollati, nonostante lottasse con tutte le sue forze non riusciva a schiodarli di un solo millimetro.
Quando si arrese, decise di puntare su altri sensi già funzionanti. Provò a cogliere i rumori attorno a sé, nella speranza di capire dove si trovasse. Tutto ciò che captava erano due voci, sconosciute, così deboli da sembrargli lontano chilometri.

Dall'olfatto non riceveva grandi soddisfazioni, ogni volta che inspirava sentiva il petto riempirsi di aria infuocata. Ora che ci fece caso, non era neanche lui a controllare la sua respirazione. Ad intervalli ritmati sentiva i polmoni gonfiarsi e sgonfiarsi.

Si spaventò, pensò di essere morto. Come poteva essere vivo e non potere fare niente di quello che voleva?

Si decise a riprendere il controllo di sé. Doveva capire cosa stesse succedendo. Cominciò dall'udito, si concentrò sulle voci, provò ad amplificarle. Erano due diverse, due donne. Ancora non riusciva a cogliere nessuna parola di senso compiuto.
Recuperò tutte le energie nascoste, doveva capire. A un tratto sentì una sola parola, un nome.

Amanda.

Conosceva quel nome? Aveva qualcosa di familiare. Una volta aveva parlato con una donna di nome Amanda, più di una, in realtà. Lei era gentile, faceva l'infermiera.

L'infermiera... Perché mai lui avrebbe ripetutamente parlato con una donna che lavora in ospedale?

Lasciò perdere il nome, ma non colse più nessuna parola. Le voci erano sparite.
Decise di non perdere di nuovo la calma, passò al tatto. Sentiva una stoffa ruvida sotto la mano destra, la sinistra invece poggiava su qualcosa di più morbido, sembravano...capelli?

Andreas sforzò tutti i muscoli del suo corpo, provando a muoversi, ma non riuscì nel tentativo.

Un altro respiro forzato. Possibile che non potesse fare niente?

Tornò al nome. Amanda.

Non gli ricordò niente che non ricordasse già prima. Eppure sentiva di sapere di più.

Ospedale. Perché?

Fu colto da un lampo, sentì la scossa in tutto il corpo, partì dal cervello, che finalmente ricordò ogni singolo momento di quegli ultimi mesi, poi i polmoni, che si riempirono con un respiro profondissimo, diverso da quelli ritmati di prima. Infine, il tatto si risvegliò del tutto, stringendo quello che aveva sotto le mani. Probabilmente fece anche male al povero Michael, che si svegliò di colpo, sentendosi tirare i capelli. Per ultimi Andreas aprì gli occhi, raccogliendo finalmente tutti i dettagli che gli mancavano.

Il respiro profondo si interruppe e rimase bloccato, Andreas si sentì soffocare. C'era qualcosa nella sua gola che gli impediva di respirare liberamente.

Si accorse che l'udito era completamente tornato, perché, lo riconobbe, Michael urlò con tutta la forza che aveva in corpo, "Andy! Amanda! Sta soffocando! È sveglio!"

3.7.14Where stories live. Discover now