23 Gennaio

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Il giorno successivo Andreas non si era fatto sentire e Michael non l'aveva cercato.

Era come se quella piccola fiamma che si era riaccesa tra loro all'improvviso avesse smesso di ardere con costanza.

Fu un dispiacere enorme per il ragazzo riccio non essere riuscito a sorprendere Andreas nel modo in cui lo aveva progettato. Ma forse ancora più triste fu non avere più niente da dire, dopo quell'episodio.

Di parole belle non ne aveva più, di parole di conforto non ne voleva sentire.

Era triste e arrabbiato, colpevole e ferito.

Forse non era suo diritto esserlo, ma comunque lui si sentiva anche abbastanza deluso, tanto da non aver nemmeno pensato di provare a ritrovare un contatto con lui.

Un po' di silenzio non gli dispiaceva poi così tanto.

A fargli cambiare idea però ci volle poco, era il pomeriggio di due giorni dopo quando il suo telefono vibrò nella tasca dei pantaloni.

Era seduto alla scrivania e cercava di mettere insieme qualche pensiero decente da inserire nel testo della prossima canzone.

Ma fino a quel momento aveva scritto solo tre parole, di cui una era un nome inutile da specificare.

"Sei ancora là dentro?"

Era una domanda che conteneva delle scuse, o semplicemente una curiosità? Oppure ancora si chiedeva quando avrebbe riavuto indietro la sua camera?

Michael decise di rispondere semplicemente alla domanda e lasciare il gioco al ragazzo biondo.

"Sì"

"Ho cominciato le terapie"

A quel punto capì di non essere più arrabbiato, né offeso.

Preoccupazione fu tutto ciò che lo invase, ma quella sana e utile che genera premura.

"Stanno funzionando?"

"Per ora sì"

Non erano risposte entusiasmanti, ma bastavano a Michael per fargli capire che Andreas ci teneva a quella leggera ma ancora stabile fiamma.

"Ho una richiesta"

Scrisse subito dopo Andreas.

"Chiedi"

Michael era già pronto a dire sì, ma fu paziente e attese, anche se con trepidazione.

"Tra poco dovrebbero dimettermi. Rivorrei la mia camera"

Non seppe dire neanche a sé stesso se ne fu più felice o più triste.

Lo avrebbero dimesso, quindi stava abbastanza bene da potersela cavare.

Però quella camera era diventata il suo punto d'incontro con il ragazzo, anche se lui non era lì dentro.

Decise perciò di fare un tentativo.

"Mi sono riabituato a sentire il tuo profumo nella stanza dove dormo. Devo per forza andarmene?"

No, devi restarci e dormire con me. Questo voleva sentirsi dire, questo sperava di leggere entro pochi secondi.

"Sì"

Forse avrebbe dovuto smettere di illudersi, guardare in faccia la realtà e accorgersi che Andreas non era più la stessa persona.

"Ora tocca a me svegliarmi col tuo profumo addosso."

O forse no.

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