24 Marzo (2)

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Era il quarto giorno. Il dottore aveva detto che Andreas avrebbe recuperato le energie in due giorni, eppure Michael non vedeva il minimo movimento nel corpo del biondo. Nonostante lo chiamasse, lo accarezzasse, nonostante le cure che gli riservava, Andreas non si muoveva neanche di un millimetro.

Le parole del chirurgo erano sempre pesate, attente, sicure, ma il riccio a volte sentiva che forse non doveva fidarsi. Diceva che era questione di tempo, ma il tempo poi sembrava non finire mai.

Ed era stufo di portare pazienza. Voleva che Andy si svegliasse, voleva baciarlo, parlargli e sorridergli.

La sera del quarto giorno fece ciò che aveva fatto le sere precedenti, si mise sulla sedia accanto al letto del biondo e gli prese la mano, la accarezzò qualche istante. Si lasciò cullare dal silenzio della stanza, dal ritmo del respiratore che alzava e abbassava il petto di Andreas. Portò la mano ferma del biondo tra i suoi ricci, poggiando la testa sul bordo del materasso. Chiuse gli occhi e si addormentò, sognando un risveglio che mai era arrivato fino a quel momento.
Gli piaceva quella posizione, quasi fosse Andreas a prendersi cura di lui e non il contrario.

Dopo circa un'ora sentì due infermiere entrare nella stanza, per controllare le funzioni vitali del biondo. Riconobbe Amanda, la donna con cui aveva parlato mentre Andreas veniva operato. Non si mosse, però, era ancora in quello stato di dormiveglia e voleva rimanerci, non voleva svegliarsi ancora una volta senza il suo amato.

Lo sperava ogni volta, ormai da quattro lunghi giorni.

L'intervento è andato bene. Ha bisogno di riposo, ci vorranno un paio di giorni.

Questo aveva detto il chirurgo, una volta entrato nella stanza di Andreas. O almeno era quello che aveva capito Michael, tutto quello che gli serviva sapere era che l'intervento era riuscito, i suoi polmoni avrebbero funzionato per il resto della sua lunga vita.
In quel momento aveva pianto, poi sorriso, poi pianto di nuovo. Aveva scaricato la tensione, insomma.

Nei successivi quattro giorni però ne aveva accumulata altrettanta: il chirurgo sembrava sempre prendere altro tempo e Andreas non dava segni di risveglio.

In quell'istante, in cui la mente di Michael aveva viaggiato, sentì stringere con forza attorno ai suoi ricci. Ebbe un tuffo al cuore.

"Andy!" Urlò, alzandosi di scatto. Ignorò il giramento di testa, per essersi alzato troppo in fretta.

Strinse le sue mani attorno al viso del biondo. Si aspettava di vederlo sorridere, invece si trovò davanti una scena totalmente diversa: non respirava.

"Amanda!" Chiamò a gran voce. Urlò più di prima.
"Sta soffocando" riprovò. "È sveglio"

Glielo avevano spiegato più volte: se smette di respirare e soffoca vuol dire che si sta svegliando, che non ha più bisogno del respiratore. Era un buon segno.

Di buono però, in quel momento, non ci vide niente.
Si fece prendere dalla paura, perché gli occhi di Andreas chiedevano un aiuto che lui non poteva dargli.

Si sentì tirare indietro per le spalle e si accorse dell'arrivo dei medici. Liberarono Andreas dai tubi e Michael lo sentì tossire, poi finalmente respirò quasi normalmente.

Quando tutti si spostarono, lo vide.

Aveva le lacrime agli occhi per lo sforzo ed entrambe le mani sul petto, a trattenere il bruciore. Ma sorrideva leggermente, mentre restituiva lo sguardo di sollievo al riccio.

"Ehi" sussurrò, in un modo che sottolineò il suo sentirsi esausto.

Michael pensò che non ci fosse una parola più bella di quella.

3.7.14Where stories live. Discover now