Capitolo 9: Penny

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Dopo il rientro in casa da parte di Sheldon, ci fu qualche secondo di silenzio.
Per farvela breve, ero si contenta di essere in compagnia di questa ragazza, ma al tempo stesso, ero pure imbarazzata e non sapevo come agire. Più che imbarazzo, è probabile che sia stata la timidezza a bloccarmi sul posto. Non ero tanto abituata a socializzare con le persone, cosa che sicuramente avranno compreso i lettori più attenti.
Per mia fortuna, fu Penny la prima a proferir parola dopo quei secondi di totale imbarazzo (per appunto).
"Che aspetti piccola? Forza, entra" mi disse lei, facendomi segno di avviarmi dentro il suo appartamento. E ovviamente non potei fare altro se non accettare il suo invito. Beh, effettivamente non avevo altra scelta, anche perchè Sheldon non mi avrebbe voluta in casa prima delle 17:00. Quindi, volente o nolente, dovevo per forza di cose entrare in casa di Penny.
A proposito, non ho molto da dire su quest'ultima. Come forma e fisionomia, era totalmente identica a quella di Sheldon e Leonard. Solo che era girata al contrario. Sembrava di vedere la mia nuova casa attraverso uno specchio. Anche se lo scheletro sarà pure stato uguale a quello dell'appartamento in cui vi abitavo a partire dalla notte precedente, il resto era totalmente diverso e dato che non ho assolutamente voglia di descrivervi questa parte, vi dirò solo il minimo indispensabile per farvi capire il tutto (tanto ho già spiegato la struttura di questi appartamenti nel capitolo 4): la tappezzeria era diversa, gli oggetti nel salotto e nella cucina si addicevano di più ad una donna e tutto era in disordine. E non sto affatto scherzando: sembrava che vi fosse passato un uragano all'interno di quel salotto e di quella piccola cucina. A differenza della casa di Leonard e Sheldon, la quale era ordinata in modo impeccabile. E a quel punto mi sorse un dubbio: ma solitamente non era il genere maschile ad essere disordinato e poco attento ai dettagli?
Forse in fondo in fondo Penny era ed è sempre stata un maschiaccio. Ma questo non ve lo posso confermare con certezza poichè la verità, ahimè, non la conosco ancora.
"Accomodati pure dove vuoi e fai come se fossi a casa tua" mi disse Penny in tono gentile.
Annuì con la testa e mi sedetti dalla parte destra del divano. Lei mi raggiunse poco dopo e si sedette vicino a me.
E iniziammo subito a conversare.
"Prima di farti qualunque domanda sul tuo passato, avrei innanzitutto una piccola curiosità da chiederti: ma hai fatto qualcosa di male per essere stata lasciata da sola con Sheldon?"
Stranita dalla domanda appena posta da Penny, gli risposi dicendole che non mi sembrava di aver combinato nulla di male e che in realtà era stato Leonard ad affidarmi a lui per quella giornata.
"Fammi capire, sarebbe stato Leonard a  lasciarti da sola in compagnia di quel pazzo squinternato? Penso proprio che gli farò un bel discorsetto appena lo vedrò. Eppure lui dovrebbe conoscere Sheldon meglio di tutti noi... Vabbè...tralasciando questo discorso, parlami un pò di te. Da dove vieni e come mai sei finita qui?"
Distolsi lo sguardo da quello di Penny. Lo abbassai e sospirai. Non volevo assolutamente dire da dove venivo e allo stesso tempo avevo il timore di finire nei guai se non avessi detto nulla. Sapevo di non essere davanti ad una persona uguale al vecchio caro Sheldon Cooper, però la paura ce l'avevo lo stesso.
Ad ogni modo, rialzai la testa subito dopo aver sospirato e, incrociando nuovamente lo sguardo di Penny, le dissi:
"Scusami, ma non me la sento di dire da dove vengo. Anzi, in realtà, vorrei assolutamente dimenticare quel postaccio..."
A sentire quelle parole, Penny allungò il braccio destro verso di me, fino circondarmi in un abbraccio. Mi tirò poi a se e, sempre tenendomi, mi fece appoggiare la testa sul suo petto. Sentì successivamente delle carezze date da parte sua e, mentre iniziò ad accarezzarmi, mi disse:
"Oh, piccolina... Chissà cosa avrai passato... Sei proprio sicura di non volerti aprire? Neanche con la tua nuova amica Penny?"
Mi venne da sorridere a quella sua ultima affermazione. Ma, nonostante questo, non mi sentivo ancora pronta.
"Uhm, magari più avanti" le risposi io, con un senso di tranquillità addosso molto più marcato rispetto a prima.
"Capito... Tralasciando il luogo da cui provieni, mi potresti spiegare il come sei arrivata qui?"
A quel punto, rialzai la testa dal suo petto e iniziai a raccontarle ogni singola cosa successa fino ad allora:
"Beh, a partire da ieri mattina avevo preparato un piano ingegnoso per scappare da quel posto segreto. Verso sera, sono saltata giù dalla finestra, ho attraversato una siepe e..."
"Ah, ora si giustificano tutti quei graffi sul tuo viso. Pensavo che ti avessero picchiata o fatto del male. Non ti credere che non me ne sia importato del tuo dolore, ma non volevo infierire o farti tornare alla mente brutti ricordi..."
"No, tranquilla, non ti preoccupare. Non mi è successo niente di tutto ciò" conclusi io il discorso con un sorriso:
"Ad ogni modo: il mio vecchio pigiama si sgualcì del tutto. Ma nonostante il freddo e il dolore che provavo, iniziai a correre. Fino a quando non finì in centro città e non mi scontrai con Leonard..."
"Scusami, ma cosa intendi dire con "scontrai"?" mi chiese Penny, facendo il segno delle virgolette per sottolineare l'ultima parola.
"Nel senso che mi scontrai con lui, letteralmente. Presi una gran bella botta a terra e anche lui barcollò per via dell'impatto".
Penny mi guardò leggermente stranita, per poi sorridere e dire:
"Insomma, è stato un incontro esplosivo".
Io feci spallucce e le risposi dicendo:
"Se così vuoi definirlo... Comunque..."
E da quel momento in poi, iniziai a raccontarle tutto ciò che era successo. A partire da quanto Leonard fosse premurosa come persona, fino ad arrivare a come ero stata malamente accolta da Sheldon, ma di come poi la situazione si fosse successivamente stabilizzata. Le raccontai del bagno fatto in compagnia di Leonard, le raccontai degli sculaccioni dati da Sheldon, le raccontai della storia del beccaccino, di come ero finita appesa alla finestra e di come Sheldon mi aveva poi soccorsa. Insomma, le raccontai ogni singola cosa successa in quelle che non furono neanche ventiquattro ore.
Ovviamente non vi sto a scrivere questo mio dialogo perchè è ovvio che voi lettori siete già a conoscenza di come siano andati gli eventi. A meno che non siate arrivati fin qui tralasciando il resto della storia. In tal caso, pigroni che non siete altro, non sono qui per riassumervi nulla.
Sappiate comunque che, da quel momento in poi, Penny non interruppe più il mio discorso. Anzi, mi ascoltò con particolare attenzione.
Fino a quando, non conclusi la storia dicendo:
"E adesso eccomi qua a parlare con te".
Inizialmente Penny non seppe cosa dire. Sembrava stranita, ma allo stesso tempo incantata da ciò che le avevo raccontato.
Stessi per chiederle se andasse tutto bene, ma alla fine della fiera fu lei a proferire parola per prima:
"Beh, non so proprio cosa dire... Davvero Sheldon ti ha sculacciata?"
"Si. E ti assicuro che non ha affatto la mano leggera..." risposi io, portando le mani al mio fondoschiena.
"Sul serio? Sheldon Lee Cooper? Alto, magro, egocentrico e che assomiglia ad una gigantesca mantide religiosa?"
Mi misi a ridere dopo la sua affermazione e, sempre ridendo, le risposi dicendo:
"Se così lo vuoi definire, si. È lui."
"E quel Sheldon Cooper ti ha pure cantato volontariamente "Soffice Kitty" la sua canzone utilizzata per quando è malato?"
"Come per quando è malato?" chiesi io alquanto sorpresa.
"Niente, lascia stare... Si tratta soltanto di una canzone molto speciale per lui...
Cavolo, non so più a cosa pensare... Cambiando argomento, sul serio gli hai dato ascolto per quanto riguarda la storia del beccaccino?"
"Beh, certo. Si tratta di una persona adulta e quindi pensavo che magari la storia fosse vera..."
L'espressione sul viso di Penny divenne più seria del dovuto. Sapevo che da lì in avanti la conversazione si sarebbe resa più puntigliosa. Infatti, dopo aver leggermente sospirato, Penny iniziò questo nuovo discorso:
"Senti, mia cara...ehm... Com'è che dovrei chiamarti?"
"Valentina"
"Mia cara Valentina, solo perchè si tratta di una persona adulta, non significa che dica la verità. Mi spiace dirtelo, ma Sheldon ti ha presa in giro e ti ha fatto credere un qualcosa che in realtà non esiste solo per tenerti impegnata il più tempo possibile e per essere lasciato in pace..."
A sentire quelle parole, ci rimasi malissimo. Distolsi lo sguardo da quello di Penny e lo abbassai nuovamente. Non potevo credere di essere stata così credulona ed ingenua, ma ahimè, ciò che era successo era purtroppo successo e non potevo certo cambiare il passato.
Questa esperienza però mi fu da lezione e, da quel momento in poi, avrei imparato a stare di più con i piedi per terra.
"E oggi hai pure rischiato di morire per via di questa fantasia. Davvero, devi imparare a non credere a tutto ciò che ti dicono. Lo dico per il tuo bene, hai capito?"
In risposta annuì, come facevo all'epoca ogni volta in cui non sapevo cosa dire o non avevo voglia di parlare.
Penny si avvicinò ulteriormente a me e mi scosse la spalla sinistra.
"Tutto ok?" mi chiese con tono leggermente preoccupato.
"Si, dai. Stavo solo pensando. Tanto, ho tutta la vita davanti. Mi passerà, stai tranquilla". le risposi io, alzando la testa e sorridendole.
Penny ricambiò il sorriso e successivamente cambiò argomento.
"Però, devo ammettere che sei forte, sai? Non tutti hanno il coraggio di mandare a quel paese Sheldon Cooper. Hai saputo tenergli testa e questo ti rende una persona in gamba. Ora che abiti con lui, dovresti farlo più spesso, sai?"
Non ci crederete, ma Penny fu la prima persona ad elogiarmi sotto questo aspetto. Nessuno aveva mai marcato in questo modo il mio ego. Tutti marcavano sempre sul mio essere irresponsabile piuttosto che sul mio essere coraggiosa. E per la prima volta, mi sentì realmente come una persona speciale. E soprattutto, durante quella mattinata avevo l'impressione di aver finalmente trovato un'amica sincera.
"Beh, grazie. Se non fosse per la paura di ritrovarmi il sederino dolorante, fidati che gli avrei risposto male anche stamattina. Ma Leonard mi ha detto di non dargli ascolto quando mi dice cose brutte..."
"E infatti devi assolutamente fare così. Devi tenere testa a Sheldon, ma senza passare per la maleducata di turno. Altrimenti rischieresti di finire nel torto. Ascolta, Leonard è una persona che ti ha preso molto a cuore. Quindi, stai vicino a lui e Sheldon lascialo perdere il più possibile. Ah, e se ci fossero dei problemi, sappi che mi puoi sempre trovare qui. O alla fabbrica del cheesecake, dipende se lavoro o meno".
"Uhm, va bene" risposi io entusiasta. Penny avvicinò il suo mignolo a me e mi disse:
"Sorelline?"
Ovviamente io feci lo stesso e incrociammo i nostri mignoli in segno di profonda amicizia.
È un gioco che conoscevo poichè l'avevo visto fare molte volte da altre bambine dell'orfanotrofio, ma nessuno l'aveva mai fatto con me. Fino a quel momento, ovviamente.
Successivamente, Penny si alzò dal divano e si avviò verso la cucina. E mentre andò verso il frigo, mi chiese:
"Hai già fatto colazione?"
La risposta alla domanda come bene saprete era più che positiva. Ma, nonostante ciò, non sapevo assolutamente come rispondere. Lo stomaco ce l'avevo pieno per via della colazione preparatami da Sheldon, ma il gusto di quella pietanza non l'avevo affatto sentito. Ed è proprio per questo che fui costretta a rispondere in maniera incerta al quesito di Penny.
"Beh... In verità, non lo so..."
"Sapendo che sei stata con Sheldon per tutta la mattinata so già che mi pentirò di avertelo chiesto, ma come sarebbe a dire che non lo sai?" mi chiese Penny con aria interrogativa.
"Nel senso che non saprei... Sheldon mi ha preparato la colazione, ma questa non sapeva di niente e quindi, nonostante abbia lo stomaco pieno, mi sembra di non aver mangiato nulla e..."
"Ok, basta così. Ho capito" mi interruppe improvvisamente Penny.
"Ciò che ti ha dato da mangiare non mi interessa e non lo voglio affatto sapere. Anzi, mi pare già strano il fatto che Leonard ti abbia lasciata da sola con lui.
Per ciò, tranquilla che adesso ci pensa la zia Penny a farti mangiare come si deve."
"Zia Penny???" ripetei io estasiata.
"Beh, certo. Oramai sei di famiglia, no? Comunque, stai lì seduta che ti preparo una colazione coi fiocchi."
Beh, non potete immaginare la mia felicità in quel momento. Finalmente facevo parte di una famiglia. Dopo ben sei lunghi anni di attesa. E senza essere stata direttamente adottata in orfanotrofio.
Pensai che forse sarebbe stato meglio per me se fossi scappata prima. Almeno mi sarei risparmiata mille sofferenze e chissà quanti problemi.
Ad ogni modo, Penny tornò da me dopo cinque minuti e mi posò davanti agli occhi una coppetta di quello che a primo impatto sembrò gelato al cioccolato, ricoperto da un soffice strato di panna montata e tempestato di zuccherini colorati.
Immerso dal lato destro di questo gelato vi era una cialda a forma di biscotto triangolare. Inutile dire che mi si illuminarono gli occhi a quella visione afrodisiaca. Però mi ritornarono in mente le parole di Sheldon (anzi, da quel momento in poi fu per me come lo zio Sheldon). Ed è per questo che a primo impatto mi venne naturale rifiutare quella squisitezza.
"Zia Penny, lo zio Sheldon mi ha detto che non posso mangiare cibi calorici..."
"Se tu continui a dare retta allo zio Sheldon, fidati che ti ritroverai a morire di fame. Quindi, mangia la tua colazione e non fare complimenti" mi rispose lei in tono serio.
Se Penny era così tranquilla nel farmi mangiare quella pietanza incredibilmente diabetica, perchè rifiutare, mi venne da pensare.
Le strappai letteralmente dalle mani quella coppetta di gelato e iniziai a mangiare il tutto con voracità. Finalmente dopo ore e ore di attesa le mie papille gustative si risvegliarono. 

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