Capitolo 3: Sheldon Cooper

746 40 11
                                    

Ci volle all'incirca un quarto d'ora di cammino prima di arrivare definitivamente a quello che fu all'epoca il condominio del mio salvatore.
Nel mentre, ricordo ancora adesso di essermi quasi addormentata sulla sua spalla, da quanto quel suo modo di stringermi delicatamente mi aveva rilassata.
Soltanto l'apertura di un portone mi fece alzare la testa e tornare alla realtà. Appena aperti gli occhi, mi ritrovai in un semplice piano terra di un qualunque condominio: appena sulla sinistra vi erano le scale che portavano poi nei vari appartamenti. In fondo alla stanza potei notare le varie cassettine utilizzate per far ricevere la posta ai conviventi e, sempre sulla sinistra, notai un ascensore, il quale però era blindato da due nastri neri e gialli e appiccicato ad esso vi era un cartello con scritto sopra a caratteri cubitali
"FUORI SERVIZIO".
Io ovviamente all'epoca non conoscevo il significato di ciò. Anzi, addirittura avevo pensato che quello fosse un modo per mettere in punizione l'ascensore dopo che quest'ultimo avesse combinato qualcosa che non andasse bene.
Ad ogni modo, appena Leonard si rese conto che non ero più addormentata, mi sorrise calorosamente e mi salutò con un tenero
"Ciao cucciolina". Sorrisi anche io: non ero abituata a ricevere tutti questi segni affettivi e la cosa mi piacque. E anche tanto. Mi trovavo proprio bene con lui. Ma non avrei mai pensato di dover ancora affrontare un ostacolo che dai giorni a seguire sarebbe stato quasi impossibile da superare.
Infatti Leonard, dopo aver salito un paio di piani, mi mise giù, seduta sulle scale.
Appena fatto ciò, piegò le ginocchia per abbassarsi alla mia altezza e a quel punto mi chiarì subito una questione assai strana:
"Ascolta piccolina, adesso entrerò in casa e prima di farti salire, devo un attimo chiarire delle questioni con una persona che conoscerai a breve".
"Chi è questa persona?" chiesi io abbastanza incuriosita.
"Si tratta del mio coinquilino. Si chiama Sheldon ed è un tipo... beh... particolarmente eccentrico. Ti piacerà sicuramente! Però, ti conviene non stargli troppo addosso appena sarai dentro casa".
Mi accorsi che fece questo discorso con un velo di ironia parecchio evidente nella voce.
Ero piccola, ma non per questo stupida, scusatemi.
Ovviamente la fine del suo discorso mi portò ad un paio di quesiti:
"Perchè sembra nervoso? E perchè non posso entrare subito in casa?"
"Ehm, sicuramente lo capirai tra poco piccola" mi rispose lui, non tanto certo su come dovesse comportarsi. Si alzò totalmente in piedi e salì le scale, non prima di avermi nuovamente raccomandato di rimanere seduta e ferma.
Girai la testa verso la sua direzione e notai che si affacciò davanti ad un portone che si trovava in fondo alla scalinata. Dedussi che si trattasse del suo appartamento. Lo vidi però, incredibilmente nervoso e incerto sul da farsi.
Tant'è che mi venne da urlargli contro un "Tutto bene?"
Leonard si girò di scatto verso di me e assai agitato mi disse:
"Si, ma fai silenzio per piacere! " Non capivo proprio il senso della sua agitazione.
Il suo sguardo venne nuovamente puntato verso il portone e, dopo aver esitato ancora per qualche secondo, si decise finalmente a bussare.
Colui che aprì la porta fu un altro ragazzo che in quel momento riuscì a scrutare poco, ma quel poco mi fece vedere molto chiaro su quale fosse il suo aspetto fisico: capelli corti neri, molto magro, faccia da secchione e, cosa che mi spaventò abbastanza, è che era alto. Incredibilmente alto. Come fisionomia, mi ricordava parecchio quella dello Slenderman, un mostro rapitore di infanti di cui ne parlavano molto alcuni bambini dall'orfanotrofio. Non credevo a quelle storie, anche se il solo pensiero di ritrovarmi davanti ad un mostro del genere all'epoca mi faceva venire i brividi.
"Leonard, ti avevo gentilmente chiesto di non chiamarmi assolutamente questa sera. Lo sai benissimo che sono ad un passo dal comprendere appieno il diagramma di Feyman e mi manca ancora poco per capirne interamente il significato. Ma ovviamente per far ciò ho bisogno di totale concentrazione e tu caro mio con la tua chiamata mi hai fatto totalmente perdere il segno."
Questo è ciò che disse a Leonard l'altro ragazzo chiamatosi Sheldon. A dirla tutta non sapevo minimamente di cosa stesse parlando, ma era evidente che fosse seccato per qualcosa. E perchè, mi chiedevo.
Leonard aveva soltanto bussato alla porta, mica gli aveva ammazzato il cane. Il suo tono di voce mi ricordò molto quello utilizzato dalle suore dell'orfanotrofio quando si arrabbiavano per qualcosa di grave. Solitamente se utilizzavano quel tono nei confronti di qualcuno, quel qualcuno sarebbe sicuramente finito in isolamento.
Anche Leonard sarebbe poi finito in isolamento? Pensai in quel momento dopo aver sentito l'altro ragazzo.
"Scusami Sheldon, ma si tratta di una vera e propria emergenza di cui ti devo assolutamente parlare" gli disse Leonard subito dopo.
"E non potresti parlarmene dentro casa? Perchè non sei ancora entrato"? Gli chiese in risposta Sheldon. Leonard non esitò a rispondere alle sue domande.
"No. Cioè, si, potremmo parlarne anche in casa, ma non è questo il punto! L'emergenza in questione si trova sulle scale e...cavolo, perchè l'ho detto!"
Mentre espose questo discorso, Leonard sembrava parecchio agitato. Beh, anche io lo sarei, se mi ritrovassi davanti qualcuno seccato in quel modo nei miei confronti. E pensare che di lì a poco Sheldon l'avrei incontrato definitivamente... Con o senza seccatura addosso...
"Leonard, che cosa mi stai nascondendo?" attaccò subito dopo Sheldon.
"Niente. Cioè si, al momento ti sto nascondendo qualcosa, ma prima di fartela vedere ritengo opportuno che sia giusto discuterne ampiamente e per un lungo periodo di tempo. Però, preferirei farlo mentre siamo qua in piedi senza chiuderci in casa e senza che tu vada a controllare".
Non capivo affatto il perché si comportasse così. Si vergognava di me per caso? Ci furono un paio di minuti nei quali Sheldon insisteva sull'uscire di casa, mentre Leonard cercava di convincerlo a rimanere sul posto. Alla fine Sheldon, spazientito dai continui giri di parole di Leonard, scansonò quest'ultimo e si precipitò verso le scale, proprio verso la mia direzione.
Me lo ritrovai davanti pochi secondi dopo e ovviamente non mi ci volle molto per essere all'interno del suo campo visivo. Da vicino, era molto più alto di quanto immaginavo. Se pensate che per me Leonard era già considerata come una persona alta, Sheldon a mio confronto pareva realmente lo Slenderman.
Non ci voleva certo un genio per capire che la sua altezza era decisamente maggiore rispetto a quella di un ragazzo della sua età e nonostante il leggero timore che al momento provavo nei suoi confronti, mi sfuggì comunque un leggero sorriso e un piccolo cenno di saluto con la manina.
Anche se probabilmente non se lo sarebbe meritato affatto. Infatti, Sheldon appena mi vide strabuzzò gli occhi (probabilmente per via delle mie condizioni fisiche) e subito dopo in modo assai poco garbato mi disse:
"Spostati bambina, ho un'emergenza qui sulle scale che devo assolutamente scoprire. Tu per caso hai visto o notato qualcosa di strano?"
Leonard, il quale era rimasto indietro, gli fece notare che l'emergenza in questione ero proprio io.  A quel punto Sheldon si girò bruscamente verso il compagno rimanendo fermo sul posto ed urlò:
"Leonard, che cosa mi significa questo?!"
"Sheldon, te l'avevo detto che avrei dovuto parlartene prima di fartela vedere! Almeno avremo chiarito la questione con calma e ora non saresti così confuso!"
"Confuso io? Oh caro Leonard, per nulla affatto. Per tua informazione, in testa non ho mai avuto le idee così chiare. E anche se me ne avessi parlato prima, la mia risposta sarebbe stata sempre la stessa, ovvero NO! Non possiamo perdere tempo a giocare a fare i babysitter, mi dispiace!"
"Ti prego Sheldon! Ma non hai visto con i tuoi stessi occhi le sue condizioni? Non riuscirebbe a sopravvivere in mezzo alla strada, specialmente quando quelle ferite inizieranno a fare infezione. È sola e ha bisogno di qualcuno che si occupi di lei. Ed io sono pronto a prendermi questa responsabilità se nessuno sarà disposto a farlo!"
"Non possiamo permettercelo Leonard! Con quello che guadagnamo ogni mese, non riusciremo mai a rientrare nelle spese per sfamare tutti e tre! Se fosse una donna responsabile e con un lavoro sulle spalle potrei anche chiudere un occhio, ma dato che non è così, stiamo parlando non solo di una terza bocca da sfamare, ma anche di una responsabilità che pure io sarei costretto a caricarmi addosso! E poi, con tutti gli impegni che abbiamo non possiamo certo perdere tempo dietro a una bambina. Se proprio vuoi darle una sistemazione al più presto, perchè non la rifili seduta stante a Wolowitz?
Nonostante abbia i nostri stessi impegni, lui vive ancora con la madre. Potrebbe essere lei ad occuparsi della piccola. In fondo, una figura materna sembra essere quello di cui ha più bisogno in questo momento".
"Spero che tu stia scherzando... E poi, non credo che Howard sia un'ottima figura come fratello maggiore. Ascolta Sheldon, immaginavo che avresti reagito così. Ed è proprio per questo che volevo parlartene con calma. Ma sta di fatto che questa bambina al momento ha urgentemente bisogno di un posto dove stare. E poi, non la voglio affidare al primo che capita. Vorrei prima indagare sulle sue origini, parlarne con la polizia e nei casi più estremi, adottarla legalmente. Ma nel caso dovessimo trovarle un posto definitivo, se ne andrà via al più presto, lo prometto"
"Allora se la metti su questo piano perché a questo punto non la rifili a Koothrappali o a Penny? Nel mentre la terranno, tu ti cercherai un lavoro che ti permetterà di adottarla in un prossimo futuro. Almeno saremo sicuri di guadagnare qualche soldo in più ed io avrò il tempo di prepararmi psicologicamente. Ma ora come ora con tutti gli impegni e i problemi che abbiamo sulle spalle non è possibile badare ad una minore. Mi dispiace Leonard..."
"Ti prego, Sheldon. Fammi questo favore. Sei sempre stato il mio migliore amico e ti sono sempre stato vicino nei momenti di bisogno. Per favore... Non ti chiedo altro..."
Finita questa conversazione, Sheldon puntò uno sguardo vuoto verso di me. Io lo guardai con occhi supplicanti e con le lacrime che per poco non mi solcarono il viso. Non volevo separarmi da Leonard. Anche se lo conoscevo da poco tempo, mi ero affezionata particolarmente tanto a lui. E poi, non volevo affatto morire di infezione. Il termine mi faceva molta paura, anche se mi era sconosciuto. In realtà, non volevo morire affatto e le parole di Leonard mi fecero capire che non ce l'avrei mai fatta a cavarmela in strada da sola. E poi, il mondo esterno non lo conoscevo per niente e non avevo la minima idea di quanto potesse essere freddo e crudele.
Dopo qualche secondo, Sheldon richiamò Leonard dicendo che avrebbero dovuto fare una "riunione tra coinquilini". Quest'ultimo, mi sussurrò un "mi dispiace" prima di entrare dentro e chiudere la porta. Sentì i due parlare sul mio conto e la situazione in se mi preoccupava moltissimo. Rimasi seduta lì per mezz'ora, immersa nell'ansia e nella paura di essere ributtata in strada. O peggio, di essere rimandata in orfanotrofio. Mi misi pure a piangere, portando la testa sulle ginocchia e rannicchiandomi il più possibile. I graffi cominciarono a rifare male e la stanchezza iniziò a farsi sentire. Quando sentì una porta aprirsi dietro di me, girai lo sguardo e vidi uscire Leonard e Sheldon. Quest'ultimo, dopo aver sospirato, con lo sguardo puntato verso di me mi disse:
"Okay bambina. Tu e Leonard avete vinto. Puoi restare."
Inutile dire che mi ritornò il sorriso sul volto e mi fiondai su di lui, abbracciandolo subito dopo. Sheldon rimase leggermente scosso da questo gesto e infatti l'abbraccio non lo ricambiò nemmeno. L'unica cosa che fece fu ricordarmi che si trattava soltanto di una sistemazione momentanea e che mi avrebbero affidata a delle persone in grado di occuparsi di me il prima possibile. Io mi sfilai da lui e, sempre con il sorriso sul volto, annuì in segno di comprensione. Successivamente, tutti e tre entrammo in casa. In quel momento potevo considerarmi come la bambina più felice sulla faccia della terra.

My Strange LifeWhere stories live. Discover now