Capitolo 16: Un viaggio movimentato

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"Adesso che siamo tutti in macchina, mi potete spiegare cosa diavolo avete combinato quest'oggi?"
È questo ciò che chiese Leonard subito dopo aver messo in moto l'autovettura.
A dir la verità carissimi lettori, in quel momento ero molto tesa e spaventata. Leonard non si era ancora del tutto calmato e temevo che, sentendo i resoconti sul mio comportamento di quella giornata, sarebbe esploso nei miei confronti.
Sheldon aveva sbagliato approccio fin dal principio, ma neanche io mi ero comportata benissimo. E di ciò, ne ero molto consapevole.
"Leonard, se tu non avessi avuto la brillantissima idea di mangiare forzosamente fuori, magari a quest'ora saremmo a parlarne al caldo, comodamente seduti sul divano e a gustarci del gustosissimo cibo cinese acquistato a domicilio dal ristorante oramai noto alla popolazione come "Palazzo di Sichuan". E, aggiungerei anche: tra le nostre confortevoli mura domestiche! Pensaci, avremmo potuto essere in codesto scenario paradisiaco piuttosto che trovarci all'interno di un comune mezzo di trasporto a congelarci le dita dei piedi!" gli rispose acido Sheldon, iniziando nuovamente a lamentarsi.
"Sheldon, ancora una parola su questo argomento e giuro che non ti accompagnerò più da nessuna parte!" gli rispose a sua volta Leonard, non distogliendo lo sguardo dalla strada. Aveva nuovamente alzato il tono della voce. Non era affatto un buon segno.
"Va bene, va bene! Non c'è bisogno di scaldarsi tanto! Volevo solo farti notare questa piccola cosa, tutto qui. Comunque, se proprio lo vuoi sapere, ci sono diverse cose su cui dovresti venire a conoscenza. Per esempio: la tua piccola pargoletta questa mattina ha tentato il suicidio cercando di buttarsi dalla finestra!"
Avete presente quei momenti della vostra vita in cui avete provato tanta rabbia verso una persona che vi sta altamente sulle palle poiché quest'ultima si è messa a fare la spia distorcendo la verità e scaricando tutta la colpa su di voi? Ecco, io mi sentivo esattamente così.
La mia era stata decisamente una mossa avventata, che mi aveva portato quasi a morte certa. 
Ma il mio non è mai stato un tentativo di suicidio e chi sta leggendo la mia storia, ovviamente conosce fin troppo bene come sono andate le cose.
Non mi andava giù il fatto che Sheldon avesse falsificato la realtà solo per pararsi il fondoschiena.
Il signorino però non se la sarebbe cavata facilmente.
Mi decisi di dire tutta la verità e nient'altro che la verità nuda e cruda. Probabilmente Leonard si sarebbe arrabbiato anche con me, ma perlomeno, avrebbe saputo la causa di tutto. E Sheldon, non avrebbe più avuto nessuna scusante.
"Non ho tentato di ammazzarmi! Stavo solo cercando di raccogliere delle prove che dimostrassero l'esistenza del tuo stupido beccaccino!"
"Ma di cosa diavolo state parlando??? Adesso mi spiegate per filo e per segno tutta questa storia, anche perché l'intero contesto sembra alquanto preoccupante" disse stranito Leonard, e prima che Sheldon potesse avere la possibilità di proferire parola, aggiunse:
"Prima voglio sentire la versione della bambina. Avanti Valentina, racconta ciò che è successo."
E così, iniziai a raccontare questa brutta vicenda che voi conoscete fin troppo bene.
È inutile scrivervi questo dialogo poichè sarebbe solo il riassunto di una storia che avete già letto una decina di capitoli fa (si, lo so che i capitoli in questione sono nove, ma scrivere una "nonina" non suonava per niente bene. E non so neanche se esiste quel termine nel dizionario della lingua italiana. Quindi, non giudicatemi, grazie :) ).
Appena arrivai al punto del racconto in cui spiegai la mia intenzione nell'andare a recuperare il piccolo nido, Sheldon mi interruppe bruscamente dicendo:
"Aspetta, davvero la tua intenzione era quella di portare dentro casa un nido, sopra il quale vi aveva covato un uccello vero???"
"Esattamente Sheldon! Volevo renderti orgoglioso di me, portandoti di persona il nido e i pulcini del beccaccino... Ma poi sono scivolata e non ho più potuto farci nulla..."
Sheldon rimase scosso per qualche secondo. Dallo specchietto retrovisore, potei notare che per qualche attimo ebbe stampata in viso un'espressione di disgusto. Non gli piacevano i pulcini per caso? Si portò poi una mano alla faccia e, dopo aver sospirato, disse:
"Oh santo cielo... La consegna consisteva nel cercare di identificare il beccaccino tramite l'ausilio del binocolo, non certo nel rischiare la morte per prelevare della fauna selvatica!"
"Beh, tu certo non mi hai detto fin da subito quale fosse l'aspetto del beccaccino. Magari portandoti un qualcosa che appartenesse a quella "mistica e sfuggente" creatura, mi avresti fatto giocare a qualcosa di più divertente, piuttosto che farmi stare tutta la giornata a cercare un animale inesistente!"
Appena finì di dire queste parole, Sheldon girò la testa verso di me. E mentre ci guardammo negli occhi, mi disse:
"Da quando l'uso sfrenato della fantasia sarebbe un'attività noiosa per un bambino della tua età?"
Adesso era lui ad aver frainteso le mie parole. Non gli avevo certo detto che la ricerca del beccaccino fosse un attività noiosa, ma gli avevo semplicemente fatto notare a modo mio che avrei gradito giocare a qualcosa di più divertente. C'è scritto nero su bianco e, nel caso questa storia dovesse mai tornare allo scoperto, ricordatevi che siete tutti miei testimoni. Magari non visivi, però ci siamo capiti.
Stetti per rinfacciargli ciò che vi ho fatto notare qui sopra, ma Leonard mi interruppe appena in tempo.
"Ma voi siete matti! Uno di voi due ha rischiato di finire all'altro mondo e l'unico argomento su cui sapete discutere è sull'esistenza dei beccaccini! Che per la cronaca, esistono davvero: sono uccelli appartenenti alla famiglia delle scolopacidae e fino a prova contraria, loro non nidificano sulle grondaie dei palazzi!"
Il suo tono di voce si innervosì per l'ennesima volta. Abbassai la testa, aspettandomi un imminente cazziatone. Che, con mia sorpresa, non arrivò. O perlomeno, non arrivò subito.
Sheldon guardò Leonard, per poi rispondere a queste sue affermazioni:
"Io non sono matto. Mia madre mi ha fatto fare il test. E per intenderci, non mi sono inventato questa storia. Ho solo preso ispirazione da un vecchio fatto di cronaca comunale: c'è stato un tempo in cui i condòmini del nostro condominio erano andati alla ricerca di un beccaccino scappato da una riserva ornitologica naturale, all'epoca situata nel parco sotto casa nostra e considerata come una meta turistica molto ambita..."
"Ma è un fatto avvenuto nel 1971!!!" sbottò Leonard, rimanendo concentrato sulla guida.
"Beh, si è trattata comunque di una vicenda accaduta realmente. Mi è bastato prenderla in considerazione, unirla ad una citazione del canonico film "Up" della Disney Pixar ed ecco una leggenda in grado di tenere occupato qualunque tipologia di bambino dotato di una mente fantasiosa. Dato che siamo in argomento e dato che la labradoodle qui presente ci è cascata appieno, posso finalmente essere libero di dirlo: Bazinga!"
Alla fine di quel dialogo, le cose che non comprendevo erano due: in primis, il famigerato nominativo "labradoodle", di cui non avevo ancora scoperto il significato e, in secundis, il termine "Bazinga" utilizzato da Sheldon al termine della frase. Mi venne da pensare: ma cosa cavolo è un Bazinga?
Ma fu un pensiero che mi attraversò la mente per pochissimi attimi. Questo perché Leonard gli rispose subito dopo e fui più intenta ad ascoltare lui, piuttosto che dare retta a tutti quei pensieri che girovagavano per la mia testa.
"La bambina ha rischiato la vita poichè non sei stato in grado di badare a lei e tu hai pure il coraggio di scherzarci sopra?!?!?"
Leonard stava nuovamente per esplodere. Lo percepivo dal tono di voce e dal colorito della sua pelle, la quale stava riacquisendo delle sfumature rosate. Ciò non mi piaceva per niente.
"Io le ho solo dato un'idea su come poteva passare il tempo. Se poi ha deciso di giocare a fare l'equilibrista sull'orlo della finestra, non sono certo io il colpevole di ciò. In conclusione, è inutile che mi accusi quando avevo altro a cui pensare. Ma tu certo non puoi capire: il nostro capo non ti ha mica affibbiato un lavoro assai importante riguardante il diagramma di Richard Feyman." rispose Sheldon, utilizzando sempre un tono abbastanza acido.
"NON È STATA COLPA MIA!!!" urlai io, riferendomi al fatto che se non fosse stato per la sua idea, probabilmente non mi sarebbe mai venuto in mente di camminare sulla sporgenza situata sotto la finestra per cercare di prelevare quel presunto nido di beccaccino.
" Ma davvero?! Allora sarebbe tutta colpa mia se sei così incosciente?!" mi rinfacciò Sheldon, alzando anche lui il tono della voce.
Non ci vidi più e, per sfogo, scalciai per un paio di volte il sedile su cui Sheldon vi era seduto. I miei calci, essendo stati dati con una certa forza, si sentirono eccome e Sheldon, rimanendo a bocca aperta per via della sorpresa, si girò verso Leonard e provò a fargli notare ciò che avevo combinato, ma quest'ultimo finì per esplodere, proprio come avevo malauguratamente previsto:
"Ma... Hai sentito cosa ha fatto? Ha calciato il mio sedil..."
"BASTA!!!"
Ci ritrovammo pochi secondi dopo fermi sul cipiglio della strada. Leonard aveva parcheggiato subito dopo questo suo scoppio dovuto all'accumulo di nervoso.
Rimase fermo, emettendo qualche respiro profondo, con ancora il volante tra le mani.
Girò poi la testa verso Sheldon e gli disse alquanto scazzato:
"Tu smettila di comportarti come un bambino e non cercare di scaricare tutta la colpa sulla Valentina. Sei un uomo adulto e dotato di un'intelligenza fuori dal comune. Se solo avessi voluto, sicuramente avresti trovato un modo che ti avrebbe permesso sia di lavorare e sia di tenerla d'occhio. Al tempo stesso, se non mi fossi spiegato bene".
Successivamente, si girò verso di me. Ed ecco a voi il cazziatone di cui vi avevo parlato qui sopra:
"Signorina, per quanto ti riguarda, da oggi in poi non sei più autorizzata ad avvicinarti alle finestre. Sheldon ha ragione; sei stata proprio un'incosciente. E se provi a calciare nuovamente uno dei sedili della mia auto, ti assicuro che finirai in castigo fino a data da destinarsi. Mi sono spiegato?"
Annuì in risposta, poiché ero troppo scioccata per poter rispondere verbalmente.
Fino alla sera prima, non mi sarei mai immaginata che Leonard potesse fare più paura rispetto a Sheldon. Ma purtroppo, dovetti ricredermi.
Ad ogni modo, Leonard guardò di nuovo la strada e rimise in moto l'autovettura.
Nessuno proferì parola per i successivi due/tre minuti.
A dirvela tutta, fu proprio lo stesso Leonard a riattaccare discorso. Quei pochissimi minuti gli furono serviti per riacquistare gran parte della sua calma.
"So già che me ne pentirò, ma è successo qualcos'altro durante questa giornata?"
"Che altro dire...Ho affidato la ragazzina a Penny verso fine mattinata e l'ha ospitata per gran parte del pomeriggio. Quando quest'ultima è dovuta andare via costretta dai suoi impegni lavorativi, la piccoletta mi ha martoriato i testicoli con un mattarello di legno sotto consiglio di Wolowitz, con il quale al momento non voglio averci nulla a che fare...."
"Oh santi numi..." esclamò esasperato Leonard.
"Non è il caso di arrabbiarti con lei. Ci ho già pensato io. Questa azione le è costato il suo terzo strike. Giusto Valentina o qualunque sia il tuo nome?" mi chiese Sheldon, girando il capo verso la mia direzione.
"Si... Sheldon aveva sottovalutato le mie capacità... La cosa in quel momento mi aveva dato molto fastidio e piuttosto che esprimermi a parole, avevo pensato di colpirgli i gioielli di famiglia... Ho sbagliato, lo ammetto... Ma fortunatamente abbiamo già risolto tra di noi questa faccenda..."
Leonard rimase qualche secondo sconcertato dopo che io ebbi espresso il mio punto di vista. Sospirò e chiese rassegnato:
"Non so... C'è ancora dell'altro che devo sapere?"
"Si. La bambina è salita in piedi sulla tua valigia verde situata di fianco al frigorifero e ci ha saltato sopra" disse deciso Sheldon.
"Ehi...Stavo solo cercando di prendere la colazione poiché stavo morendo di fame..." gli risposi io a tono.
"Se tu me l'avessi chiesta fin da subito, forse non sarebbe stato necessario rischiare di rovinare perennemente una collezione considerata molto preziosa per Leonard, non trovi?"
"Forse l'avrei fatto se tu non mi avessi urlato contro di stare fuori dai piedi per via del tuo importantissimo lavoro..."
"Basta ragazzi...Ho capito... " ci interruppe Leonard.
Abbassai il capo e chiesi con voce sommessa:
"Sei arrabbiato zio Leonard?"
"No. Ho solo capito che per il momento non posso lasciarvi da soli. Ma non è un problema. In fondo, ci abbiamo provato. Posso dire che è stata una sorta di esperimento e dato che non è andato a buon fine, non lo metteremo nuovamente in pratica fino a quando le cose non si saranno migliorate. D'ora in avanti, quando io sarò impegnato, sarà qualcun'altro ad occuparsi di te, mia cara Valentina. Ma ripeto, non è affatto un problema. Se capiteranno nuovamente episodi del genere, cercheremo di andare avanti in un altra maniera. Tutto qui. Adesso però, non pensiamoci. Siamo quasi arrivati e per favore, pensiamo solo a divertirci."
Non ero molto convinta delle parole di Leonard, ma gli detti comunque della fiducia.
Cinque minuti dopo, parcheggiammo proprio a pochi mentri di distanza dal Cheesecake Factory (o fabbrica del cheesecake, chiamatelo un pò come vi pare).
Mi ritornarono in mente alcuni discorsi che avevamo fatto in auto e, appena fummo tutti fuori, mi avvicinai a Leonard e gli chiesi se fosse sicuro di non essere arrabbiato o se pensasse sul serio che io fossi matta.
"No. Io non credo affatto che tu sia matta. E no, non sono arrabbiato. Sono solo un pò stanco per via di questa giornata molto impegnativa. Adesso, però, goditi la serata e ricorda che siamo venuti fin qui non solo per svagarci, ma soprattutto per renderti felice" mi rispose Leonard, abbozzando un sorriso.
Ovviamente ricambiai e, successivamente, ci avviammo tutti e tre verso il ristorante.

My Strange LifeWhere stories live. Discover now