Capitolo 28: Decisioni affrettate

351 11 15
                                    

Rimasi seduta su quello scalino per almeno cinque minuti buoni. Non riuscivo ancora a credere nell'impresa che io e Margaret avevamo compiuto fino a pochi minuti prima.
Ancora con qualche rimasuglio di adrenalina nel corpo, cominciai a ragionare su quanto fossi soddisfatta del mio operato.
L'obbiettivo era stato raggiunto a tutti gli effetti, ma ciò che mi rese più orgogliosa fu vedere la mia amica Margaret stringere a se quella piccola palletta di pelo, come se volesse proteggerla definitivamente da tutti quei mali a cui purtroppo era destinata a subire.
Oltre a questo, la mia migliore amica era felice e se lo era lei in contemporanea lo ero anche io.
Tutta la questione sembrava pressoché risolta sotto molti aspetti, ma c'era ancora una questione da chiudere, ovvero: dove avremmo nascosto o eventualmente tenuto la piccola Daisy? Riguardo a ciò avevo dubitato fin da subito della Caltech.
Non sarebbe mai stato un luogo consono ad un porcellino d'india in quanto il destino di suddetti animali non è certamente dei più rosei all'interno di un'università nella quale si studiano materie come biologia o medicina.
Tolta questa opzione le uniche a rimanere a disposizione furono la casa di Margaret e l'appartamento di Leonard e Sheldon.
In entrambi i casi sarebbe stato difficoltoso nascondere a vita quel piccolo roditore, ma purtroppo queste erano le uniche scelte che avrebbero resa salva la sua vita.
Non vi nascondo che in quel preciso istante avevo in mente un solo e unico pensiero: se per Margaret sarebbe risultato difficoltoso il compito di tenere in casa la piccola Daisy, avrei preso molto volentieri sotto custodia l'indifeso roditore.
E voi vi chiederete: ma Leonard e Sheldon?
Beh, per quanto riguarda loro, ero certa che avrebbero in un certo senso capito le mie buone intenzioni.
O almeno così speravo. Certamente con Leonard sarei riuscita a ragionare senza troppi intoppi ed ero sicura al mille per cento che avrebbe trovato un modo per venire incontro alle esigenze mie e di Margaret.
Ma allo stesso tempo avevo addosso il bruttissimo presentimento che l'impossibilità di ragionare in maniera concreta con Sheldon sarebbe stata come una sorta di enorme spina nel fianco.
Cosa avrei dovuto fare in caso di rifiuto da parte sua nei confronti della porcellina d'india? Mettermi contro di lui e sporcare ulteriormente la mia fedina penale? O peggio ancora, finire di nuovo con il fondoschiena bruciante all'aria?
Avrei certamente fatto di tutto per non deludere la mia migliore amica, ma queste erano situazioni che con tutta sincerità avrei preferito evitare...
Mi alzai pochi attimi dopo da quello scalino per dirigermi al fianco di Margaret.
Avendo notato l'agitazione che purtroppo sovrastava ancora quel suo piccolo corpicino da bambina che possedeva all'epoca, le misi una mano sulla spalla e la scrollai dolcemente.
Volevo farle capire che eravamo fuori pericolo, che il piano aveva funzionato su tutti i fronti e che io le sarei sempre rimasta accanto, sia nel bene che nel male.
Percependo il mio contatto, Margaret puntò il suo sguardo verso la mia direzione e tutto ciò che riuscì a pronunciare fu un leggero e flebile:
"Grazie di cuore Vale"
Dopo una decina di minuti l'adrenalina sembrò essere quasi del tutto scomparsa da entrambi i nostri corpi. La lucidità mentale si sostituì a quell'orribile senso di agitazione che sfortunatamente non ci aveva abbandonate dal momento in cui ci eravamo nuovamente insinuate tra le scale d'emergenza della Caltech.
Avendo ripreso finalmente la calma, eravamo pronte per discutere sul secondo piano da mettere in atto, ovvero trovare una sistemazione per Daisy e accudirla senza farsi scoprire dagli adulti.
Margaret mi spiegò fin da subito che non poteva assolutamente permettersi di portare la porcellina d'india a casa sua.
Non perché non la volesse più, sia chiaro, ma in mezzo a questa decisione vi erano ben due complicazioni chiamatesi rispettivamente Natalie e Christine. La prima, come certamente vi ricorderete, è la sorella maggiore di Margaret. Si trattava e si tratta tutt'ora di una bravissima ragazza, con un carattere dolce, premuroso e molto protettivo.
Purtroppo però ogni rosa possiede le proprie spine come si suol dire e infatti i difetti che caratterizzano la carissima Natalie si concentrano per lo più sul farla diventare una fastidiosa ficcanaso e un'abile spiona nei momenti meno opportuni.
Avete presente il cartone animato Phineas e Ferb, cartone la cui trama si basa principalmente su una sorella maggiore (Candace) che durante l'intera stagione estiva cerca di mettere allo scoperto agli occhi della madre le invenzioni dei suoi fratelli più piccoli (per appunto Phineas e Ferb)?
Beh, non vi farò alcun giro di parole e arriverò dritta al punto: Natalie è sempre stata la personificazione reale della già citata Candace.
Se fosse venuta a conoscenza di Daisy, automaticamente l'avrebbe saputo anche Christine. E non potendo neanche permettersi di nascondere il roditore in camera da letto in quanto Margaret condivide la medesima stanza assieme alla sorella maggiore, questa era un'opzione che doveva essere già scartata in partenza.
Fatte queste premesse avrete certamente capito dove l'intera questione andrà a parare.
"Non ti preoccupare Margaret. La porterò a casa mia" dissi per appunto io, mostrando un caloroso sorriso.
Alla mia migliore amica sembrò piacere molto l'idea, nonostante avesse qualche dubbio a riguardo.
"Mi faresti un enorme favore Vale, ma non rischieresti di finire nei guai, specialmente con Sheldon?"
Ed eccovi la dimostrazione su quanto i miei dubbi iniziali fossero fondati.
Sbuffai rumorosamente per motivi che probabilmente immaginerete e successivamente chiesi:
"E quale sarebbe il problema? Scusami se lo dico, ma quello lì sembra avere qualcosa da ridire su ogni singola questione che gli capita sotto tiro..."
"Non prendere per oro colato quello che sto per dirti, ma tempo fa mi è capitato di origliare una conversazione tra Leonard, Sheldon, Howard Wolowitz e il dottor Koothrappali mentre io e la mamma stavamo pranzando in mensa. Non so se ho sentito bene o meno, ma Sheldon parve aver detto agli altri tre che gli unici animali domestici che sarebbe disposto ad ospitare in casa sono cani per non vedenti e in un prossimo futuro scimmie cibernetiche. Aveva poi ricordato a Leonard che questa clausola e scritta nero su bianco su una sorta di cotratto tra coinquilini, quindi presumo che la questione sia assai seria. Non so te, ma per evitare casini sarebbe meglio scegliere un altro posto..."
Solo nel sentire quelle parole mi venne un senso di nervoso tale che mi convinse ulteriormente a portare la porcellina d'india in quell'appartamento che all'epoca condividevo con i due nerd. Non erano passati neanche quattro giorni di convivenza lì a Pasadena, eppure ero già stufa delle continue regole senza senso di Sheldon Cooper.
Mi dissi a me stessa che in fondo non stavo facendo nulla di male.
Non mi avevano sempre ribadito che non dovevo fare caso alle parole di Sheldon?
Quindi di conseguenza non avevo colpa se infrangevo una delle sue tante regole insensate.
Questa determinazione mi portò a dire a Margaret che non me ne importava un fico secco delle regole di Sheldon e che avrei fatto il possibile per tenere costantemente Daisy al sicuro.
"Sei proprio sicura Vale? Non ti pare una decisione un po' troppo affrettata? Io sinceramente non voglio che tu finisca nei guai per colpa mia..."
Tranquillizzai la mia migliore amica dicendole che ero sicurissima della mia decisione e che nulla al mondo mi avrebbe fatto cambiare idea.
In risposta Margaret appoggiò la dolce roditrice sulle sue ginocchia e mi abbracciò con foga continuando a ringraziarmi senza sosta.
Successivamente mi disse che doveva uscire un attimo per chiedere una cosa a sua madre. Posò così Daisy tra le mie mani, salì velocemente le scale e in quattro e quattr'otto mi ritrovai con la sola compagnia della palletta di pelo.
Quella fu la prima volta che toccai con le mie mani un porcellino d'india e non fu affatto una brutta sensazione. Il pelo dell'animale era soffice, ma leggermente ispido al tempo stesso. Non fu per niente doloroso tenere la roditrice stretta al mio petto o comunque sulle mie ginocchia in quanto le unghiette delle sue zampe erano si lunghe, ma per nulla affilate.
Durante quel piccolo lasso di tempo mi chiesi se questi animali possedessero una qualunque forma di difesa che permettesse loro di sfuggire ai predatori in natura.
Notai che la piccola Daisy non possedeva lunghe zampe che le avrebbero permesso di correre velocemente alla vista di un predatore, caratteristica che contraddistingue lepri e conigli. Andando a logica non mi parve neanche un animale in grado di arrampicarsi sugli alberi, caratteristica che a sua volta contraddistingue un'altra tipologia di roditore, ovvero lo scoiattolo e quel piccolo corpo tozzo certamente non le avrebbe mai permesso di muoversi agilmente come un ratto o un topo.
L'unica nozione che avevo imparato quel giorno sui porcellini d'india è che questi roditori possiedono solamente l'abilità di emettere dei fischi molto acuti, come quelli emessi dalle marmotte.
In natura sarebbe stata quella la loro unica forma di difesa? Se così non fosse stato, allora significava che quelli erano animali nati per natura indifesi.
E se le mie teorie fossero risultate tutt'oggi veritiere, allora non mi spiego tutt'ora la crudeltà dell'uomo ripercossa su questi poveri animali, costretti ad essere torturati fino alla morte in laboratori dedicati alla ricerca scientifica o farmaceutica...
Tralasciando questi miei pensieri, Margaret ritornò qualche minuto dopo con uno zainetto fucsia a decori floreali in mano.
Dentro a quest'ultimo vi erano un piccolo pupazzetto a forma di giraffa, un orologio da polso della sua misura (ovviamente sto parlando di quelli rivestiti di gomma adatti per i bambini) e un altro pupazzo più grande a forma di pinguino.
Margaret mi spiegò che quelli erano i suoi peluche preferiti in assoluto e che difficilmente si separava da essi. La giraffa è stato il primo peluche che le sia mai stato regalato in vita sua, mentre il pinguino era un ex giocattolo di Natalie.
L'orologio da polso era invece una sorpresa trovata l'anno prima in un uovo di pasqua e se lo portava sempre con se poiché sorprendentemente era da sempre stato funzionante.
Giocammo con Daisy e i due pupazzi per tutto il pomeriggio, inventandoci sempre nuove storie e volando con la fantasia. Con essa, volò ovviamente anche il tempo.
Guardando dopo qualche ora il piccolo orologio da polso, ci rendemmo conto che si erano fatte le 18:39 e sapevamo che era meglio per entrambe uscire subito allo scoperto, onde evitare di far insorgere qualche dubbio o qualche preoccupazione tra le persone adulte.
Margaret si tenne l'orologio da polso, mentre io presi lo zaino con all'interno i due pupazzi e la porcellina d'india. Per evitare che quest'ultima soffocasse fui costretta a tenere il piccolo zainetto aperto e sperai con tutta me stessa che quella apertura non sarebbe poi stata la rovina di questo salvataggio.
Nonostante questi pensieri, uscimmo da quel percorso di scale con un forte senso di determinazione e, così facendo, uscimmo a nostra volta allo scoperto.

My Strange LifeWhere stories live. Discover now