Capitolo 21: Ramanzina ingiustificata

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Per l'ennesima volta, ero finita per svolgere un'azione errata, finendo a mia volta in grossi guai. Oramai potevo dire di esserci abituata, ma non era comunque piacevole essere costantemente ripresa, sgridata o, nel peggiore dei casi, punita.
È vero e lo direte anche voi: origliare le conversazioni altrui non è affatto una cosa carina da fare. Avrò pure sbagliato, ma se non avessi ascoltato la loro assai importante e segretissima chiacchierata (la quale si basava per lo più sul mio conto personale, giusto per sottolineare la cosa), non sarei mai arrivata a conoscenza di quelle nozioni alquanto aberranti. Non vi ricordate? Non c'è problema, vi rinfresco volentieri la memoria: essere costretta a tramutarmi in un sosia di Sheldon Cooper dallo stesso Sheldon, oppure essere obbligata da Leonard a fare la conoscenza di una certa Margaret, con la quale non volevo assolutamente averci a che fare. E poi, avrei da ridire su questo particolare: per quale motivo non mi sarebbe stata concessa la possibilità di unirmi alla conversazione se l'argomento principale si basava solo ed esclusivamente sulla sottoscritta? Penso che in tal caso la mia partecipazione doveva essere per forza opportuna, o sbaglio?
Ripeto, la mia sarà stata pure un'azione poco simpatica e di ciò ne ero consapevole già all'epoca. Ma pure io avevo le mie motivazioni per sentirmi arrabbiata e al caro Leonard gliel'avrei fatto notare più che volentieri di lì a breve.
A proposito, quest'ultimo rimase a fissarmi con aria incredibilmente severa per qualche attimo, facendomi capire (come vi avevo già preannunciato), di ritrovarmi in guai seri. Stetti per tirare fuori le mie giustificazioni, ma prima che potessi pronunciare qualcosa di concreto, Leonard mi prese il braccio sinistro con la sua mano destra. Mi tirò poi verso la sua stanza (la quale in quel momento situava ad un paio di passi di distanza da noi) e, con un tono di voce incredibilmente basso e spaventosamente glaciale, mi disse:
"Adesso fila in camera e guai a te se fiati."
Entrati in camera da letto, chiuse la porta e se la lasciò alle spalle. Essere in quella stanza mi fece ritornare alla mente ciò che era successo durante quel pomeriggio stesso, quando Sheldon mi aveva punita per averlo colpito ai testicoli con l'ausilio di un mattarello di legno. Percependo l'incazzatura di Leonard, sperai soltanto di non ritrovarmi ugualmente in quella posizione. Non ne avevo proprio voglia di essere sculacciata, specialmente da Leonard il quale, essendo più robusto, pareva avere la mano molto più pesante rispetto a quella di Sheldon.
Ad ogni modo, era arrivato il momento di esporre il mio pensiero riguardo a tutto ciò che avevo sentito durante quella loro conversazione. Girai la testa verso Leonard. Quest'ultimo, aveva ancora un'espressione non propriamente simpatica stampata in viso e mi stava ancora fissando con quel suo sguardo severo. Ma ciò non mi frenò assolutamente dal dire la mia. Con tutta l'aria presente nei miei polmoni, provai a buttare tutto fuori il più velocemente possibile:
"IO NON VOGLIO DIVENTARE UGUALE A QUEL BASTAR...." Ed ecco perché ho inserito il termine "provai"; prima che potessi finire la frase, il quattr'occhi si fiondò su di me e mi coprì la bocca con la sua mano destra, facendomi capire che dovevo stare zitta.
"Ma sei impazzita o cosa??? Sheldon possiede l'udito di un vulcaniano e se dovesse anche solo percepire ciò che hai combinato, finiresti in un mare di casini da cui non ne usciresti più!" mi riprese poi, utilizzando un tono di voce molto basso. Comprendevo pienamente la situazione, ma un quesito che mi sembrò opportuno fare in quel momento fu: ma che cos'è un vulcaniano? Infatti, chiesi proprio questo non appena Leonard mi lasciò totalmente andare.
"I vulcaniani sono un popolo di alieni presenti nella saga di Star Trek, i quali hanno la caratteristica di possedere un senso dell'udito molto più sviluppato rispetto a qualunque altro essere vivente, e ciò sarebbe possibile grazie alla forma delle loro orecchie. Tornando a parlare di cose serie, se non vuoi ricevere un richiamo, o peggio ancora un altro strike, parla a bassa voce!"
Appena ebbe finito la frase, mi sedetti sul letto, cercando un modo per formulare bene il mio discorso. Era giusto che esponessi le motivazioni della mia indignazione, ma dovevo farlo in modo tale da rientrare nella ragione. Se avessi sbagliato, probabilmente sarei rimasta nel torto e non ne sarei più uscita. Mi fu però complicato già in partenza poiché, mentre ci provai a ragionare su in quei pochi attimi, Leonard mi riprese, facendomi notare tutte le motivazioni per le quali ero nel torto marcio:
"Ma ti rendi conto della gravità della situazione? Avevi solo tre compiti da fare, ovvero lavarti i denti, indossare una delle mie magliette e aspettarmi in camera. E non solo non hai svolto nessuno di questi tre compiti basilari che ti avevo chiesto, ma hai pure ascoltato una conversazione che a detta di Sheldon doveva rimanere privata. Valentina, capisci che così facendo gli hai mancato di rispetto?"
"Umh, come se lui non lo avesse fatto con me nell'arco delle ultime ventiquattro ore...." feci notare io stizzita, senza neanche alzare lo sguardo.
Ci fu qualche secondo di silenzio. Non potei notare ad occhio quale effetto avesse provocato su Leonard questa mia ultima frase, ma lo potei percepire ascoltando le parole che mi disse poco dopo. E anche il suo tono di voce alquanto nervoso mi aiutò in questa impresa:
"Non credo che questo sia un fattore rilevante in tutta questa faccenda. Sai benissimo oramai qual'è il carattere di Sheldon e più volte ti ho raccomandato di non dargli ascolto. Tu in questo caso non solo gli hai mancato di rispetto, ma gli hai pure fatto una cattiveria bella e buona."
"Però non è giusto! Avete parlato soltanto di me! Per quale motivo non avrei dovuto origliare la conversazione se tutto ciò che dicevate mi riguardava?!?" ribattei io, alzando la testa verso Leonard e sforzandomi dal non urlare.
Lo guardai in faccia: le gote delle sue guance si stavano colorando di un velato rosa scuro e notai che si stava trattenendo dall'urlarmi addosso le peggio cose. Fece un respiro profondo, contò a bassa voce fino a dieci e, subito dopo, mi rispose:
"Questo non importa. Per quello che ne potevi sapere, Sheldon avrebbe potuto benissimo parlarmi di suoi affari intimi e personali. Magari avrebbe potuto espormi delle questioni talmente delicate da obbligarlo a sfogarsi solo con me. Cosa ne potevi sapere tu, me lo spieghi?"
"Ma io..." dissi cercando di provare a giustificarmi, ma Leonard mi interruppe alzando il tono della voce:
"Non esiste alcun ma che tenga! Ascolta, hai sbagliato! Lo vuoi capire o devo obbligatoriamente metterti in castigo per fartelo comprendere?!"
Abbassai la testa, non sapendo come rispondere. Ero ancora convinta che Leonard stesse esagerando, però aveva comunque ragione: nel complesso, ero stata io ad aver sbagliato. Non avrei dovuto origliare fin dal principio. Oramai rassegnata, scesi dal letto e mi avviai verso la porta della camera, camminando a testa bassa.
"Hai ragione zio Leonard... Non avrei mai dovuto ascoltare la vostra conversazione e su questo mi dispiace tanto... Ora vado a spiegare la situazione a Sheldon e a scusarmi con lui. È giusto che sia così, dato che il torto l'ho fatto principalmente nei suoi confronti..."
Stetti per girare la maniglia della porta, ma Leonard mi fermò:
"Aspetta... Sono contento che tu abbia compreso il tuo sbaglio e sinceramente sono colpito che tu abbia deciso di tua spontanea volontà di confessarti. Però, non è necessario, tranquilla. Questo rimarrà il nostro piccolo segreto, va bene?"
Ascoltate quelle parole, mi girai verso Leonard, mi avviai verso di lui e, senza pensarci due volte, lo abbracciai.
Dopo qualche minuto immersa in quell'affettuoso gesto basatosi sul contatto fisico, presi coraggio e cominciai a buttare fuori tutto ciò di cui volevo parlare fin dall'inizio, dato che l'intera situazione si era oramai placata.
"Ho deciso che la fisica non mi piace più zio Leonard"
"Ma dai. Come mai avresti preso questa decisione?" mi chiese lui, stranito da questa mia affermazione.
Mi staccai dall'abbraccio, alzai la testa per incontrare il suo sguardo e, dopo aver preso un respiro profondo, dissi:
"Perché ho capito che amare la fisica significa diventare uguali a Sheldon. E dato che non voglio diventare come lui, ho deciso di non apprezzare più questa materia. Tutto qui."
Questa mia risposta lo obbligò a sorridere in maniera divertita. Si sedette poi sul letto, mi fece segno di sedermi al suo fianco sinistro e solo quando fui seduta accanto a lui, mi rispose:
"Valentina cara, se sei un'amante della fisica non significa che tu allo stesso tempo debba per forza essere uguale a Sheldon. Anche io sono un fisico, sai? Lavoro nel campo della fisica sperimentale e, nonostante questo, ti sembro uguale a lui?"
"No affatto. Ma tu sei una persona speciale e scommetto che tutti gli altri fisici sono delle fotocopie spiccicate di Sheldon Cooper."
Non chiedetemi il perché, ma in quel momento mi ero fatta questa ideologia, ovvero che i fisici fossero tutti uguali tra di loro e che Leonard fosse l'unico lavoratore di questo campo in grado di ragionare in maniera diversa.
Però, nonostante ne avessi quasi la certezza, mi venne comunque il dubbio e infatti, poco dopo, chiesi:
"Ma, nel caso non dovesse essere così... La fisica può tranquillamente piacermi senza alcun problema, vero?"
"Beh, anzitutto, ti ringrazio per avermi definito come una persona speciale. Significa molto per me, sappilo" mi disse Leonard, sorridendomi. Successivamente, il suo sguardo si fece serio.
"Per quanto riguarda il resto, uhm, come te lo spiego... Per renderti il discorso comprensibile, tu non puoi ancora sapere se la fisica sarà il tuo futuro oppure no. Te l'ho già spiegato: hai sei anni e hai tutta la vita davanti per poter crescere e per poter capire cosa vorrai fare. In un futuro non troppo lontano, tu inizierai ad andare a scuola. E continuando il tuo percorso di studi, è possibile che ti imbatterai in altre materie che ti piaceranno tanto quanto la fisica, se non addirittura di più. Adesso mi vengono in mente materie umanistiche come la letteratura e la storia, ma potresti anche appassionarti in altri contesti, come la geografia o le scienze motorie sportive. Con questo non ti sto dicendo che la fisica non debba essere una materia di tuo interesse, ma che in futuro potresti trovare qualcosa che potrebbe interessarti di più. Per quanto riguarda l'ultimo punto della discussione, fidati di me: conosco molti colleghi fisici e ti assicuro che nessuno di loro è uguale a Sheldon. Sotto questo aspetto, puoi stare tranquillamente serena."
È possibile che ve l'abbia già accennato in un qualche capitolo precedente, ma Leonard aveva ragione: la fisica non fu affatto il mio futuro. Quella della fisica per me fu una passione molto passeggera, come quando si gioca ad un videogioco che all'inizio si trova molto divertente e appassionate, ma che poi alla fine finisce per essere buttato nel dimenticatoio a marcire poichè passa la voglia di giocarci.
Capendo su due piedi quel discorso e fidandomi delle parole di Leonard, passai al secondo e ultimo argomento su cui volevo assolutamente chiarire:
"Domani posso evitare di conoscere quella Margaret?"
A quella mia affermazione, Leonard strabuzzò gli occhi, chiedendomi il perchè non volessi conoscerla o il motivo per il quale non avessi voglia di fare amicizia con lei.
La mia risposta non tardò ad arrivare:
"Perché non mi sono mai sentita a mio agio con i miei coetanei o comunque in compagnia degli altri bambini. Erano tutti diversi da me e volevano sempre giocare a giochi che piacevano soltanto a loro. Non si sono mai interessati di venire incontro ai miei gusti o alle mie esigenze e ho paura che con Margaret il risultato possa essere lo stesso..."
Ci fu qualche secondo di silenzio, durante i quali io e Leonard ci guardammo negli occhi.
Quest'ultimo abbassò poi lo sguardo, sospirò, ritornò nuovamente a guardare i miei occhi e mi rispose:
"Ho capito. Tu possiedi diversi problemi nel relazionarti con persone che hanno più o meno la tua età. Credimi, non sei l'unica: anche io nella mia vita ho riscontrato molte difficoltà in questo ambito e mia madre di certo non aiutava affatto... Però, tu non puoi giudicare una persona se questa non l'hai ancora conosciuta. Domani, ti consiglierei di provare ugualmente a fare amicizia con Margaret. E fidati di me, ti starà molto simpatica: è una bambina dolce, affettuosa e sempre vogliosa di giocare con chiunque. Sotto molti aspetti le assomigli molto, sai? Ma se poi non dovesse piacerti, puoi comunque dire di aver provato a farti un'amica, non trovi?"
Leonard non aveva tutti i torti. In fondo, coloro che non mi stavano simpatici erano i bambini dell'orfanotrofio. Magari con questa Margaret sarebbe poi andata in modo diverso, chissà mai. Non vi faccio spoiler, ma sappiate che ancora adesso mi tengo in contatto con lei e che è a conoscenza del fatto che sto pubblicando delle nozioni riguardanti la nostra vita passata.
Babbiona cara, lo so che in questo momento stai leggendo questa storia e sappi che ti voglio bene.
Ad ogni modo, dopo essermi tolta di dosso tutti quei pesi, fu arrivato il momento di prepararmi per andare a dormire: Leonard mi accompagnò in bagno e mi procurò uno spazzolino interamente colorato di fucsia. Notai solo in quel momento un paio di pezzi di scotch incollati sul pavimento: uno situatasi davanti al water e l'altro situatasi davanti al lavandino. Chiesi a Leonard a cosa servissero e lui mi spiegò che per il momento non dovevo assolutamente preoccuparmene.
Specialmente per quello davanti al lavandino, il quale l'aveva attaccato Sheldon per evidenziare la distanza che si doveva tenere quando ci si lavava i denti. E questo per quale motivo? Semplicemente per evitare che gli schizzi di acqua e di dentifricio andassero a finire sullo specchio del bagno. Leonard mi spiegò anche che se non si faceva attenzione a questo particolare, la punizione sarebbe stata la mancanza di televisione per un tempo indeterminato. Beh, non era ancora un mio problema semplicemente perché all'epoca non arrivavo neanche all'altezza di quello specchio.
Per quanto riguarda il pezzo di scotch attaccato davanti al water (appiccicato anch'esso da Sheldon), non sarebbe mai stato un mio problema perchè sono una femmina. La pipì mica la faccio da in piedi.
Dopo questi particolari inutili, posso dirvi che la giornata si concluse in questo modo: mi lavai i denti, tornai in camera di Leonard, quest'ultimo mi prestò come pigiama una sua maglietta blu con stampato al centro un gigantesco stemma di Superman e, dopo avergli dato la buonanotte e dopo essermi messa sotto le coperte, mi addormentai tra le sue braccia, così come era successo la sera precedente.

My Strange LifeWhere stories live. Discover now