Capitolo 17: Arrivo al Cheesecake Factory

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A dirvela con sincerità, sino a quella sera non ero mai stata a consumare un pasto in un ristorante.
Quella per me fu un'esperienza totalmente nuova e avevo la certezza che sarebbe stata una delle serate più emozionanti di tutta la mia vita, a prescindere dall'esito positivo o negativo di codesta esperienza. Beh, se devo essere sincera, tutto poteva essere considerato emozionante se veniva paragonato a ciò che avevo passato in orfanotrofio.
Ad ogni modo, fui la prima ad entrare nel locale, seguita a ruota da Leonard e Sheldon.
Spuntammo in una grande stanza piena zeppa di tavoli, gran parte dei quali erano occupati da altre persone.
In fondo alla stanza, più precisamente verso il lato sinistro, vi era un lungo bancone. Dietro a quest'ultimo, potei notare un paio di scafali, sopra i quali vi erano esposte molte bottiglie in vetro, ciascuna colorata in modo diverso.
Di fianco al bancone, vi era una porta bianca, dalla quale entravano e uscivano persone con indosso una divisa gialla da cameriere. Solitamente, queste uscivano da quella porta con in mano piatti pieni fino all'orlo di pietanze di ogni genere (i quali venivano poi consegnati alle persone sedute ai tavoli), e rientravano con piatti oramai vuoti. Supposi che si trattasse dell'ingresso alle cucine del ristorante.
Alla destra di essa, vi era un'altra porta costruita in legno, identificata con un cartellino su cui vi era scritto "Toilette".
Capì fin da subito che si trattava del bagno.
Il lato destro della stanza era costituito da tre finestre abbastanza grandi e quella centrale, rimaneva sempre aperta.
Insomma, se in questo momento dovessi andare a pranzare o a cenare per la prima volta al Cheesecake Factory, lo considererei come una sorta di taverna per camionisti; ovvero quei luoghi in cui si spende poco, ma al tempo stesso, si mangia bene e abbondantemente.
Potrei dire altro, ma sarebbe meglio riprendere il filo del racconto: poco dopo il nostro arrivo, vidi Penny camminare verso la nostra direzione. Non potei fare a meno di correrle incontro, abbracciarla forte e urlare "Zia Penny!!!" come se non ci fosse un domani. Ovviamente non mancarono le occhiatacce da parte di chi fosse venuto per passare una serata tranquilla, oppure gli sguardi straniti di chi invece dovesse ancora comprendere cosa stesse succedendo. In sottofondo, sentii pure qualche risatina: qualcuno aveva trovato divertente quel mio segno d'affetto alquanto esagerato.
Prima che Penny potesse ricambiare il saluto, Leonard mi riprese:
"Valentina, ma ti pare il caso?!? Ti stanno guardando tutti!"
"Ah, stai tranquillo Leonard. Non ha provocato alcun fastidio. È una bambina. Ed essendo tale, è normale che sia così affettuosa" gli disse Penny, cercando di difendermi.
"Lo so. È per questo che la riprendo: prima impara e meglio è, no?"
Mi staccai dall'abbraccio, prima di poter essere sgridata ulteriormente.
"Da quando sei in grado di interpretare la parte del genitore severo?" chiese Penny, guardando Leonard negli occhi.
"Da quando questa piccoletta si è imbattuta nella mia vita. E poi, è giusto inserire un briciolo di severità all'interno di un rapporto genitoriale. Altrimenti, i bambini crescerebbero con l'idea di poter fare tutto quello che vogliono."
"Ah si? Sai, quest'oggi mi hanno accennato qualcosa riguardo alle tue qualità da genitore. Ti hanno considerato come una persona dolce, gentile, amorevole e molto affettuosa. Ma non mi hanno detto niente sulla tua severità."
Leonard rimase scosso da quest'ultima frase detta da Penny. Le sue gote si colorarono di un leggero rosa acceso e, dopo aver emesso un sorriso imbarazzato, le rispose dicendo:
"Beh, la severità può essere considerata come una sorta di amore. E poi, chi sarebbe stato a dirti tutte queste cose?"
"È stata la bambina, sciocchino" gli disse Penny, indicando me con lo sguardo.
A quel punto, Leonard emise una risata, dovuta probabilmente a quel senso di imbarazzo che stava crescendo in lui. Il suo viso si fece via via sempre più rosso.
"Dai, non esageriamo... Io non sono così..."
disse poi, dopo aver smesso di ridacchiare.
"No, tu sei molto di più, caro Leonard Hofstadter. Il tuo è stato un gesto incredibilmente nobile. Ho finalmente potuto notare questo tuo lato sensibile che purtroppo mi è sempre stato nascosto fin da quando ci siamo conosciuti per la prima volta. Non ho molto da dire, se non una piccola cosa: sappi che sono fiera di te."
Penny si avvicinò a Leonard e lo baciò su una guancia. Quest'ultimo, rimase poi imbambolato con il sorriso da ebete e la faccia da stoccafisso.
Finita quella conversazione, ero quasi sicura al 100% che Leonard provasse dei forti sentimenti verso Penny. Ma sarebbe stata una questione su cui avrei poi indagato personalmente.
"Tralasciando tutto questo, cosa ci fate qui? Oggi è venerdì, non martedì. Per voi, questa dovrebbe essere la serata del cibo cinese e dei giochi vintage" chiese Penny con curiosità.
"Infatti "dovrebbe essere", mia cara Penny" puntualizzò improvvisamente Sheldon.
"Purtroppo però il tuo amato Leonard ha deciso di voltare le spalle alle nostre tradizioni e di trascinarmi qui nonostante la mia palese voglia di rimanere a casa e di mangiare cibo cinese. E adesso ho paura che il mio intestino possa subire un duro colpo a causa di questo cambio improvviso di programma e ciò mi irrita assai."
Tutto questo discorso lo fece mentre guardò male Leonard.
"Penny, lasciando stare ciò che dice quello lì, semplicemente siamo qui poichè volevo fare in modo che la piccoletta passasse una bella serata in famiglia, essendo questa la prima cena che passerà in nostra compagnia. Magari senza Sheldon ci sarebbero state molte meno lamentele, ma non ci sarebbe alcuna cena in famiglia senza di lui."
"Awww Leonard, ma che cosa carina che hai detto!!! Sei proprio un tenerone quando ti ci metti, lo sai? E dato che si tratta di una serata speciale, vi faccio accomodare subito al vostro solito tavolo" disse Penny, prima che Sheldon potesse ribattere. In poco più di due minuti, ci ritrovammo tutti e tre seduti in un tavolo, situato nella parte centrale del salone. Io ero seduta di fianco a Leonard, mentre Sheldon era seduto davanti a lui.
"E comunque, la tua magica seratina in famiglia avremmo potuto passarla benissimo a casa, seguendo la nostra classica routine settimanale e senza rischiare di dover mangiare fuori orario. Almeno a quest'ora avremmo già cenato e saremmo impegnati nell'intento di aiutare un piccolo idraulico italiano a salvare la sua principessina dalle grinfie di una gigantesca tartaruga sputafuoco. Molto più appassionate come scenario, non trovi anche tu Leonard?" puntualizzò nuovamente Sheldon, appena ci fummo accomodati.
"Per favore, non ricominciare..." gli rispose Leonard, oramai stanco e esasperato dalle sue continue proteste.
"Ti rendi conto che la tua è stata una pessima idea? Ho fame e conoscendo il servizio pietoso del Cheesecake Factory, chissà tra quanto ci porteranno qualcosa da mettere sotto i denti..." si lamentò ulteriormente Sheldon, come se non avesse affatto ascoltato ciò che Leonard aveva detto poco prima.
Se vi ricordate, la sera precedente Leonard mi aveva parlato dei tanti difetti che caratterizzano Sheldon Cooper. In particolare, mi aveva accennato al suo comportamento terribilmente infantile che solitamente tira fuori nei momenti di nervosismo.
Penso che abbiate capito al volo il perché abbia tirato fuori questo argomento.
Si stava comportando peggio di un mio coetaneo e sembrava una persona completamente diversa rispetto allo Sheldon Cooper a cui ero stata affidata durante quella mattina. Nel senso, dal punto di vista della maturità. Non so come spiegarvi, ma da quando Leonard aveva proposto di cenare alla fabbrica del cheesecake, era come se ci fossimo invertiti i ruoli. Anche io avevo fame, eppure non stavo certo lì a lamentarmi ogni tre per due, e che diamine!
"Aspetterai, così come stiamo aspettando tutti noi. Ad ogni modo, come è andato il tuo lavoro stamattina? Hai terminato la tua ricerca da consegnare al nostro capo?" gli chiese Leonard, con evidente intenzione di fargli cambiare argomento.
"Sappi che variando discorso hai automaticamente ammesso di essere nel torto marcio. Comunque, se proprio sei curioso di conoscere l'esito del mio lavoro, sarò lieto di illuminarti: distrazioni a parte, devo dire che il risultato finale è stato un vero trionfo. Avrò sprecato quasi ventiquattro ore della mia vita dietro a questo compito, ma perlomeno al momento ho la certezza di aver costruito quel diagramma in maniera impeccabile".
"Bravo, sono contento. Sei proprio sicuro di non voler mostrarmi la ricerca prima di consegnarla al capo? In fondo, quello che compete in meccanica quantistica sono io. Studiare il moto delle particelle è il mio lavoro. Potrei darti qualche dritta e magari aiutarti a migliorare l'esito di questo lavoro già di per se perfetto."
"Oh Leonard, apprezzo molto il tuo aiuto, ma vedi, per me queste tipologie di ricerche sono considerate come delle piccolezze. E poi, come ben sai, io sono destinato ad analizzare argomenti ben più complessi e dubito fortemente che io possa aver commesso anche un singolo errore durante le mie ultime ore lavorative. Diciamocelo: si trattava soltanto di ricreare un grafico seguendo il movimento di alcune particelle. Ergo: nulla di più semplice."
"Ma fino a ieri sera non dicevi che avevi bisogno di assoluta concentrazione per comprendere il significato dietro a questo diagramma?" chiese Leonard con aria interrogativa. Sheldon alzò un sopracciglio, per poi continuare il discorso:
"Noto con piacere che devo spiegarti tutto, come al solito. Avevo bisogno di concentrazione poiché volevo essere sicuro di poter svolgere un lavoro sublime. Così facendo, una buona figura con il capo sarebbe stata assicurata, facendomi guadagnare un punto a favore per un'eventuale promozione, la quale potrebbe consistere in, tirando a indovinare.... un nuovo ufficio, per esempio?"
"Va bene, ho capito. Però, mi pare strano che ti abbia scelto per svolgere un lavoro che non ti dovrebbe assolutamente competere. Proprio non lo comprendo..."
"Da quel che mi ha riferito, questa ricerca svolta dal sottoscritto dovrebbe riguardare una futura lezione che verrà esposta in una delle classi del primo anno. E dato che mi sono rifiutato categoricamente di insegnare ad un branco di labradoodle, mi è toccato passare un'intera giornata a casa per poter svolgere un lavoro che verrà successivamente esposto da un'altro insegnante, il quale prenderà così il mio posto. Che ti devo dire: il nostro capo adora il modo in cui mi espongo a quelle piccole teste vogliose di sapere e di conoscenza. Spero solo che quella classe di sprovveduti riesca a fare tesoro dei miei insegnamenti. Da domani, è meglio che riprenda in mano il mio vero lavoro, ovvero analizzare fino in fondo la teoria delle stringhe e correre verso il premio Nobel".
"Che cos'è la teoria delle stringhe?" chiesi io con curiosità. Leonard e Sheldon puntarono i loro sguardi verso di me. Il primo, sorrise senza dire nulla. Il secondo, invece, mi guardò compatito, per poi dire:
"Povera Valentina... Povera piccola e ingenua Valentina, ignara dell'argomento complicato che vorrebbe affrontare...Mi spiace dovertelo dire, ma non credo di essere in grado di poter rispondere alla tua domanda utilizzando un linguaggio da maestro di prima elementare..."
"Ma stamattina mi avevi detto che al momento opportuno tu e Leonard mi avreste insegnato tutto ciò che c'è da sapere sulla fisica... Adesso siamo qua a tavola e posso assicurarvi che mi sento pronta per imparare..." dissi io, guardando entrambi con lo sguardo supplichevole.
"Che carina, vuole fare il passo più lungo della gamba" disse Sheldon rivolto a Leonard con il sorriso stampato in volto, come se mi stesse prendendo in giro. Si rivolse poi nuovamente a me e disse:
"Non credo che tu mi abbia ascoltato bene; stamattina ti ho detto che si, io e Leonard ti avremmo insegnato tutto ciò che c'è da sapere sulla fisica, se ciò ovviamente ti interessa, ma ti ho pure accennato che i nostri presunti insegnamenti sarebbero partiti dalle basi. E questo era il punto primo. Punto secondo: non penso che arriverò mai a spiegarti la teoria delle stringhe. Si tratta della teoria del tutto, del concetto per il quale si ipotizza che tutte le particelle elementari (tutto l'Universo, noi compresi) siano modi vibrazionali di stringhe microscopiche, talmente piccole che non possano essere distinte dalle particelle elementari che conosciamo. È un argomento ancora in fase di studio e il mio lavoro consiste proprio nel venirne a capo. Ascolta, ammiro il tuo entusiasmo e la tua estenuante voglia di imparare. Ma è sempre meglio fare un passo per volta. Per il momento, pensa ad argomenti che ti possano competere, come i pony, i peluche, oppure i tuoi amati draghi, di cui hai tanto parlato durante questo pomeriggio."
"Zio Leonard, ti prego..." dissi poi rivolta a quest'ultimo, cercando di estrapolare qualche informazione da lui.
"Io non saprei neanche da dove partire per poterti spiegare la teoria delle stringhe. E poi, Sheldon ha ragione; si tratta di un argomento troppo complicato per te. Giusto per farti capire il concetto, vorrei ritirare fuori un discorso che ti ho fatto ieri sera: hai tempo per poter crescere e per poter imparare. Goditi la vita e vivi nel presente, senza fare passi più lunghi rispetto alla gamba. Rischi altrimenti di inciampare e di non alzarti più. Adesso, non pensare allo studio della fisica. Rilassati e aspetta Penny, che tra poco ci porta i menù per poter ordinare la cena."
Delle volte, la sete di curiosità che possedevo da bambina sembrava non avere mai fine. Specialmente per quanto riguardava gli argomenti che mi interessavano. La teoria delle stringhe non solo mi interessava, ma a primo impatto, mi affascinava. Ed è per questo che ero parsa così insistente nel cercare di capire.
Ma dopo l'ultimo discorso che mi aveva fatto Leonard, capì che forse stavo correndo un pò troppo. Ci rimasi leggermente male per non aver ricevuto delle risposte precise alla mia domanda, ma il tutto passò nell'esatto momento in cui Penny si avvicinò al nostro tavolo e ci consegnò una specie di tagliando plastificato a testa.

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