Capitolo 25: Un piano di salvataggio

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Fu un grande sollievo per tutti non appena Kripke sparì dalla nostra vista. Ma nonostante ciò, il clima fu tutt'altro che limpido e sereno. Io e Margaret eravamo ancora scosse per tutto ciò che era successo, mentre Sheldon, beh, non saprei definirvi con certezza quale fosse il suo stato d'animo. Anzi, vi dirò di più: l'unica certezza che avevo in quel momento era che non stava per nulla bene a livello emotivo.
Aveva appoggiato il gomito destro sulla scrivania e con la medesima mano si sosteneva la testa, come se fosse stanco, turbato o afflitto dalle continue prese in giro del suo collega.
Margaret parve molto sorpresa nel vederlo in quello stato; probabilmente non le era mai capitato di vederlo moralmente affranto.
Presa forse da un senso di colpa ingiustificato, si avvicinò poi alla scrivania del mio tutore e provò a tirarlo su di morale, parlandogli con tutta sincerità di quanto le dispiacesse per ciò che era capitato pochi attimi prima. Pur di farsi perdonare, si propose persino di rimettergli in ordine l'ufficio tutte le volte in cui avesse avuto bisogno, ma purtroppo, le sue parole vennero respinte poco dopo:
"Razza di labradoodle rompiscatole, sei ancora nel mio ufficio. Possibile che tu non abbia ancora capito che nessuno al dì fuori di me ha il permesso di entrarvi? Ora comunque, non ho tempo per stare dietro alle tue richieste di perdono, anche perché sarebbe un compito che se iniziato ora potrebbe protrarsi fino a tarda notte. Per tua informazione, ho del lavoro arretrato che non posso permettermi di trascurare ulteriormente. Ergo, fuori dai piedi Margaret!"
disse infatti lui, alzandosi di scatto e fissandola con uno sguardo severo. Lei, sentendo quelle parole, abbassò il capo e lentamente uscì da quell'ufficio, senza proferire ulteriore parola.
Forse da parte mia sarebbe stato mille volte più saggio seguire la mia amica e pensare ad altro. Ma non feci così; sapevo che Sheldon era turbato da qualcosa. E di certo non si trattava della presenza di Margaret all'interno del suo ufficio.
Lo vidi nuovamente seduto davanti alla scrivania, con i gomiti sul tavolo e la testa tenuta dalle sue stesse mani. Vedendolo in quello stato, mi sentivo in dovere di agire per cercare di aiutarlo. Così come aveva fatto Margaret, mi avvicinai alla sua scrivania e gli domandai:
"Ascolta, non devi dare ascolto alle parole di quello lì. È solo un bullo che non dimostra rispetto per nessuno. Sei sconvolto per questo, giusto?"
Sheldon alzò momentaneamente lo sguardo e, mentre mi guardò negli occhi, mi chiese con tono annoiato:
"Non hai ancora raggiunto la tua amica? Guarda che se non la raggiungi, potrebbe tranquillamente lasciarti indietro. E in tal caso, non ti lamentare se non la trovi più."
"Sul serio... È questo che ti sconvolge?"
gli chiesi nuovamente.
"Al momento non sono sconvolto" mi rispose lui, con aria cupa e pensierosa.
"E allora qual'è il problema? Sei arrabbiato con me e Margaret per caso? Se è così, giuro che non entrerò mai più nel laboratorio di biologia, lo prometto..." insistetti io, quasi sull'orlo delle lacrime.
"No, non sono neanche arrabbiato. Senti Valentina, preferisco parlartene stasera. Adesso preferirei concentrare interamente tutte le mie capacità cognitive sulla teoria delle stringhe, piuttosto che stare dietro a queste faccende. Va incontro alla tua amica e continuate a giocare, a esplorare o a fare qualsiasi cosa che riesce bene a voi bambini. E vorrei anche precisare che la regola che ho citato a Margaret vale anche per te: solo perché conviviamo nella stessa abitazione non significa che tu sia autorizzata a sostare all'interno del mio ufficio. Quindi, te lo chiedo gentilmente: lasciami da solo e chiudi la porta alle tue spalle appena esci."
mi disse lui, dopo aver sbuffato rumorosamente.
"Ma io..." provai a replicare, ma fui interrotta da Sheldon, il quale si alzò in piedi e, fissandomi con un sopracciglio inarcato, disse quelle esatte parole che mi convinsero a lasciar perdere l'intera faccenda:
"Non hai ancora capito Valentina? Forse qualche secco sculaccione potrebbe aiutarti a colmare questa tua mancanza di comprendonio, non trovi?"
Senza dire altro, mi girai di scatto e mi avviai verso l'uscita, ricordandomi di chiudere la porta dietro di me, proprio come mi aveva chiesto Sheldon.
Fortunatamente, Margaret era rimasta lì fuori ad aspettarmi. Su ciò non avevo mai avuto alcun dubbio: fin dal primo giorno, sapevo di poter contare su di lei in tutto e per tutto. Specialmente nelle piccole cose, come in questo caso.
"A parer mio, hai solo peggiorato la situazione. Adesso, oltre ad essere arrabbiato per via di Kripke, ce l'avrà pure con te" mi fece notare Margaret, avvicinandosi a me.
"Lo so... Ma Leonard mi ha parlato di lui come una persona in grado di sapersi difendere a parole e volevo solo cercare di capire il perché le prese in giro di quell'altro l'abbiano demoralizzato a tal punto, tutto qui... Tu hai mai visto Sheldon conciato in quello stato?" le domandai successivamente io, alzando la testa per incontrare il suo sguardo.
"A dirti la verità, no... Ho visto Barry Kripke prenderlo spesso di mira e, credimi, Sheldon è sempre stato in grado di reagire senza mai uscirne sconfitto. Non comprendo questo suo improvviso cambio di umore, ma una cosa che ho imparato sul suo conto durante i miei pomeriggi passati qui è che quando è nervoso o arrabbiato per qualcosa, bisogna lasciarlo stare. Vedrai che tra qualche ora gli sarà già passato tutto. Ma ciò dovresti saperlo meglio di me. Vivi con lui, no?"
mi domandò lei, mentre iniziammo a camminare lentamente lungo il corridoio.
Continuando a guardarla, le feci un piccolo sorriso e, successivamente, le dissi:
"Vivo con Leonard e Sheldon solamente da tre giorni. Devo ancora conoscerli bene prima di capire determinate cose."
Margaret, la quale stava camminando al mio fianco destro, mi rispose dicendo di aver capito e, successivamente, ci fu un silenzio imbarazzante che durò qualche attimo.
"Margaret, vorrei farti una domanda: ora che è successo quel che è successo, hai paura che Kripke possa andare da tua madre e fare la spia?" domandai io, rompendo quel silenzio che si era creato.
"Per niente. Kripke ha paura di mia madre e lei pensa che lui sia soltanto un povero deficiente. Anche se lo facesse, non lo prenderebbe sul serio. Quella di cui bisogna realmente preoccuparsi è la dottoressa Farrah Fowler."
"E chi sarebbe?" domandai incuriosita.
"Una neurobiologa che viene a fare delle ricerche qui alla Caltech una volta ogni tanto. Lei non vuole assolutamente che io metta piede all'interno del laboratorio di biologia ed è molto ferrea su questo discorso. Questo perché a parer suo rischierei di farmi del male o addirittura di rovinarmi l'intera infanzia nel caso passassi da quelle parti nel momento sbagliato, ma penso che le sue siano soltanto paranoie ingigantite. Ignorarla nei momenti in cui mi sgrida è un gioco da ragazzi; il vero problema è che lei sta simpatica a mia madre."
"Perché questo sarebbe un problema?" continuai a chiedere.
"Perché mia madre dà ascolto solo alle persone che le stanno a genio. Infatti, per colpa della dottoressa Farrah Fowler sono già finita in punizione almeno due volte nell'arco degli ultimi tre mesi e mi sarò subita come minimo cinque rimproveri. Tu giustamente potresti anche dirmi di fare più attenzione e di andare al laboratorio nei momenti in cui lei non c'è. E io in tal caso ti direi: magari fosse così facile! Al momento, la dottoressa Farrah Fowler non lavora propriamente alla Caltech e venendo soltanto in determinate occasioni non potrò mai sapere quali sono i suoi turni di lavoro. Ora presumo che tu abbia capito il motivo per il quale io abbia camminato a passo felpato davanti al laboratorio di biologia."
Dopo che Margaret finì di parlare, mi venne da pensare che quella non fu affatto una situazione facile.
Avevo un piano per liberare Daisy, ovvero la porcellina d'india di cui avete sentito parlare un paio di capitoli fa. Sapendo però dell'esistenza di questa dottoressa Farrah Fowler, l'intero piano si complicò ulteriormente.
E se durante quel pomeriggio stesso l'avessimo trovata a lavorare lì alla Caltech? Non avremmo potuto fare niente e per di più io e Margaret saremmo finite nei guai.
E sinceramente non avevo per nulla voglia di ricevere ulteriori sculacciate...
Mentre ragionai su un ulteriore piano di riserva, la mia amica ruppe questo mio corso di pensieri dicendo:
"È proprio come il dottor Cooper, ovvero una sciupa feste. Entrambi mi rammentano sempre le solite cose, ovvero non fare quello, non fare quell'altro, levati dai piedi che sto lavorando... Sul serio Vale, loro due sarebbero proprio una bella coppietta felice."
Quelle parole mi fecero ridere a crepapelle. Il solo pensiero di immaginarmi Sheldon Cooper sposato con una donna in grado di sopportarlo fu per me un qualcosa di veramente ridicolo.
Sommersa ancora dalle risate, chiesi se i due avessero mai avuto in passato una qualche occasione per incontrarsi. La risposta di Margaret fu negativa, in quanto Sheldon non aveva mai avuto un motivo valido per addentrarsi nei laboratori di biologia e, ovviamente, per Amy Farrah Fowler era lo stesso per quanto riguarda il reparto di fisica teorica. Entrambe terminammo il discorso con una sonora risata, canticchiando pure una canzoncina che faceva più o meno così:

My Strange LifeWhere stories live. Discover now