Capitolo 10: Cambio di vestiario

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Mi ci vollero pochi minuti prima di poter finire del tutto quel gelato. Sappiate che fino a quel momento era forse stata la colazione più buona che io avessi mai mangiato in vita mia.
Beh, le mie colazioni precedenti non erano certo paragonabili a quella deliziosa coppetta di gelato che Penny mi aveva gentilmente offerto durante quella mattinata.
Mi spiego meglio: all'orfanotrofio mi rifilavano sempre lo stesso identico e noioso porridge, mentre la colazione datami da Sheldon non era per nulla commentabile per motivi che voi già sapete. E poi, c'è un'altra cosa da dire a riguardo: mangiare il gelato come pietanza per me era da sempre stata una cosa più unica che rara. Ed è anche per questo che apprezzai molto questo piccolo gesto che Penny fece nei miei confronti.
Ad ogni modo, posai la coppetta oramai vuota sul tavolino situatasi davanti a me, mi girai verso Penny (la quale si era accomodata su una sedia in cucina) e la ringraziai calorosamente.
"Non c'è di che" mi rispose lei con tono impigrito, per poi subito dopo portarsi alle labbra il flacone della panna montata e riempirsi successivamente la bocca con quest'ultima.
Nonostante la mancanza di eleganza o di grazia mostratasi in quel suo comportamento, devo ammettere che mi venne da ridere.
"Cosa c'è?" mi chiese lei con ancora la bocca piena di panna.
"Sei buffa" risposi io, non riuscendo a fermare il mio attacco di risa.
"Parla quella che ha ancora tutta la bocca sporca di gelato" mi canzonò Penny subito dopo.
Per averne la certezza, strofinai un dito vicino alle mie labbra e, purtroppo, me lo ritrovai macchiato di marrone. Ero talmente presa dall'euforia del momento che non mi resi neanche conto di essermi sporcata la faccia.
Oppure non me ne resi conto semplicemente perchè, essendo stata all'epoca una bambina, ero già pasticciona di mio.
Comunque, Penny ingoiò la panna montata tutta d'un fiato, per poi alzarsi dalla sedia e tirare fuori da una credenza una scatola di salviette umidificate. Ne sfilò una e si avvicinò a me.
Capì fin da subito le sue intenzioni e infatti non mi lamentai nemmeno: mi prese il viso con una mano, mentre con l'altra ci strofinò sopra la salvietta.
In pochi secondi fui totalmente pulita.
"Grazie zia Penny"
"Figurati nipotina mia adorata!"
Rimasi stranita da quell'appellativo.
"Nessuno mi aveva mai chiamata così!"
"Abitituaci, perchè d'ora in avanti continuerò a strapazzarti di coccole e a riempirti di complimenti ogni volta che ne avrò l'occasione!"
Mentre pronunciò questa frase, mi scompigliò leggermente i capelli con la mano destra.
"Ma come si fa a non voler bene ad uno scricciolino così adorabile come te?"
Quella domanda mi colse alla sprovvista.
E allo stesso tempo, in testa sorse in me un dubbio: perchè all'orfanotrofio nessuno mi voleva bene? Erano forse loro gente sbagliata? Oppure ero io stessa un errore e casualmente ero finita in una cerchia di persone che provavano affetto nei miei confronti poichè erano loro stesse errate come me?
Non trovai mai l'esito certo a queste domande. E sinceramente, le risposte definitive non mi interessavano affatto.
Ma dato che non volevo più rientrare nell'argomento, tutti questi giri di parole furono e rimasero per sempre frutto della mia immaginazione.
In risposta a quella domanda (probabilmente retorica) di Penny, mi limitai solamente a rispondere in maniera incerta.
"Non saprei..."
"Te lo dico io: è impossibile non volerti bene. E coloro che non ti hanno mai trattata come si deve, sono persone da dimenticare. Adesso non ci pensare: hai la tua nuova famiglia che ti sta affianco"
Vi ho già espresso fino alla nausea su quanto fossi felice di aver trovato una nuova famiglia?
Probabilmente si, quindi per il vostro bene, non mi dilagherò più su questo argomento (anche perchè stiamo quasi per superare il decimo capitolo e ci siamo già lasciati alle spalle ben nove paragrafi, di cui otto di questi contengono più di 10000 caratteri.
E nonostante questo, non abbiamo nemmeno scrostato la punta dell'iceberg per quanto riguarda la narrazione di questa storia).
Tornando a noi: non ebbi parole per poter esprimere la mia contentezza. Quasi come se fosse istintivo, abbracciai Penny e lei ricambiò questo mio abbraccio.
"Ma quella che hai addosso è l'unica maglia che possiedi?" mi chiese Penny, mentre fui ancora avvinghiata tra le sue braccia.
"In realtà non è neanche mia. Me l'ha data  Leonard per farmi dormire con qualcosa addosso" le dissi io in risposta.
Ci staccammo da quell'abbraccio e Penny, guardandomi meglio, mi fece notare che quella maglia che avevo indosso non era per niente femminile e che sarebbe stato meglio ampliare e migliorare il mio guardaroba.
Mi chiese di seguirla subito dopo e, in pochissimo tempo, mi ritrovai all'interno della sua camera.
Questa mi piacque molto di più rispetto a quella di Leonard: i muri erano colorati di un bellissimo celeste, piuttosto che essere totalmente bianchi. Anzi, tutto in quella camera da letto era colorato; a partire dalle lenzuola che ricoprivano il letto, fino ad arrivare alla piccola poltroncina situatasi davanti alla scrivania.
Come Leonard, anche Penny era munita di una cabina armadio, ma la cosa che mi stupì  fu un piccolo particolare, di cui purtroppo Leonard non era affatto provvisto, ovvero il bagno privato in camera.
Se un giorno ci fossimo trasferiti, sicuramente avrei tanto insistito per ottenere una stanza come quella.
Mentre mi guardai intorno con un'espressione estasiata addosso, Penny aprì la sua cabina armadio, per poi tirarne fuori un'enorme scatola rosa ricoperta da decori floreali. La posò sul letto e, dopo averla aperta, potei notare il suo contenuto, ovvero un'infinità di vestiti da bambina.
"Ecco qua mia cara. Questo è stato il mio armadio per gran parte della mia infanzia. Questi vestiti mi hanno accompagnata fino a quando non ho compiuto dieci anni. Avrei dovuto darli in beneficenza qualche tempo fa, ma il lavoro e la pigrizia mi hanno sempre tenuta impegnata. Se vuoi, però, da oggi in poi possono essere tutti tuoi."
"Tutti miei???" esclamai io poco dopo, mostrando un sorriso a trentadue denti.
"Tutti tuoi. Beh, a questo punto dovresti essere a posto per qualche anno."
Penny mise una mano dentro la scatola e iniziò a frugare.
"Infondo, hai a disposizione magliette, pantaloni, qualche vestitino estivo, un paio di pigiami, calze, mutande e... uhm... le uniche cose che mancherebbero sarebbero le scarpe..."
"Non fa niente. Ho portato le mie" dissi io sorridendole.
"Non penso proprio che quelle ti basteranno per tutta la vita. Sai che ti dico? In questi giorni, ti porterò a fare una bella sessione di shopping femminile. Così, vediamo se riusciremo a trovarti qualcosa di carino" mi disse Penny, non prima di avermi mostrato un bellissimo sorriso.
Ed ecco a voi un altro termine che fino a quel momento non conoscevo.
"Zia Penny, ma.... cosa vuol dire fare shopping?"
"Beh, fare shopping significa...ehm, come te lo posso spiegare... significa andare alla ricerca di cose nuove che ti possono piacere."
"Come i vestiti?" chiesi io, sempre più incuriosita sull'argomento.
"Specialmente i vestiti. Vedo che sei una che apprende in fretta. Brava Valentina." mi disse Penny, mentre mi accarezzò amorevolmente la testa.
Che dire, cari lettori. Non posso descrivervi la quantità di entusiasmo che provai in quel momento. Ciò, sarebbe letteralmente impossibile. Non ero mai entrata in un negozio e non avevo mai avuto la possibilità di comprarmi qualcosa di mio. In orfanotrofio, in teoria avevo già tutto quello che mi serviva: cibo scadente servito in mensa, un paio di divise noiosamente e morbosamente uguali da indossare durante il periodo della giornata, un pigiama completamente bianco, qualche paio di biancheria intima e una manciata di giocattoli scadenti portati in orfanotrofio chissà quanti secoli prima.
Era ovvio che fossi esageratamente felice. Anzi, lo ero talmente tanto che mi feci addirittura prendere dall'entusiasmo stesso:
"Zia Penny, usciamo adesso per fare shopping???" le chiesi infatti io, iniziando a saltellare sul posto, con le braccia che indicavano quasi una preghiera.
"Oggi non possiamo. Vedi, per fare shopping, bisogna partire al mattino presto e stare fuori per tutta la giornata. Purtroppo il centro commerciale dista qualche ora da qui e partendo adesso, non avremmo la possibilità di vedere tutti i negozi. Mi dispiace piccola, ma ti prometto che, appena avrò il mio giorno libero, ti porterò molto volentieri. Solo tu e io, ok?" mi disse Penny, cercando di non farmi rimanere troppo male.
"Ow..." pronunciai io, prima di abbassare il capo. Ci tenevo tantissimo ad andarci in quell'esatto momento e il fatto che Penny non volesse portarmici subito, mi rattristò un pochetto. Ma le parole che mi disse dopo mi fecero però ritrovare il sorriso:
"Potresti comunque dare un'occhiata a ciò che c'è in questa scatola e scegliere cosa ti piace."
Non persi altro tempo e iniziai subito dopo a frugare.
Trovai moltissime magliette colorate sia a maniche corte e sia a maniche lunghe, notai jeans e pantaloncini, un pigiama di Hello Kitty, un paio di maglioncini colorati, tre o quattro felpe, i famosi vestitini estivi, mutandine e calze a volontà (se ve lo steste chiedendo, si. Si trattava di una scatola molto grande).
Volevo assolutamente cambiarmi e mettermi  addosso qualche vestito situato in mezzo a tutto quel ben di dio.
Optai alla fine per qualcosa di comodo, qualcosa che mi consentisse di stare tranquillamente in casa. Mi tolsi le mutandine e la maglia che Leonard mi aveva prestato la sera precedente e indossai ciò che mi ero messa da parte poco prima, ovvero: delle mutandine blu targate con la parola "Winx" scritta in rosa, una maglietta bianca a maniche corte con segnata al centro la parola "Omaha" di colore rosso e una tuta totalmente verde smeraldo per ricoprire il tutto.
Sulla felpa della tuta, vi era segnato sulla sinistra e all'altezza del petto un disegno di una stella argentata e sotto di essa vi era scritta nel medesimo colore la parola
"Viva il Nebraska".
Ovviamente indossai anche un paio di calzini. A proposito, anche all'inizio della storia avevo indosso un paio di calzetti. Ma arrivati fino a questo punto del racconto erano totalmente sporchi ed è anche per questo che li cambiai.
Ma non ho molto da dire a riguardo: quelli che presi dalla scatola di Penny erano dei semplici calzini neri.
Ad ogni modo, mi feci vedere meglio da quest'ultima e cercai di capire come stessi con quei vestiti addosso. Non erano esattamente della mia misura: la tuta e la maglietta le sentivo entrambe leggermente larghe. E anche Penny se ne accorse.
"Cavolo, hai indossato la tuta che utilizzavo in terza elementare per gli allenamenti di rugby.
La mia ex scuola, ovvero la Westside Middle School, all'epoca aveva organizzato dei tornei giovanili e io facevo parte di una delle tantissime squadre femminili. Mi ricordo il tutto come se fosse ieri: avevo solo otto anni.
Mentre la maglietta me l'aveva regalata mio nonno per il mio settimo compleanno.
Noto però che questi vestiti ti stanno un pò larghi. Giusto per curiosità, ma quanti anni hai?"
"Ho sei anni"
"Allora vorrà dire che non ti staranno stretti a breve. Ti insegno una cosa: è sempre meglio indossare un abito leggermente più grande rispetto alla tua taglia effettiva. Così facendo, quel vestito potrai sicuramente indossarlo per più anni di seguito, senza dover per forza cambiarlo".
Annuì in risposta al discorso di Penny e dovetti ammettere a me stessa che quello che mi aveva dato era effettivamente un bel consiglio. E sicuramente l'avrei messo in pratica ogni volta che sarei andata a fare shopping.
Ad ogni modo, Penny girò poi la testa verso una sveglia elettronica situata su un comodino vicino al letto.
"Accidenti, si sono già fatte le 12:30. Come passa il tempo quando ci si diverte, dico io. Che ne dici se ci ordinassimo due bei cheeseburger da mangiarci tranquillamente sul divano davanti alla tv?"
L'idea era di per se molto carina. Però, avevo ancora in testa le raccomandazioni date da Sheldon e in quel momento mi venne da pensare che il cheeseburger non era affatto un pasto salutare. E Sheldon aveva chiesto a Penny di prepararmi un pranzo ricco di fibre, senza grassi o carboidrati inutili.
Stetti per farlo notare, ma Penny, come se sapesse leggermi nel pensiero, mi precedette dicendomi:
"Se mi ricordi ancora una volta ciò che ha detto lo zio Sheldon, ti mando da lui e ti faccio preparare il pranzo direttamente da lui stesso. E mentre io sarò qui a gustarmi un buonissimo cheeseburger, tu invece...."
"Vada per il cheeseburger!" esclamai io, senza dare il tempo a lei di finire la frase.
Effettivamente non volevo affatto mettere sotto i denti un pranzo simile di gusto alla prima colazione di quella mattina...
Anzi, l'idea non mi entusiasmava affatto...
"Sapevo che ti avrei convinta facilmente" disse infine Penny con tono fiero.
Ci avviammo poi verso il salotto. Io mi accomodai nel solito posto sul divano, mentre Penny prese il telefono di casa, chiamò la paninoteca e ordinò i fantomatici cheeseburger, i quali ci furono consegnati mezz'ora dopo.
Nell'attesa, Penny accese la tv e mandò in onda un canale che trasmetteva costantemente cartoni animati per bambini.
Ricordo ancora adesso che, sia mentre attendavamo il pranzo e sia durante quest'ultimo, avevamo guardato tre episodi di fila di un cartone animato molto particolare:
per farvela breve, il protagonista era un giovane ragazzo vichingo dai capelli castani, e aveva un bellissimo drago nero come fidato compagno. I due, insieme ad un gruppo di altri ragazzi in sella ai loro draghi, avevano il compito di perlustrare questa isola vichinga in cerca di nuove terre da scoprire, draghi da salvare e cacciatori di draghi da combattere.
Insomma, il tutto era molto intrigante e anche a Penny piacque molto quella serie.
Per quanto riguarda il resto del pomeriggio, ahimè, non ho molto da dire: dopo quel pranzo, fui colpita da un pesante abbiocco e mi addormentai sul divano una quarantina di minuti dopo.
E un bellissimo sogno mi accompagnò durante tutto quel pomeriggio: sognai di essere in groppa a bellissimo drago (un incubo orrendo, per la precisione), il quale aveva le squame colorate con bellissime sfumature di colore. Queste erano principalmente blu e gialle, ma in alcuni punti del corpo arrivavano anche al verde.
Volavo sulla groppa di questo drago verso luoghi a me sconosciuti; prima si volava sopra l'oceano, poi si attraversava un'isola, poi ancora sull'oceano e così via.
E al mio seguito avevo l'intero gruppo di quei ragazzi che vidi all'interno della serie, compreso il giovane vichingo in groppa al drago nero.
Il tutto si concluse con il mio risveglio, motivato soprattutto grazie a Penny, la quale mi svegliò verso le 16:55.

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