Capitolo 15: L'offerta della bevanda calda

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Rimasi in piedi davanti a Sheldon per qualche secondo, fissandolo con gli occhi ancora velati dalle lacrime.
Nel mentre, portai una mano al mio sedere: quest'ultimo era incredibilmente caldo e mi bruciava leggermente. Non che si trattasse di un dolore insopportabile, ma la sensazione in se fu parecchio fastidiosa. Provai a strofinare per alleviare il bruciore, ma ciò non portò ad alcun risultato.
Quel giorno avevo scoperto una cosa: le sculacciate non mi piacevano affatto. Ma, in fin dei conti, una punizione per principio non deve essere piacevole. Altrimenti, non potrebbe considerarsi tale. 
"Devo accoglierti tra le mie braccia per darti conforto o non ce n'è bisogno?" mi chiese Sheldon, mentre era ancora seduto davanti a me.
Stetti per accettare l'offerta. In fondo, come si può rifiutare un abbraccio? Ma mi venne in mente il suo punto di vista riguardo al contatto fisico. E dato che lo odiava, non mi sembrava il caso di farlo sentire obbligato a fare qualcosa che in realtà non voleva fare. Soprattutto in un momento in cui stavo bene mentalmente.
"Grazie per l'interesse, ma non è necessario"
"Oh, menomale e grazie al cielo!" esclamò poi Sheldon, contento per il mio rifiuto.
"Chiusa questa parentesi, volevo metterti al corrente sul fatto che la tua fedina penale è completamente pulita. Hai scontato la tua pena e i tuoi strike sono stati ritirati" mi disse Sheldon, prima di alzarsi e di avviarsi fuori dalla camera. Io lo seguì e nel mentre gli chiesi:
"E quindi a questo punto cosa succede?"
"Succede che hai nuovamente a disposizione i tuoi tre strike. E cerca di non sprecarli, così come hai fatto per i precedenti tre. La prossima volta, potrei andarci più pesante" mi rispose Sheldon con tranquillità.
Ci ritrovammo nuovamente in salotto. Lui andò in cucina, mentre io mi avviai verso il divano e mi sedetti.
Ma mi dimenticai del posto riservato a Sheldon e, purtroppo, mi sedetti proprio sopra di esso.
"Devo per caso rammentarti di non sederti al mio posto?" mi chiese Sheldon con tono leggermente severo.
Mi spostai subito dopo, trovando in tutta questa vicenda un fattore alquanto inquietante: come aveva fatto a capire che mi ero seduta al suo posto se lui stava guardando dalla parte opposta rispetto al divano? E come aveva fatto a vederlo se, nel momento in cui mi ero seduta, lui era impegnato a frugare nelle varie credenze della cucina, per di più mentre mi dava le spalle?
Stavo iniziando a pensare che Sheldon fosse effettivamente un alieno venuto da un altro pianeta, e che possedesse degli occhi proprio dietro la testa. Al solo pensarci, mi venivano i brividi su tutta la schiena. Ma prima di arrivare a conclusioni affrettate, volevo avere delle certezze chiare e precise.
"M-ma... C-c-come hai f-fatto a s-sapere c-che..."
"Anni di continuo bullismo a scuola mi hanno portato a rafforzare sensi come l'udito e la vista, rendendoli più sviluppati rispetto a quelli di qualunque altro essere umano.
Mi è bastato percepire lo scricchiolio  emesso dal mio cuscino non appena i tuoi glutei hanno toccato quest'ultimo."
In quel preciso istante, ammisi a me stessa che tutto ciò fu molto inquietante. Ma cercai comunque di non pensarci. Soprattutto, pensai che in futuro sarebbe stato meglio evitare come la peste quel posto sul divano.
"Gradisci una bevanda calda?" mi chiese Sheldon, mentre era ancora intento a frugare nelle credenze situate in cucina.
"No grazie. Sto bene così" gli risposi invece io, non avendo per niente sete.
Sheldon si girò improvvisamente verso di me e mi disse:
"Sei ancora scombussolata per via della punizione appena subita. È mio dovere offrire  agli ospiti che soggiornano in questa casa una bevanda calda quando questi sono tristi, depressi o, per appunto, scombussolati."
Apprezzai molto quel gesto di generosità da parte sua. Ma nonostante ciò, rifiutai nuovamente l'offerta.
"Davvero Sheldon, non ne ho voglia"
"Guarda che non hai scelta a riguardo. Quindi, adesso ti proporrò una lista di bevande calde e tu ne accetterai una senza fare complimenti."
Se proprio voleva farlo, tanto valeva dargli corda. Tanto, me l'avrebbe preparata comunque.
Girandosi nuovamente verso la cucina, iniziò ad elencarmi tutte le tipologie di bevande calde che aveva a portata di mano:
"Allora, gradiresti un semplice thè ai frutti di bosco, una tisana rigenerante alle erbe aromatiche, il che sarebbe un'ottima scelta per via del tuo problema di costipazione, oppure una gustosissima cioccolata calda?"
La scelta, ovviamente, fu assai scontata.
"In arrivo una cioccolata calda preparata con latte senza lattosio e con l'ausilio di cacao fondente al 70%".
'Sperando che faccia meno schifo rispetto alla colazione di stamattina' mi venne da pensare.
In neanche dieci minuti, Sheldon si presentò davanti a me con in mano una tazza fumante di quella che a primo impatto sembrò cioccolata calda fondente.
L'appoggiò sul tavolino, prese poi il telecomando e accese la TV, indirizzandola sul canale Nickelodeon.
In quell'esatto momento veniva trasmesso un cartone animato a me ancora sconosciuto, nel quale vi erano pesci antropomorfi che vivevano una vita molto simile alla nostra.
"Oh no. Sarò obbligato ad udire per i prossimi quaranta minuti questo ammasso di stupidità ed ignoranza costruito sotto forma di cartone animato... Ma cosa ho fatto di male per essere costretto all'ascolto di questa tortura audiovisiva?..." esclamò rattristato Sheldon alla vista di quel cartone.
Per quanto mi riguardava, a primo impatto non mi sembrò affatto tragico.
"A me sembra carino. E poi, quella spugna gialla in calzoncini mi sta già simpatica"
Ovviamente il caro Sheldon Cooper ebbe da ridire anche su questo.
"Spongebob Squarepants rappresenta tutto ciò che esiste di sbagliato nell'ambito scientifico e nel campo della fisica! Se questo non bastasse, si tratta di un programma stupido, imbecille e creato apposta per soggiogare la mente di voi ragazzini con delle assurdità talmente elevate che definirle tali è un eufemismo. E, a proposito di definizioni, quella più appropriata per il protagonista è irritante, così come lo è per gran parte dei personaggi che appartengono a questo lerciume che non sarebbe neanche degno di meritare l'esistenza!"
Non capivo questo odio da parte sua nei confronti di quel cartone animato. In fondo, sembrava veramente carino a vedersi per la prima volta.
Sheldon si avviò poi verso il suo portatile. Si sedette sulla sedia davanti ad esso e, prima di iniziare a pigiare tasti sulla tastiera, disse un'ultima cosa: 
"Per questa volta farò un'eccezione poiché te l'avevo promesso. Ma dai prossimi giorni in poi la visione di quella sottospecie di monumento all'ignoranza sarà assolutamente vietata all'interno di questa casa!"
Non risposi al suo commento. Avrei rischiato di innescare una discussione che non sarebbe finita in breve tempo. E poi, ero curiosa di sapere se aveva effettivamente ragione.
Continuai a guardare la TV e alla fine ammisi a me stessa che Sheldon un pò di ragione ce l'aveva riguardo a quel cartone animato.
Non che fosse brutto, però c'era un susseguirsi di scene e di vicende che non avevano alcun senso; per esempio, in una scena i due protagonisti si erano messi ad accendere un fuoco (sott'acqua). Potrei anche citare il fatto che uno dei personaggi principali è uno scoiattolo che vive costantemente all'interno di una tuta spaziale (perché, dico io?) e che un granchio ha una balena come figlia.
Sapevo benissimo che tutto ciò non poteva avere alcun senso se veniva paragonato al mondo reale, però in fin dei conti si chiama "cartone animato" proprio per questo.
Ad ogni modo, mentre fui immersa in quello strambo mondo sottomarino, bevvi con tutta calma quella cioccolata che Sheldon mi aveva offerto.
Rispetto alla colazione di quella mattina si era fatto un passo avanti: perlomeno il sapore del cioccolato era molto intenso.
Finì di bere la mia bevanda calda nell'esatto momento in cui era partita la pubblicità. E, pochi minuti dopo, sentì una chiave entrare nella toppa della serratura del nostro portone. Dopo qualche giro di chiave, quest'ultimo si aprì e Leonard entrò finalmente in casa.
Fui talmente tanto contenta di rivederlo che mi alzai dal divano, corsi verso di lui urlando dalla gioia e lo abbracciai continuando a sbraitare:
"Zio Leonard!!! Sei tornato, sei tornato!!!"
"Si cucciola, sono tornato. È bello rivederti, però lasciami entrare, per favore" disse Leonard gioiosamente.
Mi staccai dall'abbraccio e lui si avviò verso il centro del salotto.
Si girò subito verso di me e, notando i vestiti nuovi, mi chiese entusiasta dove li avessi presi. Io gli risposi che me li aveva regalati Penny.
"Hai già conosciuto Penny? E come ti sembra?"
"Molto simpatica. Pensa che oggi mi ha regalato una scatola piena di suoi vestiti che non indossa più e mi ha fatto scoprire un bellissimo cartone animato in cui ci sono i draghi!"
"Ah, bene. Sono molto contento. Di quale cartone si tratta?"
"Ehm ehm" pronunciò Sheldon, prima di alzarsi in piedi e di avvicinarsi a noi.
"Scusate se interrompo il vostro bel discorso, ma Leonard, ti devo forse ricordare che è buona educazione salutare cordialmente il proprio inquilino quando non lo si è visto per un lungo lasso di tempo?"
"Oh, ciao Sheldon" lo salutò distrattamente Leonard.
"Così va meglio, anche se mi ritengo leggermente offeso. Comunque, il cartone animato in questione è Dragon Trainer."
Concluso il discorso, Leonard si guardò per qualche secondo intorno prima di dire:
"La casa sembra essere nelle stesse identiche condizioni in cui l'ho lasciata. Questo è un buon auspicio. Allora, vi siete divertiti in mia assenza?"
"Oh Leonard, avremo tutto il tempo a disposizione per poter conversare sul mio livello di divertimento raggiunto durante questa giornata. Ma prima potresti prendere le ordinazioni dal ristorante cinese? Sono le 19:30 e avrei una certa fame."
"Mi spiace per te Sheldon, ma stasera c'è un cambio di programma. Avevo intenzione di portare la piccola al Cheesecake Factory, per poi farle fare un giro qui a Pasadena."
Sheldon lo guardò dispiaciuto, per poi iniziare a comportarsi peggio di un bambino di quattro anni.
"Ma... Ma oggi è venerdì Leonard... E il venerdì è la giornata del cibo cinese e dei giochi vintage... Avevo pure messo da parte Super Mario per nintendo 64 in attesa di questa serata..."
"Ci giocheremo in un'altra occasione. E poi, qualche variazione nella vita quotidiana non fa mai male. Forza Sheldon, vai a metterti le scarpe."
"Le variazioni rientrano sempre nel pieno concetto di male! E poi, lo sai che per via della delicatezza del mio intestino devo rispettare una dieta precisa che rientra nell'arco dell'intera settimana..."
"Il tuo intestino sopravviverà se per una sola volta non rispetterai la tua stupida dieta. E in secondo luogo, quest'oggi prendilo come una sorta di venerdì in cui tutto può accadere. Vai a metterti le scarpe."
"Anzitutto, stupida lo dici a tua sorella! E poi, il giorno in cui tutto può accadere è il terzo giovedì di ogni mese, non certo un qualunque venerdì. Prima di mettere in pratica un cambio di normativa come questo, la questione dovrebbe essere discussa nella riunione di condominio settimanale."
"Allora la seguente normativa verrà approvata prima del previsto. Vai a metterti le scarpe..."
Il tono di Leonard si faceva sempre più nervoso.
"Sappi che se dovessi decidere di infrangere le regole, ti giocherai a tua volta uno strike sulla tua fedina..."
"Correrò il rischio... Vai a metterti le scarpe..."
Disse quest'ultima frase a denti stretti. E, per quanto mi riguardava, mi stavo preparando ad un imminente esplosione da parte sua.
"Allora non te ne importa affatto del..."
"HAI ROTTO IL CAZZO SHELDON!!!" urlò infine Leonard, rosso in faccia per via della rabbia.
La sua incazzatura non solo zittì il suo coinquilino, ma obbligò me a nascondere la testa tra le braccia.
"È DALLE 6:30 CHE SONO IN PIEDI E CHE LAVORO SENZA SOSTA! È DA QUANDO HO ALZATO IL CULO DAL LETTO CHE NON HO UN SINGOLO ATTIMO DI TREGUA! TI AVVISO SHELDON, STASERA SONO FACILMENTE IRRITABILE E TI POSSO ASSICURARE CHE NON SONO CERTO VENUTO QUI A CASA PER FARMI ROVINARE LA SERATA CHE AVEVO PROGRAMMATO APPOSTA PER FAR DIVERTIRE LA BAMBINA! QUINDI, VAI A METTERTI LE SCARPE!!!"
Sentì subito dopo i passi di qualcuno che si avviava a passo svelto verso il corridoio.
Successivamente, percepì una mano scrollarmi leggermente la spalla destra.
"Ehi. Scusami tanto se ti ho spaventa, ma quando ci vuole, purtroppo ci vuole."
Tirai la testa fuori dal mio nascondiglio e mi ritrovai davanti agli occhi un Leonard sorridente e allo stesso tempo paonazzo in viso.
"Ascolta, potresti andare pure tu a metterti le scarpe?" mi chiese lui in tono gentile.
Corsi svelta in camera di Leonard, mi misi le scarpette che avevo ancora conservate dalla sera precedente e tornai in salotto in quattro e quattr'otto.
Sheldon ci raggiunse poco dopo. Dopo che Leonard gli ebbe fatto notare che io ero più obbediente rispetto a lui, uscimmo tutti e tre di casa. Mentre scendemmo le scale, non successe nulla in particolare, a parte qualche altra piccola lamentela da parte di Sheldon, le quali vennero subito placate da Leonard con assoluta tranquillità, ma sinceramente non ho per niente voglia di farvi sapere pure queste piccolezze, dato che non possiedo affatto il dono della sintesi e dato che oramai la situazione l'avete compresa.
Salimmo successivamente in macchina, la quale era parcheggiata a pochi metri di distanza dal nostro condominio.
Leonard si mise al posto di guida, Sheldon si sedette di fianco a lui e a me toccò sostare nei sedili posteriori. Ed è nell'esatto momento in cui la macchina partì che scoppiò il vero e proprio delirio.
Ma questo è un argomento che tratterò nel prossimo capitolo.

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