Capitolo 8: Verità rilevate

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"Bene. Ora che finalmente sono riuscito a dissotterrare questo stato di dolore che ti affliggeva, gentilmente scendi subito dalle mie gambe."
Furono queste le parole dette da Sheldon dopo che mi ebbe cantato quella dolcissima canzoncina e dopo che mi fui un minimo calmata. Anche se un pò dispiaciuta, feci ciò che mi era stato chiesto e appena mi ritrovai nuovamente seduta sull'altra sponda del divano, Sheldon si guardò la spalla dove vi avevo pianto fino a pochi attimi prima. Nel suo viso si formò un'espressione evidente di disgusto e in pochissimo tempo lo vidi in piedi dal lato della cucina con in mano un flacone di non so quale sostanza che continuò a spruzzarsi in maniera esagerata sulla manica inumidita dalle mie stesse lacrime. Non vi sto a nascondere che in quel momento ero molto sorpresa per via di quel piccolo segno d'affetto che Sheldon aveva mostrato nei miei confronti. E con i pensieri incredibilmente confusi, mi alzai dal divano e andai verso quest'ultimo, il quale stava ancora spruzzando quella sostanza sulla sua manica destra. Fu lui il primo a proferir parola:
"Vedi di non abituartici. Oggi ti ho concesso di farlo semplicemente per via dell'aumento incontrollato dei tuoi atti respiratori, definitasi iperventilazione, o come la chiamo io, crisi respiratoria dovuta alla costante perdita di lacrime da coccodrillo. E poi, ammetto che i tuoi fastidiosi lamenti non mi permettevano di essere abbastanza concentrato sul mio dovere. Adesso non voglio assolutamente caricarti addosso l'arduo compito di mantenere il segreto, ma è meglio se di tutta questa storia ne siano a conoscenza in meno persone possibili, va bene?"
Annuì in risposta, anche se non capivo ancora una cosa; se gli dava così fastidio il fatto che fossi entrata nella vita sua e di Leonard, per quale motivo mi aveva salvata? E per quale motivo mi aveva dato la possibilità di abbracciarlo? Con questi quesiti che continuarono a ronzare nella mia mente, dissi con un pò di timore:
"Pensavo che non te ne importasse nulla di me..."
Sheldon posò definitivamente quel cavolo di flacone sopra il ripiano della cucina e mentre si esaminò la manica, mi rispose dicendo:
"Che pensiero crudele. Io non ho mai detto che non me ne importa nulla di te. Ho detto che non voglio avere nulla a che fare con te. Hai stravolto completamente il significato delle mie parole. Prendiamo come esempio Leonard: si tratta del mio inquilino ed è una delle poche persone a questo mondo che riesce a comprendermi in tutto e per tutto. Anche se spesso non andiamo d'accordo, per lui mi butterei sotto a un treno se fosse necessario. Ma questo non significa che voglia sempre avere a che fare con lui. Stessa cosa vale per il resto della comitiva..."
"Comitiva?" chiesi io incuriosita.
"È quello che ho appena detto. Sto parlando della brigata di amici che condivido assieme a Leonard. Dicevo che la stessa cosa vale per loro: anche se si tratta di persone con cui condivido un saldo legame sociale, solitamente li ignoro mentre vengono ospitati in questa casa. A meno che non si organizza una determinata attività ricreativa che interessi anche a me, ovviamente.
Vorrei provare a farti ragionare su una cosa: a prescindere dalla situazione in generale, secondo te se non me ne importasse nulla del tuo conto, ieri sera avrei discusso con Leonard per mezz'ora per capire se sarebbe stato meglio tenerti qui o affidarti a un'altra persona, interrompendo tra l'altro il mio lavoro? Ti avrei preparato la colazione stamattina? Sarei qui a conversare con te piuttosto che a finire la ricerca da consegnare al mio capo sul diagramma di Feyman? Guarda in faccia alla realtà: se non me ne importasse nulla di te, ieri sera non ci avrei pensato due volte a non dare ascolto a Leonard e a lasciarti morire in mezzo alla strada."
Il discorso di Sheldon non faceva alcuna piega.
Effettivamente Leonard me ne aveva già ampiamente parlato la sera prima sul carattere di Sheldon e, se vi ricordate, mi aveva pure parlato del suo comportamento.
E ripensando a come mi aveva spiegato il tutto, ero arrivata alla conclusione che quelli di quella mattina erano forse i gesti più affettuosi che Sheldon potesse dimostrarmi.
Il fatto che avesse un brutto carattere quello di certo non lo si poteva cambiare e se ciò era il massimo che potesse offrire nei miei confronti, dovevo esserne felice e accontentarmi. O perlomeno così pensavo.
"Certo, ho capito. Scusami tanto per la mia paranoia" mi scusai io, senza dire o chiedere altro.
"Scuse inadeguate accettate. Comunque, sappi che stamattina ti sei bruciata il tuo secondo strike, per dirla in ambito sportivo".
Se vi ricordate, aveva detto una cosa simile la sera precedente, dopo che mi aveva tirato quel primo sculaccione. Avevo capito di avere a disposizione tre chance, ma in quel momento volevo assolutamente saperne di più.
"Ovvero?" domandai io.
Sheldon mi rispose dopo essersi seduto sulla sedia su cui lavorava:
"Gli ospiti che sostano qui per un determinato periodo di tempo o che sono abituali ad entrare e uscire da questo appartamento hanno determinate regole da seguire. E se queste vengono infrante, si accumulano i cosiddetti strike. Questi rimangono segnati sulla fedina penale per un anno intero e, arrivati a tre strike, scattano le conseguenze da pagare".
Con l'ansia che stava lentamente salendo, chiesi la fatidica domanda:
"In cosa consisterebbero queste conseguenze?"
"Se tu avessi qualche anno in più, pagheresti lo stesso identico pegno di tutti gli altri, ovvero il bando da questa casa. E in tal caso, gli unici modi che avresti a disposizione per farti perdonare e per ritirare gli strike consisterebbero o nel chiedere direttamente delle sincere scuse al sottoscritto, oppure seguire uno dei miei corsi sulla fisica teorica.
Ma dato che non hai ancora raggiunto l'età adulta, questa tipologia di norma non può essere applicata sul tuo conto. Non ti credere però di essere più fortunata rispetto agli altri: su insistenza di Leonard (purtroppo), sarai graziata per quanto riguarda ogni singolo errore di poco conto, i quali equivalerebbero ad uno strike immediato per chiunque altro.
Nel tuo caso gli unici motivi per cui ti verranno assegnati gli strike sono: disobbedienza, recidività e altri fattori veramente gravi. In conclusione, per quanto riguarda le conseguenze, queste si baseranno su un metodo fisico un pò vecchio stile e purtroppo per te il perdono, in tal caso, sarà accettato solo ed esclusivamente a fine punizione."
Immaginavo già cosa intendesse dire Sheldon, ma volevo comunque averne la conferma precisa. Con un filo di voce e con il cuore che iniziò a battermi nella cassa toracica, chiesi quest'ultima domanda:
"E quali sarebbero queste punizioni?"
"Nulla che tu non abbia già assaggiato durante questo lasso di tempo in cui hai soggiornato qui. L'unica differenza in una vera e propria punizione è che dovrai stenderti sulle mie ginocchia e la mia mano percuoterà il tuo fondoschiena in maniera un pò più severa. Il tempo della punizione dipenderà ovviamente dalla gravità delle tue azioni commesse.
Ad ogni modo, ti conviene stare attenta perchè di strike te ne sei già giocati due; uno per avermi mancato di rispetto ieri sera e l'altro poichè stamattina hai rischiato di perdere la vita, rischiando tra l'altro di mettere nei guai anche me, dato che al momento sei sotto la mia responsabilità. Al prossimo strike, mi dispiace dirlo, ma sarò obbligato a dartele".
Annuì, anche se con addosso una leggera sensazione di spavento. Dovevo accettare il fatto che quelle sarebbero state le regole e purtroppo non potevo farci niente per cambiare le carte in tavola. E discutere avrebbe solo peggiorato la situazione e non sarebbe servito a niente, specialmente se mi ritrovavo a discutere con una persona come Sheldon.
"Leonard mi ha parlato della tua paura verso questo metodo punitivo prima di andare al lavoro. Farà anche male, questo è vero, ma nessuno è mai morto per una manciata di sculacciate. Capirai che alla fin fine per te è stato meglio così" mi disse quest'ultimo, prima di girarsi e di ricominciare a lavorare.
Se neanche Leonard era riuscito a convincerlo, allora era seriamente inutile discutere su questo argomento. Beh, a conti fatti, sarei dovuta rimanere lontana dai guai per un anno intero prima che questi miei strike venissero ritirati. Cosa assolutamente impossibile, dato che all'epoca ero una bambina molto spericolata (se non lo si fosse ancora capito).
Nonostante questo, presi l'intera questione molto seriamente. Non volevo affatto rischiare di prenderle per un tempo indeterminato.
Ad ogni modo, feci scivolare velocemente dalla mia testa questi pensieri e feci la cosa "meno noiosa" che potessi fare in quel momento; ovvero usufruire dell'unica fonte di intrattenimento presente in quella casa.
Mi avvicinai a Sheldon, mi misi al suo fianco e dopo essermi appoggiata sulla sua spalla sinistra (l'unica a non essere bagnata), lo guardai lavorare. Ovviamente lui non apprezzò il mio gesto e con voce sprezzante mi disse:
"Togliti subito dalla mia spalla! Piccola e ignorante labradoodle, dovresti imparare che non sono tanto avvezzo al contatto fisico. Ma evidentemente non conosci il significato del termine "vedi di non abituartici". Comunque..."
"Ok, va bene! Scusami!" gli risposi io in maniera alterata senza neanche rendermene conto.
Il volto di Sheldon si rabbuiò subito dopo.
"Non amo essere interrotto. E soprattutto, non mi è affatto piaciuto il tono che hai utilizzato.
Dicevo: io solitamente non sono uno che si ripete più e più volte. Quindi, alla prossima mancanza di questo tipo, ti meriti uno strike supplementare. E questo accadrà soprattutto se utilizzerai ancora una volta quel tono nei miei confronti..."
Vi posso assicurare che quello strike avrei tanto voluto tirarglielo io stessa. In testa e adoperando una vera mazza da baseball.
Ma purtroppo non potevo fare proprio niente. Mantenendo la calma, mi allontanai da lui e continuai a guardare il suo operato stando in piedi e ad una certa distanza fisica.
Passarono circa quaranta minuti e devo dire che, nonostante non ci stessi capendo una fava, il tutto mi affascinò alquanto. Sarà stato sicuramente per via della noia, ma tutti quei diagrammi e tutte quelle formule a me sconosciute, mi piacquero veramente tanto sul momento. E dato che ancora adesso non so minimamente cosa sia un diagramma di Feyman, potete benissimo immaginare quanto possa essere durata questa passione verso la fisica teorica.
Ma ero talmente presa da tutto ciò che ad un certo punto mi venne naturale esclamare
"Che figata!"
Sheldon sorpreso lanciò un rapido sguardo verso di me, per poi tornare a fissare il portatile e dire:
"Per la prima volta sono costretto a darti ragione. La fisica è un'arte meravigliosa, la quale è in grado di aprire molte porte verso il successo se studiata in maniera meticolosa.
Colgo la palla al balzo per insegnarti una cosa: quando si apprende ogni singola legge della fisica, tutto diventa possibile".
Sorrise mentre fece questo discorso. Avevo l'impressione di aver toccato un tasto molto delicato che, se tastato bene, mi avrebbe portato ad accumulare simpatia verso Sheldon. Forse avrei dovuto giocarmi più spesso questa carta?
Sicuramente sarebbe stato un quesito a cui avrei dovuto pensare più e più volte durante la mia permanenza in quella casa.
Non so effettivamente cosa mi fosse preso, ma dopo quel suo discorso mi venne anch'esso naturale da dire:
"Mi potresti insegnare qualcosa, per favore?".
Sheldon si girò nuovamente verso di me. Questa volta però ebbe stampato in viso un'espressione molto sorpresa:
"Se proprio vuoi imparare, quando sarà il momento, io e Leonard ti insegneremo tutto ciò che c'è da sapere partendo dalle basi.
Anche se ho incredibilmente apprezzato il tuo entusiasmo, al momento penso che sia meglio farti passare il tempo in un'altra maniera. E riguardo a ciò, credo proprio di aver appena trovato un'idea geniale!"
Detto ciò, si alzò dalla sedia e vi avviò verso la porta d'ingresso. Mi fece successivamente segno di seguirlo.
"Stiamo per uscire?" chiesi io nel mentre varcai la soglia della porta.
"L'esito della tua domanda potrebbe essere sia positivo e sia negativo. Dipende dal contesto in cui volevi andare a parare. È corretto dire che stiamo per uscire dall'appartamento, ma allo stesso tempo è inesatto dire che stiamo per uscire dal palazzo."
"E dove mi staresti portando?"
"Nell'appartamento davanti al nostro. Ad ogni modo, non ti preoccupare per il tuo vestiario; tanto voi pargoli frignanti sapete essere incredibilmente adorabili anche con addosso un sacco della spazzatura."
Effettivamente avevo ancora indossata la maglia che mi aveva dato Leonard per dormire la notte precedente.
Però, non potevo farmene una colpa: infondo, era l'unico capo di vestiario che avessi a disposizione per vestirmi.
Sheldon socchiuse la porta di casa, per poi avviarsi verso un altro portone che si stanagliava a pochi metri da noi.
Io non rimasi indietro e, appena arrivati davanti al portone, Sheldon iniziò a bussare.
"(Toc, toc, toc) Penny! (Toc, toc, toc) Penny! (Toc, toc, toc) Penny!"
Al terzo bussare, la porta davanti a noi si aprì. Colei che l'aveva aperta fu una ragazza bionda e, rispetto a me, era anch'essa alta. Pensai che potesse essere sicuramente più carina, se non fosse stata così trasandata. I suoi capelli biondi erano totalmente spettinati ed indossava una tuta quasi completamente grigia. Sembrava un maschiaccio piuttosto che una ragazza vera e propria. Ma in fondo, neanche io in quel momento ero messa bene, quindi non mi permisi neanche di giudicare.
"Sheldon, ma chi è questa meraviglia che ti sta accanto?" iniziò Penny, accucciandosi alla mia altezza e sorridendomi calorosamente. Ovviamente non potei che ricambiare il gesto. Ammetto che lei mi è sempre stata simpatica fin da subito.
"Un enorme peso che Leonard mi ha brutalmente caricato sulle spalle contro la mia volontà" le rispose direttamente Sheldon subito dopo. Per molti questa potrebbe essere effettivamente considerata come una frase offensiva. Ma il sorriso che mi aveva mostrato Penny mi fece stare totalmente tranquilla. L'espressione felice di quest'ultima si tramutò in un'espressione seria appena Sheldon finì la frase. Si alzò in piedi e gli disse faccia a faccia:
"Ah, ecco. Mi pareva strano che la bambina avesse a che fare con te. Per un attimo ho pensato che potesse trattarsi di una tua nipote o di una qualche tua parente."
"Che assurdità Penny. Mio fratello e mia sorella non sono intenzionati ad avere figli prima del loro matrimonio. E anche se li avessero, certamente non sarei io a far loro da balia."
"E allora chi sarebbe? Una parente di Leonard?"
"No. Adesso ti spiego il perchè della sua presenza: ieri Leonard si è soffermato più del dovuto al laboratorio e, proprio nel momento esatto in cui stava tornando a casa, ha incontrato questa bambina in mezzo al marciapiede. E ovviamente ho dovuto accettare di ospitarla poichè dopo una piccola riunione tra inquilini non abbiamo trovato alcuna persona adatta o disposta a prendersene cura".
Lo sguardo di Penny si riaddolcì nuovamente. Di nuovo, si abbassò alla mia altezza e, mentre mi accarezzò una guancia, mi disse:
"Oh, piccolina...Devi averne passate di tutti i colori e..."
"Avrei da ridire sul termine che le hai appropriato. Prova tu stessa a darle soccorso mentre rischia di cadere dalla finestra. In una situazione nella quale tra l'altro ci è finita lei stessa. Voglio proprio vedere se dopo continueresti ad essere dolce nei suoi confronti..."
Mi imbarazzai appena Sheldon rivelò questa verità e le mie guance iniziarono a scaldarsi. Penny smise di accarezzarmi, per poi rialzarsi di nuovo e continuare a parlare con quest'ultimo.
"Come scusa?"
"Te lo racconterà lei se ne avrà voglia. Ad ogni modo, io non ho molto tempo a disposizione: devo urgentemente finire uno studio per il mio capo entro domattina. Al momento non mi è permesso stare dietro a lei per via di questo lavoro e pensavo che in casa tua potesse essere più controllata. Oltre al fatto che in tua compagnia potrebbe avere la possibilità di divertirsi un pò di più".
Penny lanciò uno sguardo verso di me, per poi guardare nuovamente Sheldon.
"Stai cercando di affidarmi la bambina?"
chiese lei alquanto incredula.
"Se il tuo basso livello di attenzione non ti ha permesso di capirlo subito, la risposta è si. Ho bisogno che tu tenga la mocciosa lontana da me fin quando non tornerà Leonard".
Penny fece una faccia leggermente dispiaciuta prima di dire:
"Sheldon, purtroppo la posso ospitare solo fino alle 17:00. Devo poi andare per via del turno serale alla fabbrica del cheesecake."
"Va benissimo. Entro quell'orario dovrei aver già terminato la mia ricerca da un pezzo. Ricordati di riportarla a casa entro quell'ora perchè di certo non sarò io a tornare qui per riprenderla."
"Tranquillo. Tanto, abitate a dieci metri di distanza da qui. Non dovrebbe essere un problema."
Sheldon si girò, per poi tornare verso casa. Prima di entrare e di chiudere la porta, disse un'ultima cosa:
"Penny, la mocciosetta non va in bagno da un paio di giorni. A pranzo, cerca di farle mangiare alimenti ricchi di fibre. Oltre a questo, è leggermente sovrappeso. Quindi, non voglio assolutamente che le vengano somministrati grassi inutili.
Ah, un'ultima cosa: se avete bisogno di qualcosa, non esitate ad arrangiarvi. Grazie".
E,finita la frase, entrò nell'appartamento e chiuse la porta dietro di se, lasciandomi da sola davanti a quella ragazza di nome Penny.

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