Le lacrime di Angel

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Che imbarazzo, ora che ero andato in camera in quel modo sicuramente ho fatto "la figura dell'offeso". sbuffai dandomi una pacca sulla fronte. Mi venne la pazza idea di tornare nel mio vecchio appartamento per la vergogna, ma scacciai immediatamente l'idea, "così lo rivedrei..." pensai. Dovevo, volevo lasciare quel lavoro, ma come avrei fatto? Misi un po' di musica classica dal telefono per rilassarmi e mi sdraiai sul letto guardando un punto impreciso del soffitto, gli occhi mi si stavano per chiudere...ero molto stanco...quando sentii dei passi pesanti e veloci salire le scale, ma chi era? Di solito riconoscevo chiunque dai passi ma questa volta non capivo, si facevano sempre più forti e rabbrivvidii, la porta si spalancò rivelando una figura alta e massiccia, il cuore mi si bloccò nel petto: Valentino. La musica stava ancora andando. Mi sentii tutto ad un tratto come bloccato, non riuscivo a parlare e non volevo dire nulla, balzai in piedi, "Signore cosa ci fa' lei qua?" Chiesi con un filo di voce, ero sorpreso di vederlo e non capivo come mi avesse scoperto. "La vera domanda non è cosa ci faccio io qua' tesoro, ma è cosa ci fai TU. Oggi avevamo le riprese ricordi? Ho dovuto rimandare perché tu non ti sei fatto vivo, per la seconda volta. Riprese rimandate soldi rimandati. Ti ricordi cosa mi avevi promesso?" Disse Valentino con voce tuonante. "Dove sono Charlie e gli altri? Erano al piano di sotto, è impossibile che non l'abbiano sentito arrivare, ma dove sono, dove?" Pensai, il cuore prese a battermi forte, non riuscivo a guardarlo negli occhi, volevo solo che andasse via e non tornasse più. "Mi dispiace è che...si le avevo promesso di venire ma ho avuto un contrattempo..." Mormorai iniziando a tremare. mi stavo costantemente guardando attorno cercando di trovare una via di fuga, qualcosa da usare come arma, mossi la mano dietro la schiena e lentamente afferrai la lampada da notte, stavo per tirargliela ma prima di poter fare qualunque cosa mi arrivò uno schiaffo in pieno volto che mi fece cadere a terra, la lampada si frantumò e dei frammenti di vetro mi entrarono nella mano ferendomi, gridai ma più per la paura che per il dolore. "Vedo che impegni che hai, se cazzeggiare può essere considerato tale, ora ti riporto dov'è il tuo posto" tuonò. "Non ci vengo, non voglio venire, non faccio più queste cose! Non ho mai voluto restare con te e non tornerò proprio adesso!" gridai. Si mise sopra di me e mi tappò la bocca guardandomi con sguardo furioso, non riuscivo a respirare correttamente e mi sentivo avvampare per la vergogna e la paura che nutrivo nei suoi confronti ormai da molti anni. cercai di liberarmi ma non ce la facevo, era molto più grosso di me, mi strappò la camicia e mi bloccai dalla paura, iniziai a lacrimare capendo di non poter fare niente, mi sentivo impotente. lui rise guardandomi compiaciuto. "Dobbiamo ancora iniziare, tranquillo sarà una cosa veloce, non dirmi che non piace anche a te." Mi tolse la mano dalla bocca spostandola verso il petto.
"Non voglio!"
Gridai a tutti polmoni.
Le lacrime continuarono a scorrere per un po', mentre il mio corpo non smetteva di tremare, poco a poco mi calmai e quando misi a fuoco quello che c'era intorno a me non vidi nessuno.

Angel, il demone che parla ai maialiWhere stories live. Discover now