Problemi psicologici -Angel

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Dopo il giorno in cui Valentino mi fece andare a casa invece di sentirmi meglio iniziai a sentirmi sempre più male, rifiutavo di stare a contatto con gli altri membri dell'hotel perché mi era passata la voglia di parlare e di ridere, quando parlavo mi duoleva la gola come se avessi usato troppa voce durante il giorno anche se non era così. Avevo molti lividi procuratomi al lavoro. Mi sentivo un fallimento, come se tutti fossero migliori di me e stavo davvero iniziando a chiedermi se effettivamente valevo qualcosa. Sono solo un oggetto qua' all'inferno con cui divertirsi, cerco di fare quello che voglio ma non posso davvero fare come mi pare, non sono libero. Sono come un animale tenuto in gabbia la quale vita è già segnata; si c'è la redenzione ma quando riuscirò a redimermi? E come farò dopo quello che ho fatto, pensato e detto? Ho avuto spesso pensieri suicidi da vivo e ho fatto soffrire molta gente che teneva a me a causa del mio malessere. Non riuscivo più a darmi valore, ogni cosa che facevo era sbagliata, allora che senso aveva fare qualcosa? Charlie cercava di farmi uscire dalla camera ma io anche se uscivo non ero di compagnia e rispondevo in modo irritato agli altri a causa del mio stato d'animo e pensavo "perché mi parli? Tanto non ho niente da dire". Infondo non importa se parlo, se provo emozioni e ste cose. Valgo quanto un oggetto, no? Gli oggetti non provano nulla, servono solo a soddisfare chi li usa. Ormai erano settimane che uscivo per lavoro e mi rintanavo in camera, non facevo niente di importante ma dato che la conversazione ormai mi procurava fastidio e disagio pensai fosse meglio evitarla il più possibile. A volte Cherri mi chiamava o videochiamava, ma non rispondevo sempre come al solito.
Stavo quasi sempre al computer: leggevo notizie e guardavo video su YouTube, serie tv, però mi sentivo sempre molto annoiato; a volte mi sdraiavo sul letto, senza fare niente con gli occhi completamente secchi, mentre la mente era come vuota, non c'era più nulla. Sentii bussare alla porta come al solito:"Angel, sono io Charlie. Esci per favore, se qualcosa ti tormenta puoi parlarne, è per il lavoro?" Ero scocciato e finsi di non sentirla, lei aveva la chiave di riserva e aprì. "Oh Angel..." Mi trovò immerso nel cibo spazzatura a luce spenta davanti al computer. "Esci di qui, non è da te deprimerti così, parliamone" disse entrando ma le gridai contro offese terribili e le dissi di uscire e che non mi sentivo bene. Lei era sbalordita, ma andò via dicendo che sarebbe tornata, come sempre. Mi infilai l'intera coscia di pollo fritta in bocca, l'avevo lasciata nel contenitore dal giorno prima. Masticavo anche l'osso, mi sentii male per aver trattato così Charlie, come se avessi un grosso peso sul petto.
Coccolavo spesso Fat nuggets che mi saltava in braccio e mi leccava la faccia per tirarmi su il morale, ma nemmeno lui riusciva a farmi sentire meglio, anzi mi faceva sentire in colpa perché avevo paura di trasmettergli la mia negatività e fare danni anche a lui. Sentii bussare piano alla porta. "Vai via Charlie" dissi sbuffando. "Sono io, Summer, fammi entrare per favore" disse in tono dolce. "Non siamo amici anche se ti ho  fatta entrare qui" dissi con voce stanca. Lei smise di bussare. Appoggiò una mano sulla porta, era triste anche lei afflitta da un senso di colpa "Angel, pensi che sia colpa mia dell'aumento degli orari? Sei arrabbiato con me?" Sembrava proprio una bambina quando faceva certe domande. "Mi dispiace tantissimo, credimi e se vuoi tornerò a vivere dove stavo prima, mi dispiace che tu sia così avvilito, prima eri diverso, sono tutti in pensiero per te, anche Cherri era venuta a parlarci per chiedere del tuo cambiamento anche a noi dicendo che tu non le avevi detto gran che." Continuò. "Mi dispiace Angel, me ne vado ho capito, ma torna come prima, hai fatto tante buone azioni che un demone non farebbe, sono sicura che..." Disse scoppiando a piangere rumorosamente, "che ti redimerai..."
Le aprii la porta, ero serio e stanco, pensai che in effetti io e lei eravamo nella stessa situazione. "Mi dici perché vi preoccupate così tanto di me? Non valgo un cazzo, insomma io non capisco perché voi teniate a me, spiegamelo." Dissi. "Perché noi ti vogliamo vogliamo bene, perché nonostante tutto tu sei cambiato, o almeno eri cambiato e in meglio, ma ora..." Disse la ragazza e mi abbracciò, da tanto qualcuno non lo faceva. "Non te ne devi andare, non è colpa tua. Il problema è mio, mi sento male per molte cose, cerco sempre di guardare il lato comico delle cose per non crollare ma questa volta è stata difficile, mi è tornato in mente tutto quello che ho passato, fin dall'infanzia. Tu non hai colpa, sono all'inferno per colpa mia, per le stupide scelte che ho fatto" le risposi ricambiando l'abbraccio. "È come se nella mia vita non avessi realizzato assolutamente nulla, ed è così. E anche qui all'inferno non ho realizzato niente, sono solo un fallito." Mi si inumidirono gli occhi.
"No Angel questo non è vero, ti stai impegnando per migliorare la tua situazione, ti sei dato una chance e questa cosa non è da falliti, hai trovato delle persone a cui vuoi bene e che te ne vogliono tanto, quindi ti prego esci da quella camera e scendi con me, gli altri stanno tutti facendo colazione in cucina, più che altro sembra un campo di battaglia quel posto." La strinsi ancora più forte. "Grazie." Dissi mentre una lacrima scivolò fuori dal mio occhio. Decisi di scendere insieme a lei, portando con me anche Fat Nuggets.

Angel, il demone che parla ai maialiWhere stories live. Discover now