La responsabilità di Molly

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Antonhy è responsabilità mia, Alan invece si arrangia. Da quando non c'è più la mamma tocca a me fare i lavori di casa. Nonostante Anthony abbia 11 anni mi tocca lavarlo, vestirlo e accudirlo. Da quando la mamma non c'è più non riesce a fare molte cose, ma si riprenderà. A volte mi dà l'impressione che si senta in colpa lui per la morte di mami, eppure non c'entra niente lui. Alan invece di aiutarmi ci ostacola e basta, nonostante sia il fratello maggiore o ci fa' i dispetti o sta' per conto suo, però è come se si divertisse a rovinare tutto quello che mi fa stare bene. Oggi ad esempio a scuola una compagna mi regalò una barbie, io adoro questo tipo di bambole e era il mio modello preferito, la barbie indiana con tanto di treccie, vestitino da nativa americana e aveva pure un bambino attaccato sulla schiena e sorretto da un lenzuolo. Io a casa ci ho giocato fingendo di essere la bellissima ragazza indiana mentre Immaginai che il bambino sulla schiena fosse Antonhy. La sera trovai pezzi di braccia e teste di bambola sparpagliati sul letto e quando chiesi ai miei fratelli chi fosse stato Alan ammise subito di averlo fatto e quando li chiesi perché disse che giocando con queste orribili bambole finte trascuravo i miei "doveri". Piansi in silenzio tutta la notte e quando la mia amica mi chiese il giorno dopo a ricreazione se avevo portato la bambola con me a scuola non mi trattenni e scoppiai nuovamente a piangere scuotendo la testa, senza dirle che della bella bambola indiana erano rimasti solo pezzi di plastica, non glielo dissi per non farle dispiacere. Con Antonhy invece andavo d'accordo, non mi obbligava a aiutarlo ma lo facevo io spontaneamente, era un mio dovere e un obbligo morale farlo. Giocavo spesso con lui o gli raccontavo delle storie. A volte lo sentivo parlare da solo ma se gli chiedevo cosa stesse facendo mi rispondeva che stava parlando con la mamma, anche se lei non c'era più. Non potevo mai andare a casa delle mie compagne e la mia famiglia era riconosciuta in giro, non potevo nemmeno uscire più di tanto fuori in realtà o avrei rischiato. Ormai facevo solo scuola e casa, non mi era permesso fare altro. "Un giorno la mia vita cambierà" pensavo sempre, "le persone cattive avranno quel che si meritano".

Angel, il demone che parla ai maialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora