Raphael

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Il primo segnale alla mattina sono i leggeri raggi del sole, che vanno a posarsi sulle mie palpebre ancora socchiuse.
Un docile avvertimento che mi incitava a tirarmi su in piedi.

Scansai di fretta le lenzuola con i piedi, per poi stiracchiarmi come un piccolo gatto selvatico, sbadigliando rumorosamente.

Con una forza misteriosa mi alzai su dal letto, aprendo successivamente la finestra.
L'aria entrò, travolgendo la stanza e tutto il mio corpo, facendo svolazzare le lenzuola candide e ancora tiepide.
L'aria è un po' fredda, quanto basta da farmi venire i brividi nelle braccia e in seguito in tutto il corpo avvolto solo dai pantaloni del pigiama.

"Stupendo.." Sussurro estasiato, guardando il paesaggio.

Seppur fosse un piccolo condominio, la vista alle sei del mattino era impagabile.
Tutto era fermo, ad eccezione delle foglie degli alberi, che oscillavano lente per poi diventare veloci seguendo il flusso del vento, il cielo era invece coperto di nuvole.
Un settembre abbastanza triste come tutti gli anni, ma seppur triste aveva un qualcosa di profondamente magico.

Dentro di me, sperai che quel nuovo inizio anno scolastico fosse diverso dai precedenti.
Per una volta nella mia vita non volevo andare a scuola con la paura di essere inseguito e picchiato da John o trovare scritte volgari sul mio banco.
Evidentemente era troppo chiedere una giornata normale.

Sbuffai, non ne avevo voglia.
Se non fosse stato un anno importante come la maturità, me ne sarei stato decisamente a casa.

Ero proprio un codardo.

Di mattina, pensieri come questi attraversavano la mia mente.
Era come una seconda voce dentro la mia testa...
Pensavo sempre in negativo, ma tuttavia dopo tutti questi anni in cui non me ne andava bene nemmeno una, non era da pazzi pensarla così.

Era un difetto che portavo con me da anni.
"Uno dei tanti" avrebbe detto mia madre.
"Uno dei tanti che fanno di te la persona che amiamo" avrebbe detto zio Matt.

Guardai l'orologio, accorgendomi che ero ancora in anticipo, mi ero perso in pensieri tutt'altro che sereni.

Mi diressi in cucina, praticamente un solo angolo cottura con un piccolo forno, un lavello e un frigo per completare il tutto.
D'altronde non avevo bisogno di chissà che, ero solo e avevo tutto lo spazio che volevo.
Feci colazione, una semplice brioche che mangiai di corsa, accompagnata da un succo d'arancia.

Lavai i pochi piatti che avevo lasciato ieri sera, che si erano poi accumulati nel secchiaio.

Le pulizie alla mattina erano essenziali, non sopportavo il disordine, infatti quando entravo a casa di Matt, senza farmi vedere, cercavo di sistemare i piccoli oggetti buttati alla rinfusa sui mobili.
Ero un malato dell'igiene e della pulizia in generale e per questo motivo mi svegliavo almeno quaranta minuti prima anche se dovevo andare a scuola, era ormai diventata una sorta di abitudine.
Il suono del campanello mi fece quasi scivolare di mano un bicchiere, che afferrai al volo tirando un sospiro di sollievo.

"Raph! Dai, aprimi!" Una tenue voce famigliare mi arrivò dritta alle orecchie da dietro la porta.
Mi asciugai di fretta le mani con uno strofinaccio, abbassando la maniglia dell'entrata.

Una piccola furia bionda mi travolse, per poi attaccarsi alle mie gambe. Accarezzai con lentezza quei capelli oro ormai famigliari, scompigliandoli da tutte le parti in una sorta di carezza.

"Joe, che c'è?" Domandai con dolcezza al mio cuginetto.

Di tutta risposta sollevò la testa, guardandomi con i suoi occhioni verdi smeraldo, talmente simili a quelli di zio Matt.

"Non voglio andare a scuola!! Di qualcosa al mio papà!" Ogni anno era la solita storia. Ridacchiai con esasperazione.

"Fila a scuola Joe, lo sai che gli ignoranti non vanno da nessuna parte, no?" E come ogni anno rispondevo allo stesso modo.

"Uffa, non è giusto però! Tu stai sempre dalla sua parte!"
Ridacchiai, abbassandomi al livello del suo viso, sistemandogli il cappellino della scuola che gli era caduto quando si era buttato fra le mie gambe.

"Non è poi così brutto andare a scuola, impari tante cose, ti fai dei nuovi amici, ti divertirai come ogni anno! È poi hai Mike che ti terrà compagnia!"
Mi faceva davvero strano dire queste cose, ma non potevo e non volevo che si riducesse come me.
Lui mi somigliava molto in certi aspetti, ma era più estroverso e più sicuro di come ero io da bambino.

"JOE!!!" Un urlo si diffuse nel condominio, facendomi scattare sull'attenti. Guardai con diffidenza quella piccola peste.

"Sei venuto ancora qui senza dire niente a nessuno, eh?"

Ogni tanto aveva l'abitudine di "fuggire" da casa per venire qui, o in altri casi per andare in giardino ad arrampicarsi sugli alberi.
Una volta era addirittura caduto slogandosi una gamba e zio Matt d'allora aveva sempre fatto attenzione.
Questa volta a quanto pare, gli doveva essere scappato.
Mi fece la linguaccia a cui risposi, scuotendo leggermente la testa.
Era un piccolo diavoletto quando ci si metteva.
Meno male che avevamo dei vicini molto gentili e comprensivi... Altrimenti per tutte le volte che si ripeteva questa scena, col cavolo che eravamo ancora qua.
Ci avrebbero sbattuti fuori a calci!

"Raph! Joe è sp.." Furioso. Sollevato. Il viso dello zio era talmente facile da decifrare.

"Joe... Quante volte ti ho detto di non uscire di casa senza dirmi nulla!!" Si avvicinò, puntando l'indice in modo minaccioso verso il piccoletto.

"Ma dove vuoi che vada... o sono in giardino o da Raph!" Dichiarò tranquillo incrociando le braccia al petto, temevo che da un momento all'altro il sopracciglio di zio Matt si staccasse dal volto e incominciasse a vagare nella stanza da quanto si muoveva nervoso.
Era giunto il momento di intervenire.

"Joe..." Un piccolo richiamo a cui il piccolo capii subito cosa doveva fare.

"Scusa papà, non l'ho faccio più." Matt sospirò, prendendo in braccio il più piccolo abbracciandoselo stretto a sé. Ridacchiai alla faccia di Joe che farfugliava senza fiato "Mi fai male!"

"Su andiamo, o farai tardi a scuola. Anche tu, Raph." Annuì salutando entrambi, consapevole che zio Matt avrebbe continuato la romanzina in mia assenza.
Un genitore che si preoccupa per te... Un papà come Matt, non bisognava farselo scappare.

Guardai con aria malinconica la porta ormai chiusa.

"Mamma... Papà... Devo dirvi una cosa..."

Chiusi gli occhi con forza al solo ricordo di quella sera.
Della mia voce nervosa e incrinata da un pianto quasi prossimo.
La sera dove tutto cambiò.
La sera dove io cambiai.
Guardai l'orologio.
Era meglio iniziare a prepararsi.

Angolo autrice: Ecco a voi il primo capitolo vero è proprio :3 Spero vi sia piaciuto ❤
Il nome Raphael mi è sempre piaciuto molto e il significato ancora di più!
RAPHAEL è un nome che deriva dalla lingua ebraica composto da: RAPHA (Medicina) e EL (Dio)
Tradotto in modo laico e libero le diamo il significato di Medicina energetica.
È chi sa che non sarà "la medicina" per qualcuno *^* eheheh :""3

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