Amica

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Non so bene per cui i miei genitori decisero di darmi questo nome. Probabilmente solo per una passione religiosa.
Una sfrenata passione religiosa.

Infatti, almeno una volta al giorno, ammesso eventuali imprevisti, si recavano in chiesa.
Raphael era uno dei tre arcangeli
che con il nome di Azaria si presentò a Tobia per accompagnarlo e curarlo dalla cecità.
Raphael era proprio un autentico guaritore nonché una buona guida mi diceva mia madre accarezzandomi i capelli quando ero ancora piccolo.
Un gesto d'affetto raro che mi riservava solo quando eravamo soli e ovviamente se avevo preso un buon voto a scuola.

Se ci pensavo adesso... Non avevo proprio niente a che fare con lui.

Sin da bambino avevo sempre seguito gli altri e mai tracciato una via che sentivo veramente "mia", la paura di ritrovarmi da solo a percorrerla mi terrorizzava, allora mi limitavo a seguire gli altri... come se non fosse già abbastanza non ero in grado di aiutare me stesso, figurarsi le persone a me care.

"Non mancherò. Tieniti lontano dai guai."

Non sapevo spiegarne il motivo ma... in quel momento mi era sembrato così... dolce, seppur le sue labbra fossero stese in una linea dritta e severa che non lasciava trapelare affatto quella dolcezza nella voce.

Forse, era solamente da molto tempo che non parlavo con qualcuno che non avesse intenzione di offendermi o di picchiarmi.
È il fatto che fosse un ragazzo più o meno della mia età in un certo senso, mi alleggeriva lo spirito.
Ero quasi certo di non averlo mai incrociato nei corridoi scolastici ne da nessuna altra parte.
Che strano... Che fosse uno nuovo?

Ero tornato a casa con ancora il ricordo dei suoi occhi su di me mentre mi cambiavo.
Erano affascinanti... e attraenti.

Non avevo mai visto degli occhi così... A pensarci adesso, era stato davvero imbarazzante!
Gli sarò sembrato un idiota.

Non era normale, dopo nemmeno mezz'ora che avevo passato con lui, non riuscivo a togliermelo dalla testa.
Evidentemente tutte le botte ricevute da John avevano causato qualcosa di grave al mio cervello.
Magari avevo davvero qualcosa di rotto.

Solo in quell'istante, ricordai di non avergli chiesto neppure il nome.
Forse... Non sarebbe neanche venuto alla pasticceria.
Potevano addirittura fargli schifo i dolci per quanto ne potevo sapere.
Sperai di no, avevo voglia di ripagare in qualche modo la sua gentilezza e di dirgli ancora grazie per quello che aveva fatto per me.

E per rivederlo... scossi la testa violentemente, ma cosa diavolo andavo a pensare!?
Ero impazzito!
Ok! Era un bel ragazzo un po' strano certo, ma dovevo toglierlo dalla testa!
Louis doveva avermi attaccato qualche strano morbo... sembravo lui quando aveva conosciuto quel Jack.

"Cosa hai fatto alla guancia?" Abbassai lo sguardo alla domanda di zio Matt.
Eravamo nel mio appartamento a cenare tutti e tre insieme come al solito. Pensavo a qualcosa da ribattere ma...
Non mi veniva in mente nulla a cui potesse credere.
È poi c'era anche un altro importantissimo dettaglio.

Ero un pessimo bugiardo.

Trascorsero troppi secondi e questo mio comportamento insospettì Matt. Odiavo mentirgli... Ma era meglio che non lo coinvolgessi.

"Raphael... Se stai pensando di dirmi una bugia preferirei che tu non aprissi nemmeno bocca."
Era incredibile, possibile che fosse così facile capire cosa mi passasse per la testa?
Rimasi zitto.
Quando lo zio usava il mio nome per intero bisognava stare molto attenti, era capace di sbraitare ad alta voce come succedeva ogni volta che Joe combinava qualche guaio.
Lui mi trattava come se fossi suo figlio, e di questo lo avrei ringraziato tantissime volte.
Se fossi stato da solo, non sarei andato così lontano, ne ero consapevole.

MedicinaWhere stories live. Discover now