Famiglia

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Un sogno.
Una mano che ti accarezza dolcemente.
Infine il rumore di qualcosa che si rompe.
Forse... Il cuore.

"Raph... Sveglia!"
La prima cosa che vedo sono due occhi preoccupati, neri come il carbone. Sono ancora confuso, ma ne riconosco immediatamente il proprietario.
"Che è successo?" esclamo allarmato, vedendolo preoccupato per qualcosa che a quanto sembrava, riguardava il sottoscritto.
Non l'avevo mai visto così.
Gabriel non mi era mai apparso così agitato. Gli occhi erano leggermente socchiusi e le soppraciglia aggrotate, aspettando con intrepidazione che continuassi a parlare.
"Piangevi nel sonno..." spiegò vedendo il mio totale silenzio, rimanendo serio in volto.

Avevo pianto?
Non era la prima volta che facevo quell'incubo. Però da quando era arrivato Gabriel, era come sparito.
Ed ora non capivo il motivo del perché fosse tornato.

"Era solo un sogno... Argh! Che mal di testa!" sdramatizzai lamentandomi del dolore alla testa, portando una mano su essa e asciugandomi il viso con l'altra, dove piccole lacrime scendevano lentamente.
"Un incubo semmai... Ci credo che stai male. Ieri notte ti sei dato alla pazza gioia." mi corresse risultando quasi infastidito, togliendo successivamente la mano dalla mia spalla con la quale mi aveva svegliato, mentre il suo calore andava a dissolversi.
Ora mi fissava arrabbiato con la mascella dura e le labbra serrate.

Quanto lunatico poteva essere questo ragazzo?

Ieri notte?

"Il pub? Oh... È vero!" mi alzai dal letto notando solo poco tempo dopo a causa del freddo, l'assenza dei miei vestiti. Avevo solo dei boxer addosso che tra l'altro, non erano nemmeno i miei. Arrossii, consapevole di quello che doveva essere successo.
"Mi... hai spogliato tu?" domandai imbarazzato e incredulo, cercando all'istante una maglia da infilarmi.
Sia per coprirmi dal freddo sia per nascondermi dai suoi occhi, che stavano vagando per tutto il mio corpo senza il minimo cenno di smettere.
Che imbarazzo!
"Chi altri? Non di sicuro il tuo amichetto Louis. Ti lamentavi tanto di avere caldo... eri insopportabile.
I boxer te li sei tolti da solo in bagno, ti ho preso uno dei miei perché non mi andava di andar a frugare nella tua roba.
Non ti preoccupare moccioso... non ho visto nulla!" disse tenendo in alto le mani come a voler ribadire la sua innocenza. Tirai un sospiro di sollievo, stavo già incominciando a pensare a dove andare a seppellirmi per l'imbarazzo.
Non era il massimo farsi guardare praticamente brillo dal ragazzo che ti piace.
Potevo solo immaginare cosa poteva essere successo e sopratutto cosa potevo aver detto.
"Ti ringrazio... e comunque non sono un moccioso!" mormorai combattivo, per poi risedermi nel letto a causa di un capogiro. Non ricordavo quasi nulla di quella sera. Tuttavia sapevo che Gabriel era venuto in mio soccorso.
"Nulla. Te la senti di fare colazione?" domandò prima di sentire la mia pancia brontolare, per poi ridere della mia faccia completamente rossa.
Era ufficiale, oggi era la giornata delle figuracce.
"Dai ti preparo qualcosa. Tu resta qua! Non muoverti." ordinò con tono severo ma con una sfumatura di... dolcezza? Stavo talmente male da immaginare addirittura le cose.
Si alzò dal letto e notai che aveva solo il pantalone del pigiama.
Ero ormai abituato a vedere il suo fisico nelle ore che facevo a nuoto, ma di prima mattina, così improvvisamente era un colpo dritto al cuore.
Dovevo calmare i miei ormoni!
Le spalle larghe e muscolose, e quei addominali scolpiti che ti lasciavano la salivazione quasi a zero.
No! Calma!
Stava per lasciare la stanza sotto le mie occhiate tutt'altro che innocenti, ma dovevo porgli una domanda che mi ronzava in testa da un po'.
"Gabriel! Perché... sei venuto a prendermi? Cioè, non che non mi abbia fatto piacere. A-anzi... ma ecco..." Sperai di essermi fatto capire in quelle parole sconclusionate e balbettate, ma ne dubitavo fortemente.
Lui, rimase lì, in piedi e in silenzio osservando la mia figura. Accennò un sorriso che mi lasciò perplesso.
Era strano quella mattina.
"... Ero sicuro che ti saresti messo nei guai, moccioso." Disse semplicemente toccandosi i capelli e andando verso la cucina distogliendo lo sguardo dal mio.
E infondo cosa mi aspettavo dicesse?
"Oh... certo. Grazie..." Gli ero davvero grato però, avrei preferito che lo avesse fatto per un altro motivo.
Ero un illuso.

MedicinaWhere stories live. Discover now