Si parte da qui

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Pov Raphael

"Aggiungere duecento grammi di zucchero? Con tutta la roba che ho messo, una persona ingrassa dieci chili minimo..." mormorai fra me e me con la ricetta di un dolce tra le mani, criticando quasi ogni riga per poi eseguirla passo dopo passo.
Tutto era concesso quel giorno fuorché...

"Perché non stai studiando?"

Domandò con un sopracciglio alzato il mio coinquilino, marcando volutamente sull'ultima parola.
Storsi leggermente la bocca dispiaciuto, come un bambino colto di sorpresa mentre mangiava della cioccolata di nascosto.

Lo osservai cautamente, accenando un sorriso colpevole che venne ricambiato da un altro ironico.
Indossava un pantalone dalla stoffa leggera color blu notte e una canottiera bianca che metteva in risalto e in mostra il suo fisico da nuotatore ormai abbronzato.
Non mi stancavo mai di guardarlo.

Il caldo era giunto in fretta e andare in piscina al club si rivelava davvero un toccasana per combattere la temperatura elevata di quell'estate torrida.
Neanche a dirlo, alcuni giorni fa, eravamo riusciti a ritagliare un pomeriggio in spiaggia con tutti i nostri amici.
Mi ero divertito molto, anche se per colpa di Gabriel che voleva a tutti i costi portarmi verso dove non si toccava, avevo bevuto almeno un litro d'acqua di mare facendo piegare dalle risate gli altri e in particolare Sophie, che non perdeva occasione per prendermi in giro. Però... quanto mi ero divertito!

"Sto facendo un dolce che ti piacerà un sacco! Ti leccherai anche il piatto da quanto è buono, sai lo hanno fatto al corso e mi sono buttato giù per iscritto la ricetta... magari viene bene!" molto probabilmente parlai a sproposito e troppo veloce per i suoi gusti, perché venni puntualmente azzittito dal palmo della sua mano che si posò, nemmeno tanto delicatamente, sulla mia bocca ammutolendomi.
Ci osservammo in silenzio per un paio di secondi, prima che mi decidessi a spostarla frustrato, continuando imperterrito a leggere la ricetta. Quella gara di sguardi era persa in partenza. Ovviamente la sconfitta era la mia.
"Non hai risposto alla mia domanda." continuò senza demordere un secondo, appoggiandosi al piano della cucina dove cercai di non guardare con tutte le mie forze.
Sospirai pesantemente, mentre montavo la panna nella piccola ciotolina in ceramica per poi unirla con la cioccolata a pezzi.
"Sono nervoso e fare dolci mi rilassa." affermai sincero, afferrando il cucchiaio e cominciando a mischiare i due ingredienti con forza, sotto ovviamente lo sguardo vigile del corvino che aspettava probabilmente che continuassi a parlare.
Forse... avere i suoi occhi addosso era più difficile che sostenere un esame. Quelle perle nere ti fissavano e sembravano scavare al di sotto della pelle.

"Lo vedo. La domanda è... perché?" fermai quello che stavo facendo, colto di nuovo da quella sensazione pesante e oppressiva allo stomaco, guardandolo in faccia.
Lo fissai per poi svuotare letteralmente il sacco.
"Perché... penso che anche se adesso so tutto, domani, davanti alla commissione, rimarrò ad un tratto senza parole e con la testa vuota. Venti paia di occhi mi osserveranno e io non saprò più nulla!
E... a pensarci sto male, perché io voglio finirla quella scuola! Voglio quel dannato diploma per dimostrare a me stesso che ce l'ho fatta!
Che ho superato tutto e tutti!
Che anche se sono stati anni d'inferno io sono andato avanti!" rivelai tutto quello che mi passava per la testa con occhi lucidi e le lacrime che già puntavano ad uscire, perché mentre parlavo mi scorrevano nella mente tutti quei momenti in cui mi ero sentito inutile, debole e... solo.

Sapevo con certezza che lui mi avrebbe capito, infatti mi abbracciò stringendomi forte a sé, mi aggrappai avvolgendolo con le mie braccia come se fosse un salvagente in un vasto oceano. E infondo, a modo suo lo era stato.

Con dolcezza andò ad accarezzare la testa insinuando la sua mano calda fra i miei capelli.
Mi lasciai coccolare e rassicurare da lui, perché non c'era persona al mondo capace di calmarmi e agitarmi come Gabriel.
Chissà se anche per lui era lo stesso?
In questi cinque mesi le litigate non erano mancate, eravamo diversi e ognuno di noi aveva i propri difetti che all'altro non stavano bene, ma erano state fondamentali per conoscerci ancora meglio e per farci avvicinare ancora di più.

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