"Il tempo non aspetta nessuno."

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Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Sembrava che un macigno avesse preso il posto del mio stomaco e non avesse intenzione di andarsene. Era pesante e faceva dannatamente male anche solo respirare.
Una sensazione che avevo già provato in passato, ma questa volta sembrava ancor più pressante. Ancora più sconvolgente.

Gabriel amava Chris.
Quelle tre semplici ma dure parole continuavano a frullarmi per la testa non dandomi pace.
Ero appena tornato da quella lunga serata. Avevo fatto in tempo a chiudere la porta del mio appartamento dietro le mie spalle, per poi scoppiare a piangere.
Non riuscii più ad avere il controllo di quell'ondata di sentimenti.

Il destino, o meglio la mia vita in generale, era un continuo di discese.
Proprio quando avevo finalmente confessato a me stesso che ero innamorato di lui, venivo a conoscenza dei suoi sentimenti per un altro.
È non uno qualsiasi, ma di Chris! Uno dei primi veri amici che avessi mai avuto.
Se questo non era un perfido tempismo, non sapevo proprio come chiamarlo...

Tirai su col naso, coprendomi gli occhi con un braccio nel tentativo, sperai, di smettere di piangere.

Mi infilarmi dentro la doccia, alla ricerca in un qualche modo di rilassarmi. Anche se dentro di me sapevo che non avrebbe funzionato.
Ero semplicemente esausto.
Mi insaponai la pelle con lentezza, senza smettere di pensare a tutto quello che era successo.

Uscii dal bagno asciutto con indosso solo i boxer e una canottiera, buttandomi sul letto rigirandomi senza sosta, da una parte all'altra continuamente.

Mi venne alla mente il discorso che avevo fatto con Louis quel pomeriggio. Sembrava passata un eternità da quel momento.

È così, Gabriel doveva essere innamorato di me secondo il suo ragionamento contorto.
Scossi la testa abbattuto, per poi buttarmi letteralmente il cuscino sulla faccia.
Quanto si era sbagliato!
Per lo meno su uno dei due aveva azzeccato in pieno, ironizzai.

Risi amaro per poi sentire pungere ai lati gli occhi.
Non volevo piangere. Non ancora.
Non feci in tempo nemmeno a pensarlo, che una lacrima uscii fuori controllo.

Mi addormentai dopo attimi interminabili, in quel modo, tra le braccia di Morfeo e con il viso coperto di lacrime.

"Raph! Dai svegliati!"
Chi è che mi chiamava così insistentemente nel cuore della notte? Ero finalmente riuscito a dormire!
Cercai di fare finta di niente, continuando nella mia disperata impresa di chiudere occhio ancora qualche minuto.
Ma la voce non sembrava per nulla d'accordo con la mia decisione. Infatti continuò a chiamarmi insistentemente.

"Raph dai!"

Aprii leggermente l'occhio destro per poi richiuderlo all'istante, accorgendomi solo in quel momento che non era più notte.
Il mattino era già arrivato e sbatteva i suoi duri raggi solari nelle mie palpebre senza alcuna pietà.

"Lascia fare a me Joe... RAPHAEL!!!" Mi alzai di scatto sul letto prendendo la testa tra le mani. Che mal di testa!
Guardai con fatica zio Matt seduto sul letto che sorrideva sornione e Joe, che si teneva tappate ancora le orecchie.
Che urlo spaventoso!
Un modo davvero assurdo di svegliare le persone!

"Ehi... Hai fatto le ore piccole ieri? Perché non è proprio da te essere in ritardo." Domandò gentile e curioso, sedendosi sulla sponda del letto fissandomi.
Come un flash, mi tornò in mente tutta la serata.
E un magone di mia conoscenza tornò alla propria postazione.

"Perché in ritardo?" Dissi, cercando di svincolare la domanda non trattenendo uno sbadiglio che non mi preoccupai nemmeno di coprire con la mano. Alla mattina l'educazione non esisteva.

Matt indicò divertito da quel mio comportamento l'orologio, che guardai stranito sul comodino.
Segnava le nove.
Quindi voleva dire che avevo perso due ore di lezione?
Sperai che fosse tutto uno scherzo.
"Ma come è possibile? Sono le nove?? Perché non mi avete svegliato??" Urlai, balzando giù dal letto correndo automaticamente in bagno.
Ero in un fottuto ritardo per la miseria!

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