Insolito

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Pov Gabriel

Odiavo il Natale.
Era proprio in quel periodo che la mia famiglia si era sfasciata. Distrutta.
Tutto il paese era in festa, mentre la mia sola preoccupazione da stupido sedicenne quale ero, era di non uscire dalla mia stanza finché i miei non avessero cambiato idea.
A pensarci adesso... Che idiota!
L'amore non è qualcosa che si può controllare.

"Che cos'è quello?" Borbottai comodamente sdraiato sul divano, godendomi con tutta l'anima il mio giorno di riposo.
Ero stanco morto, quei bambini erano davvero dei piccoli mostri quando si mettavano.

Guardai di tanto in tanto con la coda dell'occhio il moccioso, con cui condividevo l'appartamento ormai da un mese e mezzo, che trascinava con fatica una scatola sospetta facendo tra l'altro un rumore infernale.
Mi stavo già preparando mentalmente alle lamentele dei vicini del piano di sotto, ma stavolta non avrei difeso il piccolo Raph e mi sarei invece divertito a vederlo in difficoltà mentre balbettava frasi sconnesse imbarazzato all'inverosimile. Involontariamente un piccolo sorriso spuntò sulle mia labbra al solo pensiero.

Questo mese e mezzo di convivenza non era stato facile all'inizio.

Raphael era timidissimo.
I primi giorni avevo faticato a farlo aprire, anche solo parlare.
Se non avessi scoperto quel giorno nella doccia quello che provava per me, avrei pensato di stargli antipatico, e avrebbe avuto molti motivi per avercela con il sottoscritto ovviamente.
Ora era molto più sciolto e cominciava a mostrare un carattere tutt'altro che tranquillo.
Non che fosse un confusionario certo, ma aveva tirato fuori un coraggio e una parlantina che non pensavo gli appartenessero. Era curioso all'inverosimile, faceva molte domande e se non gli rispondevi non si dava pace tormentandomi all'infinito!
Come se non bastasse era un fottuto maniaco dell'igiene, non esisteva "sporco" che non potesse eliminare.
E non era un modo di dire!
Neanche mia madre aveva questa dedizione per il pulito.

"Siamo al ventitré dicembre, praticamente due giorni a Natale e questo è il primo giorno di riposo che abbiamo in comune... mi sembrava una cosa carina fare l'albero... insieme." Se ne uscì il moro con sguardo vispo e vivace arricciando le labbra in un piccolo sorriso impacciato.
Mancava poco che incominciasse a saltellare per tutto il salotto come un piccolo scoiattolo.

Non riuscii tuttavia a trattenere uno sbuffo, che venne subito interpretato male dal più piccolo.
"Non ti va?" Disse abbattuto spalancando i suoi occhi verdi verso la mia direzione.
Se ne stava lì, fermo, aspettandosi chissà che cosa da parte mia.
Era come un cucciolo che aspettava il richiamo del suo padrone.
Sapere di avere così tanta importanza per il suo piccolo mondo o per una stupidaggine come questa, mi faceva stare stranemente bene da una parte ma dall'altra... mi preoccupava.

"A me non piace. Ma tu fai pure quello che ti pare. Non mi interessa." Spiegai risoluto cambiando canale con il telecomando non prestandogli più attenzione. Ma ero certo che sarebbe passato all'attacco.
"Il Natale? Non ti piace? Sul serio? Perché?" Lasciò perdere lo scatolone e mi raggiunse sul divano spostando le mie gambe, sostituendole con il suo fondoschiena.
Lo fulminai all'istante con gli occhi, ma il piccoletto ignorò beatamente il mio avvertimento aspettando una risposta che tardò ad arrivare.
Insistente.

Da quando avevamo avuto quella specie di litigata il nostro rapporto si era fatto decisamente strano.
Insolito.
Non riuscivo più a rispondergli male. Vederlo piangere... non mi piaceva.
Semplicemente se potevo in qualche modo attutire il suo dolore, lo avrei fatto.
Non nominavo nemmeno più Chris, non ne sentivo più il bisogno. Anche se i suoi tentativi di fare pace erano come al solito all'ordine del giorno.
Sul cellulare contavo ormai quattrocento messaggi da parte sua.
Ero sul punto di cedere.
Mi mancava il mio migliore amico.
Ma era bello vedere come si dava da fare per recuperare e forse un po' sadico da parte mia prolungare l'attesa della nostra conciliazione.

MedicinaWhere stories live. Discover now