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Non so bene da dove partire.
Sono Ester, una ragazza di 19 anni, fin da quando sono piccola sogno di poter viaggiare, visitare posti nuovi, scoprire nuove culture. Ho da poco finito le superiori, e sto prendendo questo anno per decidere bene cosa fare del mio futuro. Sono sempre stata indirizzata verso la giurisprudenza, in quanto i miei genitori mi abbiamo sempre incitato dicendomi che quella fosse la strada giusta per me. la meta che desidero raggiungere per passare questo anno di riflessione è Londra, è tutta la vita che sogno di andarci.

<Ciao tesoro> dice mia madre entrando in cucina e dandomi un bacio sulla guancia.

<sono così emozionata per l'avventura che sto per fare> dico tutta euforica mentre immergo il biscotto nella ciotola di latte

Subito dopo fa capolinea mio padre, Dave, che mi saluta con una tenera carezza sulla fronte. Mio padre mi ha sempre sostenuta e incitata in qualsiasi cosa che io facessi ma in realtà non riesce ad accettare il fatto che io oramai sia cresciuta e che quindi è giusto che faccia le mie esperienze. Infatti era molto scettico quando gli parlai della mia intenzione di fare un'anno a Londra, ma poi si è lasciato andare andare e grazie all'aiuto di mia mamma, Eve, sono riuscita a convincerlo

<hai tutto pronto? Ti accompagneremo io e papà in aeroporto>  mi raccomanda mia mamma e in pochi istanti mi ricordo di non aver concluso di preparare le valige, perciò in un sorso finisco il mio latte e corro al piano di sopra a terminare la preparazione dei miei bagagli.

La stanza è rimasta completamente vuota, eccetto per l'album blu che si trova sul mio letto. contiene tutte le foto dei miei cinque anni di superiori... Ci sono foto con amici che oramai non frequento più, che ho allontanato, foto con ragazzi che per errore ho frequentato. Sono cambiata molto, qualche tempo fa ero la persona più estroversa e socievole che esistesse, ora sono completamente diversa, sono molto fredda e faccio fatica a far entrare le persone nella mia vita. 



<allora, ricorda di chiamarci, sempre per qualsiasi cosa io e tua madre in cinque minuti veniamo ad aiutarti. Divertiti, incontra nuove persone, nuove opportunità ma tieni sempre gli occhi aperti> finisce per abbracciarmi mio padre
Vedo mia mamma avvicinarsi e dirmi quasi le stesse cose
<sei padrona della tua vita> conclude.

Poco dopo sentiamo il primo richiamo per il mio volo, sorrido ai miei genitori, ci abbracciamo per probabilmente l'ultima volta per un lungo arco di tempo.

era da tanto che non prendevo un aereo da sola, devo ammettere di essere abbastanza in ansia, non si sa mai cosa potrebbe succedere. Fortunatamente il mio posto è accanto ad una donna, molto elegante, con i capelli rossi. 

<è la sua prima volta in aereo?>

<no, ma è da tanto tempo che non ci  salgo da sola>

<il miglior modo per rilassarsi è ascoltare un pò di musica... Le va di ascoltarla con me?> io sorrido alla gentilezza di questa donna e annuisco. dopo un'ora arrivammo a destinazione, la salutai e la ringraziai con la consapevolezza che non l'avrei più rivista. Che strana la vita però, il mondo è talmente vasto che ci sarebbe una possibilità su cento miliardi di incontrare due volte la stessa persona. Cammino per l'aeroporto di Londra trascinando la mia valigia finché in lontananza non scorgo una ragazza dai dolci lineamenti che si nascondeva in parte dietro ad un cartello con scritto il mio cognome. 

<salve io sono Ester, e lei dovrebbe essere la ragazza che mi accompagnerà alla mia casa giusto?> le chiedo io gentilmente porgendole la mano in segno di saluto. Lei annuisce e ricambia la mia stretta di mano e insieme ci dirigiamo verso la macchina. 
È davvero stranissimo, qui a Londra guidano al contrario rispetto a come guidano in Italia, ogni volta che c'è una curva mi sembra che la macchina vada a schiantarsi da qualche parte. Sono seduta nei seili posteriori e guardo attentamente, attraverso il finestrino, Londra scorrere sotto i miei occhi.

In una ventina di minuti raggiungiamo Kingston upon Thames, una cittadina che si trova fuori dal centro, ma non troppo distante.
La signorina mi fa strada verso una casa veramente bella, in stile super Britannico. Le case sono di tipologie e forme molto simili tra loro e onestamente penso che sia molto facile confonderle.
La mia è una casa indipendente ovvero una casa a sé stante con il giardino, le cui mura sono totalmente staccate dalle case dei vicini. Ma sono comunque molto vicine.
Mi fa fare un tour della casa, che è piccola e accogliente, mi spiega le ultime cose riguardanti i pagamenti, mi lascia le chiavi e poi lascia la casa, che oramai è diventata di mia proprietà. Dispone di due camere da letto, una singola e una matrimoniale, due bagni, la cucina che si trova praticamente all'ingresso insieme al salotto, che sono comunicanti e un piccolissimo magazzino.
Porto la mia valigia nella mia camera e in meno di un'ora ho già sistemato tutte le mie cose, riaccendo il telefono dopo una giornata intera e videochiamo i miei genitori facendo un veloce tour della casa.

<è davvero accogliente> dice mio papà avvicinandosi allo schermo del telefono 

<papà allontanati dallo schermo che potrei contare il numero delle tue sopracciglia da quanto sei vicino> mia mamma scoppia a ridere e io faccio di conseguenza. 

<sento già la tua mancanza>

<anche io mamma> 

<com'è il cibo lì? Di sicuro non sarà mai buono come il mio> mia mamma è una cuoca eccezionale e mi ricorda che sono a digiuno tutto il giorno. Mi dirigo con mossa rapida verso il frigo e un leggero brontolio allo stomaco mi colpisce nel momento in cui mi rendo conto che il frigo sia completamente vuoto. 

<mi hai appena ricordato che devo andare a fare la spesa, grazie mamma. Ci risentiamo, vi voglio bene> prima che possano aggiungere altro riattacco e rimetto il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni.



<non ci capisco niente> dico tra me e me mentre cammino fra le vie di Kingston con la faccia rivolta verso la mappa del telefono. Accidentalmente vado a schiantarmi con una persona che mi fa cadere il telefono per terra. Io inizio rapidamente a scusarmi.

<non si è rotto> mi dice lui dopo aver raccolto il telefono e lo ringrazio riprendendolo

<non volevo venirti addosso, solo che sono nuova e sto cercando un supermercato per fare la spesa> dico sorridendo imbarazzata

<posso aiutarti io, devi superare questo che è il parco principale...> dice lui iniziando ad indicarmi con le dita la via più veloce per arrivare.

<grazie -> mi fermo con fare interrogativo a conoscenza di non sapere ancora quale sia il suo nome

<Harry> dice lui con un sorriso sereno il ragazzo dai capelli rossi e ricci

<sei stato così gentile, io mi chiamo Ester comunque> aggiungo io

<è stato un piacere conoscerti> mi dice lui facendo un piccolo occhiolino e camminando dalla parte opposta. Che gentile.

I want you be mine |tom holland|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora