bench

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Mi sono alzata veramente tardi e appena ho raggiunto la sala, ancora con il pigiama mi sono buttata sul divano aspettando che arrivasse l'ora di pranzo. Ho acceso la tele e annoiata dopo aver fatto zapping, ho messo un film che guardavo sempre con la mia famiglia quando ero piccola.
Dopo aver mangiato gli spaghetti alla carbonara spengo il film ormai giunto al termine e vado in camera mia per andare a fare una passeggiata al parco di cui il giorno prima Harry mi aveva parlato. 


Indosso degli skinny jeans neri, una maglia a collo alto bianca e un cappotto marrone, dal momento che questa mattina Londra è mossa da un leggero e tiepido vento. Indosso le mie sneakers e chiudo la porta di casa alle mie spalle. Il parco si trova letteralmente in fondo alla via e ci ho messo veramente molto poco a raggiungerlo, dopo aver fatto un giro quasi completo, mi siedo su una panchina, prendo dalla mia borsa il mio telefono e inizio a cercare dei bar o ristornati che potrei iniziare a frequentare. È anche giusto conoscere nuove persone.


Improvvisamente un cane inizia a saltarmi addosso e io non posso fare a meno di sorridere. Adoro i cani, quando ero piccola, ne avevo uno e ci ero veramente affezionata, poi è venuto a mancare e allora non mi sono più sentita le forze di prenderne un altro.

<Tessa, smettila, dai fastidio> dice il padrone cercando di tirare il guinzaglio del cane

<ma no tranquillo> dico io iniziando ad accarezzare il cane, alzo lo sguardo e di fronte e me si fa chiara la figura di un ragazzo che ha ancora lo sguardo basso rivolto verso il cane e io guardandolo non posso fare a meno di sorridere.

<posso?> mi chiede il padrone del cane indicando la panchina, notando che il cane si sia seduto in parte a me. Io annuisco e non appena si siede affianco a me, per la prima volta i nostri occhi si incontrano, i miei verdi si incatenano ai suoi marroni. Il tempo sembra non passare più, ed è come se io non riuscissi a staccarmi dai suoi occhi e lui dai miei. Il cane inizia però ad agitarsi fra di noi, attirando la nostra attenzione. 

<Piacere io sono Tom, lei è Tessa> dice porgendomi la mano, io sorrido e gli porgo la mia. Poco dopo mi squilla il telefono e mi scuso per poter rispondere. 

Non appena terminata la chiamata, recupero la mia borsa che avevo lasciato sulla panchina, accarezzo il piccolo cane ancora seduto su quest'ultima
<e tu chi sei?> mi chiede la voce maschile al mio fianco.

<sono solo una ragazza alla panchina> dico io guardandolo negli occhi, percepisco un sorriso e poi abbassa lo sguardo. Sembrerà banale, ma ci sono due tipi di persone al mondo a cui io non rivelo il mio nome: quelli che mi sembrano degli stupratori e che mi terrorizzano e a quelli che riescono a destabilizzarmi con uno sguardo; e Tom è stato sicuramente uno di questi. 



<eccomi scusa se ti ho fatto aspettare ma ero al parco> dico appena fuori dalla porta di casa mia, dove la ragazza che mi ha accompagnata il giorno precedente mi sta aspettando

<stai tranquilla sono qui perché mi avevi scritto un messaggio>  io annuisco 

<la serratura non si chiude bene, vedi?> dico mostrandole il problema <ho scritto "urgente" perché dal momento che vivo da sola forse è meglio che la mia porta si chiuda bene>

<hai pienamente ragione> si mette a maneggiare con la maniglia e in meno di un quarto d'ora risolve il problema

<adesso dovrebbe essere a posto, chiamami se ti serve qualsiasi cosa, oppure ci vediamo fra un'anno> mi dice la ragazza sorridendomi e facendomi l'occhiolino.

Mi butto sotto la doccia, a ripensare a tutto, il ragazzo che ho incontrato ieri, quello oggi al parco, la ragazza della casa, e non posso fare a meno di sorridere. Sono tutti così gentili qui. Sono qui da poco e già sono felice. Per questa sera ho deciso di andare in un bar che c'è a pochi kilometri da qui, ci andrò a piedi, consapevole che la strada sia tanta. Indosso un semplice vestito non troppo esagerato che arriva a metà coscia, sciolgo i miei lunghi capelli castani e prendo la mia borsa. 

Nel tragitto faccio una veloce chiamata ai miei genitori che mi raccontano di un evento spiacevole che oggi è successo a mio padre: è caduto dalle scale, questo mi ricorda che quando ero piccola successe la medesima cosa, solo che io mi trovavo sulle spalle di mio padre. Mia madre si arrabbiò tantissimo, al punto che Dave dormì per una settimana sul divano. 

I want you be mine |tom holland|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora