alive

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Tom's pov
<ciao tesoro, hai dormito?> mi saluta mia madre quando entro in cucina ancora assonnato per fare colazione. Scuoto un po' la testa, dormo veramente poco ultimamente.
<programmi per oggi?> aggiunge lei mentre mi passa una ciotola di cereali.

<penso che passerò il pomeriggio con Ester, devo darle un regalo> le dico io e lei annuisce, poco dopo entra il mio fratellino Paddy che mi abbraccia e mi ruba i cereali per prepararsi anche lui la colazione. È cresciuto molto, cresce a vista d'occhio in realtà e più cresce, più mi ricorda come ero io alla sua età. Siamo proprio simili.

<ciao Ester, come stai oggi?> le dico dandole un bacio sulla guancia <stamattina ho giocato un po' con Paddy, ti saluta molto. Poi sono andato a comprare questo che magari puoi metterti al compleanno di Harry e Sam dal momento che mancano solo pochi giorni> le dico tirando fuori da una busta un lungo vestito azzurro che sono sicuro le piacerà. <ah poi volevo dirti, che ne dici se per il regalo di compleanno organizziamo qualcosa io, te, Daya e Harrison assieme? Così per fare qualcosa più in grande> lei sorride e mi annuisce, è davvero bella oggi. Appoggio la mia testa accanto a lei e inizia ad accarezzarmela dolcemente, potrei stare così per sempre.

<mi scusi ma l'orario di visita è finito> mi dice la dottoressa gentilmente affacciandosi alla porta della camera. Mi alzo e mi volto verso la mia ragazza, la saluto con un cenno della mano e lei fa lo stesso, poi abbandono la stanza.

<ancora niente?> dice mio fratello Harry quando raggiungo lui e tutti gli altri nella sala d'attesa. Faccio cenno di no con la testa e vedo la mia amica Zendaya mettersi una mano sugli occhi probabilmente per asciugarsi una lacrima

<non muove un muscolo, non dice niente> aggiungo io. È da tre giorni che io, i miei amici, la mia famiglia e la famiglia di Ester facciamo avanti e indietro dall'ospedale sperando che si svegli in modo da poter tornare alle nostre vite. Ma niente, non torna, è irreversibile. Mi piace immaginarla invece presente, come se quello fosse il letto di camera sua, mi piace immaginarla con addosso il vestito che le ho appena comprato, mi piace immaginarla sorridere a delle mie battute e io fare lo stesso con le sue e non vederla attaccata a delle macchine che fanno il lavoro sporco al posto suo, che tengono il suo respiro e battito regolare al posto suo.

<Tom, i dottori insistono, è ora di staccare la spina una volta per tutte> mi dice la voce di suo padre con tanta sicurezza ma allo stesso tempo delusione, sono sicuro che provino un dolore immenso, anche solo ad avere la responsabilità di staccare il macchinario che tiene in vita la propria figlia.

<è vostra la decisione, io la rispetto> non la rispettavo per niente, so che nemmeno loro lo volevano. Ma ci dovevamo rassegnare era la cosa giusta da fare.
Ester avrebbe lottato fino all'ultimo per ognuno di noi, l'avrebbe fatto, avrebbe scatenato una rivoluzione se solo uno di noi fosse nella sua situazione attuale.
Mi fa stare male il fatto che ora l'unica cosa che posso fare è lasciarla andare per sempre, non posso scuoterla e dirgli di svegliarsi che è la mattina di una nuova giornata che passeremo assieme. Posso solo lasciarla andare e perderla per sempre.
Poco dopo seguiti dai medici ci dirigiamo nella stanza di Ester, dopo un'ultima conferma, i suoi genitori firmano i moduli. Guardo forse per l'ultima volta che avrò il coraggio il corpo così magro di Ester, ricoperto da coperte isotermiche che le hanno mantenuto stabile la temperatura troppo bassa, proprio nel momento in cui i medici hanno staccato le macchina dal monitor che rileva l'attività cardiaca sentiamo dei suoni, lenti ma regolari.

<bradicardia sinusale> dice uno dei medici che c'era li, sfilano il tubo endotracheale che si trovava all'altezza della sua bocca e io faccio spazio a un medico che si avvicina a lei, le posiziona un fonendo all'altezza di quel cuore, che posso immaginare essere distrutto.
<abbiamo un battito> dice un medico con una voce stupita guardando gli altri medici attorno a lui <respira da sola> dice il medico rivolgendosi a me e ai suoi genitori <ciò significa che è viva> faccio un respiro di sollievo, sento che vorrei piangere, cosa che la mamma di Ester fa, mettendosi una mano davanti alla bocca in segno di stupore <ma non sappiamo nulla sulla funzionalità celebrale, che dopo un'incidente come il suo potrebbe essere fatale e irreversibile> il padre di Ester mi mette una mano sulla spalla <possiamo solo aspettare> dice infine il medico abbandonando la stanza. Dopo qualche istante anche i suoi genitori con delle espressioni distrutte da queste intense giornate in ospedale e sollevate, di sapere che in qualche modo, loro figlia è ancora qui con noi. In volto abbandonano la stanza raggiungendo gli altri.
Io mi avvicino al corpo steso sul letto della ragazza, una delle tante lacrime di questi giorni scende e riga la mia guancia. Dalla sua bocca improvvisamente esce un suono indecifrabile, io sobbalzo e mi avvicino a lei.

<hai parlato? Hai detto qualcosa? Ti prego dimmi qualcosa> prendo il suo viso fra le sue mani, la mia voce è piena del dolore racimolato in questo periodo <non puoi-non- non posso rimanere solo. Ester> metto le mani sulle sue e le stringo.

<Thomas> dice a bassa voce, con un filo di voce. Spalanco gli occhi e le emozioni che provo sono contrastanti ma mi rendono veramente felice.
La sua voce mi provoca un vuoto allo stomaco, così fredda, distaccata come ci eravamo lasciati.
Preso dall'emozione mi affaccio alla porta e dico, troppo ad alta voce, di correre nella stanza. Quando tutti la raggiungono lei non dice niente

<sono sicuro, ha detto il mio nome> dico io ma questo sembra solo come se stessi illudendo le persone che fino ad oggi sono state ad aspettare un suo risveglio. Non posso essermi immaginato tutto. Mi metto una mano nei capelli mentre cammino nervosamente avanti e indietro con gli occhi di molti presenti puntati addosso.
Sono state delle giornate infernali, la famiglia di Ester ha lasciato l'Italia per venire qui dalla figlia, i miei fratelli sono così silenziosi e pensierosi, i miei genitori aiutano i genitori di Ester, Zendaya non fa altro che piangere e Jacob pure. Io sono distrutto, non so che cosa fare, vorrei tirare a pugni qualcosa, vorrei piangere ma non posso farlo, vorrei urlare ma non riesco.
Non posso perderla per sempre, non posso essermi immaginato tutto.

🥰🥰
Ciaooooo!
Andrà tutto bene? Spero veramente di si, sono tutti così distrutti.
Vi sta piacendo la storia? Datemi pure dei consigli qui o ditemi in cosa potrei migliorare.
Vi amo 3000

I want you be mine |tom holland|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora