Capitolo 15.

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L'odore di cemento era l'unica cosa che si sentiva in quel posto. Newt era passato a controllare come procedevano i lavori, e rimase strabiliato dalla larghezza di quel posto, che prima sembrava piccolissimo.

Avevano finito le pareti e il pavimento, aggiustando anche ogni cavo elettrico. Restava solo la cucina e il bancone. L'arredamento poi sarebbe stato compito di Newt, che aveva casa piena di scatoloni, con all'interno tutto ciò che aveva comprato.

"Ciao Carl, come procede la cucina?" Chiese al capo del gruppo di ragazzi che si occupava della ristrutturazione.

"Molto bene, dovremmo finire entro domani, e il bancone che ci hai chiesto entro fine settimana" rispose quell'uomo, osservando le varie scritte che aveva sulla sua cartellina.

"Perfetto, siete fantastici. Vengo a controllare venerdì allora, così inizio ad arredare" rispose lui, mentre messaggiava con la ditta di pulizie, per mettersi d'accordo per quando sarebbero dovute andare a pulire il locale.

"Ricordati di portarci l'insegna venerdì, così te la fissiamo" disse poi Carl, tornando a lavorare.
Newt non rispose, ricordando solo in quel momento di doverla andare a ritirare nel negozio dove l'aveva fatta fare.

Prese tutte le sue cose, rimettendole nello zaino, per poi uscire dal locale diretto in metro. Aveva bisogno di tornare a casa, dopo quella lunga giornata di lavoro.

Aveva tra le labbra una sigaretta, e le sue cuffie nelle orecchie. Entrambi riuscivano a non farlo pensare; o meglio, riuscivano a placare i suoi pensieri.

Erano passati esattamente diciannove giorni, dall'ultima volta che aveva visto Thomas. Probabilmente, i giorni più lunghi della sua vita.

Cercava di non pensare troppo, di non avere buchi troppo lunghi durante la giornata, per rimanere il meno possibile da solo in quella casa, che gli sembrava di nuovo totalmente vuota. Passava le giornate nei negozi di arredamento, per cercare le cose più particolari per il proprio locale. Voleva che tutto fosse perfetto, come lo aveva sempre sognato.
Quando poteva andava a trovare Minho e Brenda, e passava con loro la serata. Ma la maggior parte del tempo lo passava a pensare al locale, l'unica cosa che lo rendeva veramente felice.

Poi però tornava a casa, posava tutte le sue cose accanto alla porta dopo averla chiusa e si buttava sul divano, sbuffando. Si guardava intorno, notando vicino alla tv tutto ciò che Thomas non si era portato via, e chiudeva gli occhi, beandosi del ricordo di cioè che erano, cercando di ricordare il suo odore, le sue mani e, solo dopo aver fatto ciò, riusciva a stare meglio.

Il momento che più odiava era quello della cena, completamente da solo, a guardare un film visto e rivisto, piangendo per lo stesso punto come ogni volta.

Poi, però, Thomas lo chiamava, e correva davanti al computer per parlare con lui. Gli sorrideva e gli diceva cose dolci, facendolo sentire bene. Parlavano per qualche ora, raccontandosi la loro giornata, per poi lasciarsi andare, entrambi con un sorriso finto sulle labbra.

Newt, sentiva la mancanza di Thomas ogni singolo momento della propria giornata. Da quando si alzava, e la sua parte del letto era vuota e fredda. Quando mangiava e apparecchiava solo per se stesso. Quando fumava, e non doveva lasciargli nessun tiro. Quando usciva, e il freddo di Londra lo rapiva e nessuno lo abbracciava coprendogli le orecchie. Era difficile abituarsi alla sua assenza, ma per ora andava bene; era orgoglioso di ciò che Thomas stava facendo, e non poteva essere più felice.

Entrò in casa, e il suono del computer attirò la sua attenzione. Posò le chiavi nel piccolo cestello accanto alla porta, per poi appendere il giacchetto all'appendiabiti. Lasciò lo zaino sul divano, e si affrettò a raggiungere il tavolo della cucina, sul quale ormai viveva il suo computer.

Ethereal || Newtmas Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora