26- Il pezzo mancante.

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SETH

Non avevo varcato la porta. Non lo avevo fatto.

Cosa era appena successo?

Ero rimasto in casa, non mi ero mosso. Ero rimasto scioccato e stavo cercando di elaborare il suo comportamento, specialmente la rabbia che aveva liberato al solo pensiero che potessi andare da Aaron.

Sì, il mio primo pensiero era stato quello di salvarlo, preso dall'abitudine e perché un conto era chiudere i rapporti e un altro saperlo morto, ma ero rimasto quando avevo intuito l'ultimatum, e diavolo ero rimasto inebetito davanti quella richiesta.

In realtà stavo ancora cercando di elaborare cosa era capitato in una sola frazione di secondi.

Avrei scelto lei davanti a chiunque, quello era ovvio, e forse fu proprio quella sua insicurezza che mi aveva spiazzato.

Appena aveva aperto la porta per fuggire, mi ero voltato con l'intento di fermarla ma poi aveva confessato di amarmi, così tanto da toglierle il respiro. Non me lo aveva mai detto apertamente, seppure me lo avesse fatto capire che ci teneva, ma sentirselo dire era... diverso, concreto. Mi aveva spiazzato un'altra volta e il mio cervello si era spento necessitando un riavvio.

Mi aveva detto di amarmi, ma poi aveva chiuso la porta, quindi era fuggita dalla mia vita. Mi aveva appena lasciato? Non stavo capendo niente, il mio cervello era sul punto di esplodere e le mie emozioni erano in subbuglio: non ero in grado di capire se dovevo esultare o mettermi a piangere in un angolino. Questo era il potere di Uragano Hill.

Mi riscossi dallo stato di shock e aprii la porta, digrignai i denti quando il dolore alle costole si propagò come una scarica elettrica lungo tutto il corpo.

A qualche metro più avanti, scorsi Eliza piegata a parlare con il taxista, la chiamai a squarciagola, ma mi ignorò e vi entrò. La macchina gialla, partì immediatamente. Imprecai e zoppicai fino alla mia auto. Dovevo assolutamente raggiungerla e parlarle. Doveva sapere che ero solo in fase di elaborazione, ma che avrei scelto lei. Sempre.

Aaron un tempo era stato come un fratello, seppure adesso avessi deciso di non volerlo più nella mia vita per il mio bene e di Eliza, il pensiero di lui a rischio mi aveva fatto ritornare alle vecchie abitudini e ancora adesso ero terrorizzato da quell'eventualità, ma Aaron aveva fatto le sue scelte, ed era ora che badasse a se stesso. Ora nella mia vita avevo Eliza e non avrei permesso a nessuno di interferire, non adesso che le cose si erano sistemate.

Imprecai quando beccai alcuni semafori rossi, ma non importava, sapevo che stava andando diretta a casa sua quindi lasciai correre.

Nel frattempo, tramite il Bluetooth provai a chiamarla, ma ovviamente non rispose.

«Eliza, cazzo, rispondi!»

Guidai come un matto fino alla palazzina. Scesi e soffocai un gemito: le costole mi stava bruciando vivo, ma ignorai il dolore e raggiunsi la casa delle ragazze. Suonai al campanello, e arrivai al punto di tenere il dito premuto finché qualcuno non mi avesse risposto.

«E che cazzo!» Sbottò la voce di Roxie. «Chi cazzo è? C'è gente che cerca di scopare qua!»

Ignorai quell'orrenda immagine e infilai le mani nelle tasche dei pantaloni. «Sono Seth. Eliza è lì?»

«Sali.» Disse solo.

Sospirai di sollievo e corsi - per quanto mi fosse possibile - in casa loro.

Trovai Roxie in vestaglia, i capelli color mogano lisciati su un lato, ricadevano fin sotto il prosperoso seno. Quando chiusi la porta alle spalle, mi squadrò da testa a piedi con un sopracciglio all'insù, le braccia incrociate al petto. «Ѐ stata Eliza a ridurti così?» Con un cenno del mento mi indicò la faccia.

Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)Where stories live. Discover now