28- "Quell'individuo" non ero io.

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SETH

«Da quando sta con te ha iniziato a disintegrarsi, non sei la diretta causa, ma non ti sei nemmeno accorto che i problemi girano attorno ad un solo individuo.»

Non ero io.

Mi sbagliavo, non ero io quell'individuo, porca puttana!

Strinsi violentemente il volante tra le dita, la schiena rigida mentre chiamavo Aaron e gli ordinavo di andare a casa mia, di corsa. Forse, credendo che lo stessi salvando, non obiettò e accettò. Povero illuso, quel bastardo questa volta sarebbe morto per mano mia. Il cervello si era annebbiato appena ero arrivato a capire il motivo per cui Eliza si era spenta a poco a poco.

Eliza si era spenta.

E la causa era Aaron e io non mi ero accorto di nulla.

Non ero in grado di dare un senso alle parole di Eliza mentre tentava con tutte le forze di calmarmi. Non ci sarebbe riuscita.

Non avevo avuto il fegato di sapere cosa le avesse fatto esattamente, ma avrei ammazzato quel bastardo, immaginando l'ipotesi peggiore.

Lei si era tenuta tutto dentro e io non me n'ero accorto. Non avevo potuto aiutarla, starle vicino... proteggerla.

Ora, riuscivo a capire per quale ragione non riuscisse a perdonarmi.

Non l'avrei mai biasimata e anzi, sarei sparito dalla sua vita a mani basse se avesse deciso di non volermi. Aveva tutte le ragioni del mondo: non c'ero stato per lei.

«Seth, devi ascoltarmi! Devi rallentare o ci schianteremo!»

Affondai il piede sull'acceleratore badando bene di non staccare mai gli occhi dalla strada.

La verità era che non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi. Forse, non sarei mai riuscito a guardare il mio riflesso allo specchio, figurarsi osare spostare lo sguardo sul suo.

Non meritavo un tale lusso.

Le dita mi pizzicavano e prudevano per quanta voglia avessi di tirare un pugno contro quella testa di cazzo. Lo avevo anche considerato un fratello! Gesù, quanto ero stato ingenuo.

«Seth, ti prego, devi fermarti!»

Non lo feci. Appena svoltai e vidi la figura incappucciata davanti la mia porta di casa, mi sfuggì un ruggito. Lo avrei ammazzato con le mie stesse mani.

«Merda.» La sentii sibilare.

Di colpo puntai il piede sul freno, Eliza gridò. Aprii la portiera della macchina e scesi incurante di richiuderla.

Con la coda dell'occhio vidi Eliza corrermi dietro mentre continuava a strillare il mio nome, ma la mia attenzione era tutta sul ragazzo con le spalle ricurve, il viso nascosto dal cappuccio.

Senza fiatare e attingendo ad un minimo di autocontrollo e raziocinio, aprii la porta con uno scatto e la lasciai spalancata.

Poi, l'autocontrollo scappò a gambe levate quando mi voltai: lo afferrai per il colletto e lo scagliai dentro casa. Il corpo ricadde con un tonfo sul pavimento e dalla bocca gli uscì un gemito.

«Seth, cazzo, fermati!» Alle mie spalle sentii Eliza entrare e chiudere la porta, ma la vista era offuscata e il cervello disconnesso. Avevo solo un compito da svolgere: ammazzare il figlio di puttana che aveva toccato la mia donna. Una persona meravigliosa, da venerare come un quadro prezioso.

Mi chinai su di lui, con una mano gli afferrai il colletto della maglietta mentre con l'altra, piegai il gomito all'indietro e l'istante dopo le nocche toccarono il suo zigomo.

Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)Where stories live. Discover now