29- Quello di cui abbiamo bisogno.

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ELIZA

Seth Grier stava piangendo.

Dovevo essere davvero impazzita per vederlo in quello stato.

E dovevo essere ancora più pazza perché ero convinta che quelle lacrime fossero per me.

D'altro canto io, non ero messa in una posizione differente dalla sua. Avevo stretto le lenzuola tra le dita e niente mi avrebbe distolto dal guardare l'uomo che amavo mentre restava immobile con la porta tra le mani. Stava tremando e i suoi occhi mi imploravano silenziosamente. Non ero in grado di allontanarlo e non ero capace di chiedergli di restare. Una parte di me, era ancora terrorizzata all'idea che Seth, un'ora prima, sembrava deciso ad un uccidere una persona per difendere me. Ma, potevo davvero biasimarlo? Io non ero, forse, disposta ad agire in qualsiasi modo possibile per proteggerlo?

La mia mente incostante mi prendeva in giro passando dal volerlo lì accanto a me per sempre, al pensiero di allontanarlo perché insieme avevamo solo finito per farci a pezzi.

Qual era, allora, la cosa giusta da fare?

Perché al momento, volevo solo fermare il tempo affinché non oltrepassasse mai quella soglia. Perché se lo avesse fatto... sarebbe finita senza ritorno. Ed entrambi ne eravamo consapevoli. Non avrei potuto spiegarlo, ma lo sentivo con tutta me stessa, che quel gioco di sguardi, altro non era che un addio.

Stavo piangendo silenziosamente e attendevo che prendesse una posizione: dentro o fuori, e dal modo in cui il suo sguardo mi studiava, capii che stava aspettando solo un mio piccolissimo cenno, per fiondarsi tra le mie braccia. Peccato, che non riuscissi a pensare. Così restammo in silenzio a fissarci mentre le lacrime ci rigavano i volti.

Il corpo di Seth fu vittima di uno spasmo, e ripensai alle sue parole, al fatto che capisse il motivo per cui non riuscivo a perdonarlo e che lui stesso non riusciva a farlo.

Io non volevo questo. Avevo sempre pensato che meritasse molto di più e proprio per questo avevo represso il dolore e mi ero resa forte per lui. Volevo che si potesse perdonare e volevo che sapesse che io non lo biasimavo, che lo avevo già perdonato. Prima di varcare quella porta, doveva almeno sentirmelo dire.

Repressi un singhiozzo e deglutii prima di parlare, ma quando aprii la bocca, altre parole mi rotolarono fuori prima ancora che potessi realizzarle: «Resta.» Fu un flebile sussurro, ma bastò a far irrigidire le spalle di Seth, gli occhi tremolarono e smisero come per magia di generare lacrime. La mano - la quale circondava ancora la superficie del pomello - mollò lievemente la presa.

Non avevo idea di cosa sarebbe successo, ma reputavo che il cuore era già andato a schiantarsi contro un camion in corsa, a terra c'erano i pezzi e a quanto pare la mia mente aveva trovato la soluzione prima ancora che io la metabolizzassi: raccoglierli insieme e curarci le ferite a vicenda. Non era, forse, quello che ci riusciva meglio? Ancora non sapevo come sarebbe finita, ma pensai che il peggio fosse già atterrato sopra le nostre teste e che se anche lui avesse voluto, io sarei stata disposta a provarci. In fondo, lo avevo già perdonato, nonostante le riserve. E chi volevo prendere in giro? Lo amavo e il solo pensiero di vivere una vita senza di lui, mi aveva resa vuota e apatica. Invece adesso, nonostante le cicatrici invisibili, mi sentivo più viva di quanto non lo fossi stata nelle ultime settimane. Il merito sicuramente era per aver confessato il mio segreto. Ora saremmo potuti ripartire da zero, e avremmo potuto cercare la felicità insieme, dato che era chiaro che nessuno dei due voleva che Seth uscisse da quella porta.

Seth rimase nella sua posizione in cerca di una conferma alle parole che avevo bisbigliato. Molto probabilmente pensava di esserselo sognato, in fondo nemmeno io ero poi così convinta di averlo detto sul serio.

Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)Where stories live. Discover now