10- Un nome.

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SETH

Schifo.

Era tutto uno schifo.

Dalla vista, al puzzo. Uno schifo.

La donna stramazzata a terra abbracciava una bottiglia di Vodka. Tante altre vuote la circondavano.

L'odore acre del vomito spalmato a terra, mi riempiva i polmoni. Gli occhi si velarono di lacrime. «Merda» tossii e cercai con tutto me stesso di ricacciare giù il conato che aveva ormai raggiunto la trachea.

L'aria era stantia, le tapparelle calate. La luce solare raggiungeva alcune zone della casa solo grazie alle piccole fessure.

Inciampai sui piedi della donna e su altre porcherie stese sul pavimento e raggiunsi la finestra, spalancandola. Il sole entrò prorompente e la donna cacciò un verso strozzato. Incapace di alzarsi o aprire gli occhi, rotolò di schiena, finendo sopra al suo stesso vomito.

«Mamma!» gridai raggiungendola.

Mugugnò quando la presi in braccio. Le spostai ciocche ricce e bionde dal viso. Era chiaro non facesse la doccia da giorni. Con ogni probabilità l'ultima risaliva ad una settimana prima, quella che le avevo fatto io. Cercai con tutto me stesso di non respirare il puzzo ed evitare di rimettere. Calciai per errore una bottiglia, rischiando di farmi male.

Strinsi mia madre e quando uscii dalla camera raggiungendo il salotto, mi soffermai su di esso.

La stanza seppure buia, era illuminata dal televisore acceso sulle partite di calcio. Erano registrate.

L'uomo seduto sopra la poltrona la guardava tutto attento, con una birra in mano. Ringraziai Dio che portasse le mutante, dato che c'erano volte in cui restava bellamente nudo. La pancia tonda, si alzava e abbassava: segnale che mio padre fosse vivo. Feci un sospiro di sollievo e schiarii la voce. «Dovresti controllarla» dissi a denti stretti.

«Ѐ morta?» bofonchiò senza staccare gli occhi dal televisore.

«Santo cielo, no!»

«Di cosa ti preoccupi allora? Tua madre è viva. Dalle una lavata e torna come nuova» sollevò il dito verso la camera. «Per l'amore del cielo Seth, dà una pulita in quella stanza, sono giorni che dormo su questa poltrona!»

Non sapevo con quale tipo di autocontrollo riuscii a non rispondere, voltarmi e dirigermi in bagno.

Stesi mia madre sulla vasca da bagno e la svestii. Li avrei bruciati quegli indumenti.

Una volta nuda, mi curai di lei. Le feci il bagno, le lavai i capelli con i prodotti che le avevo comprato e passai la spugna sul suo corpo debole ed esile. L'acqua la fece riprendere perché lentamente voltò il viso sul mio. Tentò di aprire le palpebre, ma non ci riuscì. «Seth...» bisbigliò. «Sei tu, amore mio?»

Sollevò una mano per posarmela sulla guancia. Le lacrime le rigarono il volto. «Mi dispiace, Seth, non ce l'ho fatta di nuovo. Ti ho deluso» la voce si incrinò.

«Ci hai provato, mamma» le scostai i capelli dal viso. Passai le dita sulle guance, lei batté le palpebre, quindi attesi che li aprisse, rivelando occhi azzurri da far perdere il fiato a qualunque uomo.

«Seth,» deglutì. «Te lo giuro, io ci provo...»

«Lo so, mamma. Lo so.»

Assonnata, confusa e persa, mi afferrò i polsi e li strinse. «Non voglio che ti prendano di nuovo, Seth. Sei il mio bambino.»

«Tranquilla, nessuno mi porterà più via da te, mamma. Sono grande per l'orfanotrofio ormai.» Cercai di sorridere per sollevarla, ma non bastò, gli occhi si riempirono di lacrime. «Sei così buono con me, amore mio. Non merito un figlio così buono.»

Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)Where stories live. Discover now