4- Nightmares.

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SETH

Parcheggiai l'auto dentro il cancello dell'officina e sbattei la portiera più prepotente di quanto avessi dovuto, con ancora le mani che fremevano dal nervoso.

Sapevo che Eliza Hill aveva una lingua così tagliente da riuscire a infliggerti dolore senza doverti toccare fisicamente, ma le parole della sera precedente sommate al teatrino che avevo assistito con il pasticcere era bastato per farmi uscire di testa. Tanto da accettare di andare al pub quella sera, con una scusa banale.

La verità era che Eliza aveva ragione: qualsiasi cosa avessi dovuto dire a Nathan Cross, lo potevo fare servendomi semplicemente del telefono. Sarebbe bastata una chiamata o un messaggio, quindi estrassi il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e digitai: "Appena sei tornato nel mondo dei vivi, dimmelo." Poi andai nello spogliatoio e mi cambiai, indossando la solita tuta, ormai lercia e puzzolente.

Mi sfregai le mani sul viso e trassi un respiro profondo. Eliza era riuscita a entrarmi nella testa creandosi un posticino personale, tutto per sé. Era il suo talento, e non sempre era in positivo. Come quel giorno. Avevo passato la notte in bianco a ripensare e ripensare alle sue parole: "Egoista e bifolco".

Mi diressi in officina salutando a stento i colleghi e Owen e mi piegai per valutare una macchina. Era lì da giorni e non ne potevo più. Lavorai ore senza sosta e mi impostai come obiettivo di terminarla quel giorno stesso.

Certo, non sarebbe stato facile con la mente da un'altra parte.

Al solo pensiero che Eliza pensasse quelle cose sul mio conto mi faceva venire voglia di dare un pugno a qualcosa, un muro magari.

Voleva dire che non mi conosceva affatto se credeva che fossi un codardo. Eppure dopo l'ostaggio mi ero illuso che avesse finalmente cambiato idea e che avesse visto qualcosa in me.

Avevo la faccia a pochi centimetri dal motore dell'auto ed ero così assorto dai miei pensieri che non avevo percepito la presenza di Owen che si era appoggiato con un fianco sulla macchina.

Strinsi i denti così forte che pensai di poterli spezzare quando mi tornò alla mente Eliza appiccicata al pasticcere. Gli era letteralmente saltata addosso e non mi aveva fatto la radiografia come era solita fare. Al solo pensiero il muscolo della mascella iniziò a pulsare in un tic nervoso.

Mi aveva decisamente ignorato dando prova che quello che aveva detto, lo pensava davvero. E se dopo il tempo passato insieme continuava a pensarla così, come avrei potuto farle cambiare idea? Dopo le parole sputate aspramente, avevo davvero ancora voglia di starle dietro? No, non lo avrei fatto. Quindi quella mattina, mi ero ripromesso di non andare alla tavola calda. Non lo avrei dovuto fare, ma cazzo appena avevo premuto l'acceleratore alla fine della corsa mi ero ritrovato là davanti. Era stato più forte di me, nonostante quello che mi aveva urlato addosso, ero entrato nel locale e quando l'avevo vista per un momento avevo dimenticato tutta la parte finale della serata e avevo ricordato soltanto noi due stesi sul divano. La rabbia e la delusione era riaffiorata appena si era spostata di lato abbracciando quel Dustin Baker.

L'istinto mi diceva di andare in mezzo a loro due e spostarli, ma non ero nessuno per farlo. Non avevo alcun diritto, perciò mi ero limitato a stringere il bordo del tavolo.

Sbuffai.

Qualcuno si schiarì la gola, con la coda dell'occhio notai la figura snella di Owen, così continuando a lavorare sulla macchina, lo salutai con un cenno di testa.

Lui incrociò le braccia al petto. «Non so se ti sei reso conto, ma è ora di pranzo. Gli altri hanno già staccato.»

No, avevo perso la cognizione del tempo. Davvero erano già passate così tante ore?

Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)Where stories live. Discover now