Chapter TWO

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"E il mare... Merlino, il mare.. Da qualsiasi parte mi fermassi ad ammirarlo - una collina, una spiaggia, una terrazza - era magnifico. Non come l'oceano, non come qui, ch'è anche meraviglioso. Quello era stupefacente, come un urlo... Potentissimo... sembrava gridasse alla vita. Meraviglioso..."

Rose raccontava con occhi sognanti, pieni, tutto quello che quel viaggio le aveva lasciato nel cuore e nell'anima.

Sdraiata sull'enorme tappeto della sua stanza, col capo sulle gambe incrociate di Dominique, proprio non ci riusciva a contenere l'entusiasmo.

Era mercoledì sera, il che, in parole povere, si traduceva nella consueta serata pigiama party, bottiglie di acquaviola, pettegolezzi e risate.

Condivideva la stanza con Dominique, Roxanne, Lyanna River Thompson, una delle sue migliori amiche - Dominique l'aveva ormai accettato, di non avere l'esclusiva, quel terzo anno in cui le aveva liquidate con un gesto teatrale e un sorriso sincero - ed Helena Sue, una ragazza che ancora faceva fatica ad inquadrare, nonostante fossero ormai quasi sette anni che condividevano un pezzo di vita in quella stanza.

Rose non credeva che fosse una cattiva ragazza, ma non era neanche tanto sicura della simpatia vicendevole.

"Rosie, sarà la quarta volta che lo ripeti." ridacchiò Dominique, che sorseggiava la sua acquaviola con occhi stanchi "L'unica cosa che in questo momento posso invidiarti è questa abbronzatura perfetta.." disse, picchiettando l'indice affusolato sulla spalla di Rose, da cui si intravedevano i segni impressi dal sole mediterraneo.

Rose sbuffò, tra il divertito e l'irritato. Sapeva benissimo quanto potesse essere petulante riguardo qualcosa che la entusiasmava.

"La prossima volta che vuoi dei pendenti di Gerardo Sacco, fatteli portare da qualcun altro."

Si mise a sedere e la prese a cuscinate, ma non riusciva a smettere di ridere neanche lei.

Tutto ciò le sarebbe mancato, alla fine di quell'anno. L'ultimo in quella stanza, l'ultimo al castello, l'ultimo, prima che la vita da adulti potesse cominciare a risucchiarli per sempre.

"Okay gente.." Lyanna si alzò dal pavimento, le mani levate in segno di resa "prima che Rose possa soffocarci con le piume d'oca, o ricominciare con le sue filippiche sull'Italia - che io amo, tra parentesi, per inciso, insomma per specificare - propongo di ritirarci per un sonno di bellezza, perché i giovedì mattina con i Serpeverde sono già insopportabili di per sé. Se poi ci aggiungiamo anche mancanza di sonno e overdose di caffeina a stomaco vuoto, siamo a cavallo. Forza.." le esortò.

Nessuno osava mai contraddire Lyanna Thompson.

La sua autorevolezza era inversamente proporzionale alla sua stazza.

Un fuscello di un metro e cinquantanove - sessanta, per il resto del mondo, e nessuno osava contraddire neanche quello - apparentemente innocuo, ma che tanto innocuo non era.

E lo sapevano tutti. Soprattutto Albus, o meglio il fondoschiena di Albus, che ad ogni passo falso, riceveva un piccolo assaggio di calci MMA dalla ragazzina in questione.

Totalmente meritati, visto che ogni quattro parole proferite nei suoi confronti, due di queste potevano oscillare tra "fiorellino", "piccina", "pasticcino", "leoncino". Insopportabile, per abbreviare.

Tipico, d'altronde, di Albus, il quale comunque non sembrava affatto intimorito o scoraggiato da ciò. Coraggioso, o forse stupido. Rose non avrebbe saputo dirlo con certezza.

"Okay, mamma Lee. Andiamo a dormire..."

Rose si alzò, dirigendosi verso il suo amato baldacchino scarlatto "Vorrà dire che dovrete aspettare domani, per sapere di Andrea.."

Heaven can wait... We're only watching the Sky!Where stories live. Discover now