Chapter TWENTY-EIGHTH

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Bisogna amarsi e poi bisogna dirselo, e poi bisogna scriverselo, e poi bisogna baciarsi sulla bocca, sugli occhi... ovunque.

Victor Hugo, Lettera a Juliette Drouet del 7 marzo 1833




Hugo

La sola vista dello Skyline della Città Eterna ci ha messi di fronte ad una consapevolezza catastrofica: che Rose non aveva poi tutti i torti, tempo addietro, quando aveva rotto le pluffe per settimane sul suo viaggio in Italia.

Caotica, confusionaria, eppure... Bellissima.

Nemmeno l'anima più cupa o disinteressata potrebbe, a mio parere, fare a meno di respirare arte e bellezza e storia in qualsiasi angolo, o vicolo, in cui ci rechiamo.

Ed io sono in estasi da quando sono arrivato.

Non ci riesco proprio a smettere di sospirare di meraviglia. La scalinata in Trinità dei Monti, Villa Borghese, ponte Sant'Angelo...

Ora che vedo la Galleria Spada, poi...

"Abbott, stanno per chiudere, trascinalo via prima che ci caccino in malo modo.." dice qualcuno - e con quel qualcuno intendo Albus e la sua solita finezza da energumeno -

Emma mi strattona delicatamente, sebbene anche lei sarebbe capace di contemplare questo posto per diverse ore, lo so.

Mentre gli altri si avviavano verso l'uscita, finalmente mi volto

"Non è meraviglioso?" dico, con un filo di voce, ma entusiasta al massimo.

"Lo è.." risponde lei, ed è come se gioisse di questo mio essere così toccato dall'armonia, e di questa carezza che non posso fare a meno di regalarle. "Ma dobbiamo andare, altrimenti ci cacceranno davvero."

La abbraccio forte, prima di prenderla per mano e avviarci verso l'uscita dietro agli altri.

"Voglio fare questo. Voglio vivere di questo, Emma. E voglio farlo insieme a te, se lo vorrai.."

Lei scuote il capo, sorridendo, ma io le stringo la mano delicatamente, convinto al cento per cento di quello che sto dicendo

"No ascoltami."

Usciti da lì, lasciando che gli altri camminino via, rimaniamo fermi in mezzo alla gente che passa, alle macchine che transitano qui vicino, sotto la luce di un altro giorno che sta per finire.

Ma non presto attenzione a tutto ciò...

"Per tutta la mia breve, monotona vita ho tentato di seguire un cammino che nessuno mi ha imposto, ma che ho sempre pensato fosse quello che tutti si aspettavano da me..."

Mi avvicino ancor di più, poggiando le mani sulle sue esili spalle

"E invece ho capito, Emma... Ho capito che il mondo se ne frega. Che te lo dice, quello che dovresti fare, ma alla fine del giorno sei tu che devi fare i conti con te stesso. E niente... Niente mai mi ha riempito l'anima al limite quanto l'Arte. Ed è grazie a te, se l'ho capito. E ho capito di amarla, e di amare te un po' di più. Ho capito che non posso andare avanti, se non c'è. E se tu non ci sei."

"Hugo.."

"Non posso andare avanti, se non ci sei."

Lei mi guarda attentamente, come se stesse cercando forze sconosciute da cui attingere per andare avanti.

"A cosa stai pensando?" le chiedo, ammetto, un po' impaziente.

"Se ci fossero dei canoni prestabiliti, per una dichiarazione d'amore, tu li ignoreresti uno per uno. Questo era il mio pensiero." mormora, un piccolo sorriso che io bacerei seduta stante ".. seguito subito dopo dall'altro che diceva che, se dovessero esserci dei canoni, dovrebbero essere proprio questi qui."

Poi mi getta le braccia al collo, un lungo, appassionato bacio che vale più di una dichiarazione in ritorno.




Scorpius

Sicuramente non basterebbe una vita, per vederla tutta, Roma. E su questo sono d'accordo con Rose.

Mentre ci allontaniamo un po' dalla città, per tornare a casa però, non è Roma che penso.

Guardo fuori dal finestrino di questa macchina magicamente ampliata per farci stare tutti, ma non vedo niente per davvero. La mia attenzione è altrove: più precisamente, su questa testolina rosso vermiglio posata sulla mia spalla.

E penso con un tuffo al cuore che è stata lei, a sconvolgermi la vita, a riempirla di cose belle, di colori, di luce, di un amore di cui non mi sarei mai considerato capace, perché per lungo tempo mi sono creduto atrofizzato, in balia di cose effimere, piaceri che mi svuotavano e un dolore, sempre presente, a prenderne il posto sempre più lancinante.

È stata lei, che mi ha fatto capire che non è tutto qui, che c'è altro all'infuori di me stesso e di quella coltre che mi annebbiava il resto del mondo.

E ha iniziato a farlo senza saperlo, forse già da prima di quel giorno, in cui le circostanze terribili avevano condotto a quel bacio.
Forse proprio quel giorno ho compreso l'irreversibilità di quello che mi stava succedendo.
Lei, mi stava succedendo.

Scuoto la testa, sorridendo un po' al riepilogo della mia fortuna. Perché mi sento così: dannatamente fortunato.

"Svegliati, Weasley. Siamo arrivati." sussurro, carezzandole una guancia, ma senza muovermi. Per quanto scomoda sia questa posizione, il mio cuore non è mai stato così comodo.











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Prossimo capitolo: Epilogo.

Heaven can wait... We're only watching the Sky!Where stories live. Discover now