Chapter FOURTEENTH

221 15 2
                                    

La porta di R.A.B è la prima che mi si para davanti, nella mia corsa quasi cieca via da lì… quello che pensavo fosse un rifugio sicuro, e invece era un covo di serpi, e quella Alfa, che mi ha colpita proprio alle spalle.

Chiudo la porta con una violenza di cui un po' mi stupisco, ma di cui non mi premuro più di tanto.
Il cuore spezzato. Ne sento ogni pezzo di quella parte ch'è caduta, frantumandosi su un pavimento duro di illusione.

Ma più di ogni altra cosa, è il mio orgoglio, ad essere ferito mortalmente.

Piango silenziosamente lacrime di impotenza, di rabbia, la vista leggermente annebbiata da quel po' di alcol che ho bevuto.

Come ha potuto farmi questo? Come ha potuto dire quelle cose, e prendersi gioco di me in maniera così meschina e vile?

La testa gira, probabilmente a braccetto col vortice di pensieri, domande, immagini incoerenti e senza alcuna spiegazione apparente.

"Ce l'ho in pugno! Le darò quello che è così bramosa di avere, a quella verginella frigida. So che non aspetta altro."

Quelle parole rimbombano nella mia testa, e ogni volta, come una coltellata sempre più profonda.

È questo il problema? Il fatto che io sia vergine a diciassette anni?
È così veramente strano, così atipico?

Probabilmente non è la norma, ormai… Ma non l'ho mai considerato un problema, una svalutazione poi… neanche lontanamente.

E invece, forse è un problema, forse…

"Rose!"

Sulla soglia della porta, controluce, Scorpius Malfoy mi guarda, forse preoccupato, forse sollevato… non saprei distinguere con certezza.

Lui, però, in mezzo a tutto il caos, riesco a distinguerlo perfettamente.

Non dice una parola, ed io aspetto che se ne vada… ma no.
Non va da nessuna parte.

Chiude lentamente la porta alle sue spalle, poi si avvicina, piano e un po' esitante accanto a me.

Impassibile, guarda di fronte a sé, nel totale silenzio di questa stanza vuota, un tempo appartenuta al fratello di Sirius. Le mani serrate in due pugni trattenuti sono l'unico dettaglio che lascia intravedere la sua non poi così impassibile impassibilità.

"Dì qualcosa, Rose.."

"Co… Scusa, cosa?"

"Dì qualcosa, Rose… perché se non mi distraggo nei prossimi trenta secondi, vado a spaccargli la faccia." mormora piano, ma deciso, voltandosi verso di me.

Nonostante sia quasi del tutto buio, riesco a carpire ogni tratto del suo viso, ogni dettaglio. La mascella contratta dall'ira repressa, il bagliore dei suoi occhi tempestosi, e quei capelli esageratamente biondi che sarebbero ridicoli su chiunque, ma non su di lui…

"Ti ha fatto qualcosa, ti ha toccata, ti…?" domanda, dopo qualche secondo, la voce ridotta ad un sussurro.

"No. Nonono." scuoto la testa, reprimendo un brivido di orrore al solo pensiero "Non mi ha fatto niente." dico.

E mentre lo dico, mentre ci penso, realizzo che… Il male di cui non sono visibili i segni è… Fa sempre più male.



*



Passano diversi minuti nel silenzio quasi totale, se non per l'eco lontana della musica al pian terreno.

Probabilmente non finirà mai di stupirmi, la dinamica per cui il mondo continua ad andare avanti, anche quando tu non ci sei più, anche quando tu sei a pezzi, anche quando succedono cose orribili.

"Non posso stare con le mani in mano. Vado a spaccargli la faccia."

L'impazienza e la rabbia mi stanno logorando davvero dal profondo, che quasi non ci vedo. Scatto in piedi, pronto ad oltrepassare quella porta, ma qualcosa mi blocca.

Qualcosa mi riporta alla realtà, donandole di nuovo 'i colori' del buio di questa stanza, cancellando via, per qualche secondo, ogni parvenza di tremore, di rabbia cieca.

"Scorpius… Non farlo." è la sua voce, a colpirmi come uno schiantesimo in pieno petto. E so di cosa sto parlando, credetemi, proprio grazie a lei.

La sua mano mi trattiene dapprima per un braccio, scivolando poi lentamente a lambire la mia e stringerla.

Forse è la prima volta, che pronuncia il mio nome. Non Malfoy. Scorpius.

"Per quanto… Per quanto lo apprezzi, e per quanto vorrei attraversare quella porta e darti man forte, non sarebbe produttivo." dice.

Ed io faccio uno sforzo immane, per restare fermo dove sono, per concentrarmi sulla logica del suo ragionamento, che pure da mezza ubriaca riesce a tirar fuori un minimo di buon senso.

Faccio richiamo a tutte le mie forze, per mandare via, o per lo meno, tenere a bada la sensazione che questa mano, nella mia, non sembra poi così male, quasi giusta, quasi… perfetta.

"Se i ragazzi lo sapessero.."

"Sarebbe una catastrofe. Ed io non sono veramente pronta a vedervi dietro le sbarre per un omicidio di massa."

Ride piano, e nel momento in cui lo fa, è come se un piccolo peso si fosse levato di mezzo.

"Sei leggermente ubriaca, Weasley." le dico, per evitare di seguire la piega che ha preso il filo dei miei pensieri idioti

"Leggermente." annuisce lei.

E proprio adesso, sembra rendersi conto di stare tenendomi per mano.




*


Se il problema è veramente un problema, limitante e svalutante, lo risolverò adesso.

Quella piccola parte del mio cervello che mi urla quanto sia meschino, oltre che patetico, ciò che sto per fare, faccio di tutto per relegarla in un angolo.

Sono decisamente ubriaca.

Un dettaglio gigantesco, che diventa irrilevante, nel momento in cui, sotto il suo sguardo un po' incredulo, mi protendo e lo bacio.

Che io sia ubriaca, diventa irrilevante.
Tutto il resto, anche.

Tutto sembra scomparire.



*



È l'oblio.

Leggerezza, colore, poi… il buio. Tutto questo, in un solo, perfetto, bacio.

Chiudo gli occhi, lasciando che lei si aggrappi a me, che metta le braccia attorno al mio collo.

Esitante, poso le mani sui suoi fianchi, lasciandomi trasportare e inebriare dal suo profumo, dalle sue labbra, dalle sue carezze che sfiorano le mie guance con una delicatezza che si trasforma subito in qualcos'altro.

È come se ogni bacio, prima di questo, prima di lei, non fosse mai esistito. Questo, è il bacio. Come se fosse il primo, sopra ogni cosa.

Sempre più intenso, sempre più urgente.

Ma… Non posso ignorarlo…
E, a malincuore, mi stacco piano da lei, facendo ricorso non so a quale riserva di forza immane.

"Rose…"

Lei mi guarda di rimando, gli occhi grandi e azzurri che, come al solito, mi scrutano indagatori, e quelle labbra…

Riprenditi, Malfoy!

"Che c'è..?" sussurra, confusa e attonita.

"Tu sei… Bellissima. E desiderabile oltremisura, e… Sei ubriaca, Rose." le rispondo "Se i… se tu… Te ne pentiresti, domattina. A morte. E io finirei schiantato da qualche parte nascosta, in questa grande casa."

Cerco di mantenere un tono, di sembrare un po' severo e deciso, mentre le parlo. Ma, anche se probabilmente non lo do a vedere, non ci riesco, io… Lei…

"Hai ragione."

E scoppia a piangere, proprio qui, tra le mie braccia.

Questa, poi, non me la aspettavo più di ogni altra cosa.

Se c'è una certezza, tra le poche che tengono in piedi l'universo, è che Rose Weasley è una persona tutta d'un pezzo. Non si scompone. Mai.

Tralasciando ciò che è successo poco fa, Rose non perde mai il controllo. Anche durante una qualche festa su al castello, lei ha sempre in mano la situazione. E regge l'alcol in una maniera ch'è davvero invidiabile, non c'è che dire.

Quello che è ancor più strano, è che io riesca ad abbracciarla, e a non provare nessun bisogno di scappare, di porre fine ad un contatto fisico.
E ogni singhiozzo, ogni lacrima che bagna la mia camicia all'altezza della spalla… tutto questo, che dovrebbe farmi stare a debita distanza… tutto questo è come uno squarcio nel grigiume, ed io dovrei starne lontano, e invece…

Non riesco. E non voglio.

"Scusa.." dice, tra un singhiozzo e l'altro, ripetendolo come se fosse un mantra.

E io rimango, ancora una volta, spiazzato.

"Non hai niente di cui scusarti." le dico, cercando di calmarla, e di mantenere la calma a mia volta.

Le dico che va tutto bene, che non è successo niente, che non deve pensare di aver perso la faccia davanti a me e di pensarlo con vergogna.
Che capisco il fatto che si senta a pezzi, perché le è crollata una certezza. Capisco che le manchi la terra sotto i piedi, e che, ancor di più, quello che non le permette di respirare è anche il suo orgoglio ferito a morte.

"Gliela farò pagare cara, Rosie." dico, sotto voce, rendendomi conto con un po' di spavento, di terrore, che anche la rabbia, così, riesco a tenerla sotto controllo.

Così, con lei vicina.

Basta, Malfoy. Riprenditi sul serio.

A salvarmi da tutto questo mio viaggiare, è la porta che si spalanca, spazzando via il buio di questa stanza.

"Che succede, qui?!"
























Heaven can wait... We're only watching the Sky!Où les histoires vivent. Découvrez maintenant