11# Taxi

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Il giorno dopo feci le valige, pulii casa di Jennifer lasciando ogni cosa al suo posto ed insieme a Derek e JJ uscii.
Mi abbracciarono forte ed io non smettevo di sentirmi nel posto giusto.
Passammo in ufficio prima di tornare a casa, per salutare Penelope che in questi giorni mi aveva scritto tanti messaggi, mandato fiori, cioccolatini e unicorni. Non aveva ricevuto risposta da parte mia e speravo con tutto il cuore che non fosse arrabbiata.
Appena entrati nel Bureau tutti si girarono a guardarmi e Garcia corse ad abbracciarmi.
Diedi un sospiro di sollievo al sapere che non fosse offesa dal mio atteggiamento. Tutto l'ufficio si alzò in piedi e fece un applauso di pochi secondi per omaggiare Jennifer. Sulle scale trovai il mio vecchio capo che stava facendo debrief delle informazioni ad Aaron, gli sorrisi e lo salutai con la mano.
Alla fine degli applausi Aaron si avvicinò e mi ricordo che il mio periodo di pausa non era finito. Gli dissi che ero passata a salutare e che sarei tornata subito a casa, ma che non avrei aspettato molto prima di tornare. Provó a convincermi di fare il contrario, ma non ci riuscí, così arrivammo al compromesso che mi sarei presa solo sette giorni e che se volevo tornare a lavoro mi sarei dovuta sottoporre ad una valutazione psicologica. Accettai!
Quella mattina avevo indossato entrambe le collane con le iniziali J e S e Reid lo aveva notato.
Mi guardò e si toccò il collo come per dirmi che aveva visto che avevo ricevuto il suo pensiero. Gli sorrisi e gli dissi muovendo solo il labiale "Grazie!". Gli scrissi un biglietto con scritto: "Torno a casa tua a prendere la mia roba, ti scrivo in questi giorni." e chiesi a Garcia di darglielo. Avrei lasciato casa sua e non volevo aspettarlo perché se avesse insistito per rimanere, perché so che l'avrebbe fatto, non avrei voluto discutere sulla mia voglia di isolarmi invece.
Passai a casa di Spencer, presi la mia roba, gli pulii perfettamente casa e mi avviai verso la porta... quando la mia attenzione fu catturata da un messaggio appeso al frigorifero con scritto: "Ci vediamo questa sera alle 20:00 in totale silenzio al caffè letterario."
Sorrisi, perchè mi resi conto che lui già aveva immaginato la mia reazione, presi il biglietto e mi promisi di pensarci su.
Il caffè letterario era un bar, simile ai caffè letterari rinascimentali italiani. Un luogo prettamente culturale, dove si beve e si legge, uno dei posti preferiti di Reid suppongo.
Tornai a casa e decisi di, definitivamente, disfare tutti gli scatoloni e ricreare casa da zero, lontana da ogni prigionia mentale.
Volevo seguire il consiglio di Derek, ovvero quello di canalizzare questo sentimento in qualcosa di produttivo.
Fui così presa dal trasloco che alle 19:30 non mi resi conto che ero ancora in alto mare e che non facevo in tempo a raggiungere Spencer. Gli lasciai un messaggio in segreteria scusandomi e dicendogli che se gli andava sarebbe potuto passare da casa.
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Intorno alle 20:15 bussarono alla porta, scesi le scale e andai ad aprire la porta di Casa... era Spencer con una bottiglia di buon vino rosso in mano.
«Questo è per te!» mi disse sorridendomi.
«Entra pure!» gli risposi prendendo la bottiglia di vino e lasciandolo entrare.
«Vedo che hai finito di sistemare gli scatoloni!» esclamò guardandosi intorno.
«Si ho appena finito!» gli dissi sorridendo e indicando l'asciugamano che avevo in testa per essere appena riuscita a farmi la doccia.
Si sistemò sul divano e continuava a guardarsi intorno. Classico di una persona che entra per la prima volta in casa di qualcuno.
«Vuoi un bicchiere di vino?» Urlai dalla cucina.
«No grazie, per me solo acqua!» rispose urlando.
Tornai in soggiorno con due bicchieri vuoti di vino, uno per l'acqua, la bottiglia di vino portata da lui e la brocca d'acqua. Mi ero accollata così tante cose che mi facevo equilibrio tenendo la bottiglia con il mento.
«Fatti aiutare!» disse Spencer da gentiluomo.
Misi tutto sul tavolino di fronte al sofà e Spencer guardò il secondo bicchiere vuoto per il vino e mi rivolse uno sguardo incuriosito.
«Nel caso dovessi cambiare idea! » aggiunsi sorridendo. Mi sorrise a sua volta e spostó lo sguardo sulla collana.
Mi guardai il collo, passai la mano come per accarezzare la collana e lo ringraziai per il gesto.
«Non so che dire, grazie per averci pensato!»
«Figurati. È importante avere sempre qualcosa con se che ci ricorda perché lottiamo!» disse guardando la sua tracolla.
«La tua è lì dentro?» chiesi riempiendomi il bicchiere di vino.
Annuì e tolse dalla tracolla un libro.
«Quante volte lo avrai letto?» gli chiesi accennando una risata.
«Infinite volte!» disse sorridendo Spencer con gli occhi bassi.
«Una parte di ciò che ti ho scritto nel biglietto proviene da questo libro, sai?» disse.
Iniziavo a riconoscere il solito Reid. Parlammo della trama del libro, poi spaziammo ad altri autori come Edgar Allan Poe, uno dei miei preferiti che riscoprii essere anche il suo.
Alla fine, anche se uno solo, aveva bevuto un bicchiere di vino e si era messo a proprio agio.
Gli raccontai di quando, al primo anno di accademia durante una prova balistica al poligono non riuscii a fare centro neanche mezza volta, e a sua volta lui mi raccontò di come prima era entrato nella BAU e poi era riuscito a passare quella prova.
Passammo una bella serata, e senza rendercene conto era già mezzanotte passata.
«Oh mio Dio, è già mezzanotte e mezza! Scusa se ti ho trattenuto così a lungo!» dissi scusandomi con lui.
«Tranquilla, prenderò un taxi! Mi ha fatto piacere! » rispose lui tranquillizzandomi.
«Ti chiederei anche di restare qui senza prendere mezzi di trasporto così tardi, ma conoscendoti non accetteresti! » gli dissi prendendomi gioco di lui.
«Ehm... » cercò di dire qualcosa, ma si azzittì e si passo la mano nei capelli abbassando lo sguardo imbarazzato.
«Vado in cucina e ti chiamo un taxi! Tranquillo!». 
Mentre ero per la mia strada verso la cucina gli urlai: «Non sono stata così male come coinquilina, vero?»
«No, anzi! Adesso per colpa tua dovrò abbonarmi al sistema di delivery di donuts!» rispose ironicamente.

Dopo 10 minuti il taxi era arrivato.
«Grazie per la bella serata!» mi disse.
«Grazie a te per non avermi lasciato sola!» risposi. Mi abbracciò fortemente e si avviò verso il taxi, poi ad un certo punto si voltò, tornó verso la porta e mi disse: « Domani iniziamo alle 10:00, é ancora valida la tua proposta di rimanere? È che stavo pensando a tutti i germi che ci sono nel taxi...».
Scoppiai a ridere, e lo feci rientrare in casa!

Reborn ~Where stories live. Discover now