33# La lettera pt1

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SPENCER REID POV:
Non appena Scarlett andò via, mi leccai le labbra come per assaporare ancora una volta un suo bacio.
Cercai gli altri per passare il resto della giornata in compagnia.
Dopo qualche minuto riuscii a trovare David.
«David!» urlai alzando il braccio e scuotendolo per richiamare la sua attenzione. Lui mi vide e si avvicinò a me.
«Spencer! Complimenti per la lezione, i ragazzi sembravano molto entusiasti!» disse Rossi.
«Si? Ne sono felice! Da domani prendo posto fisso per due mesi. Sarà strano, sono sempre stato davanti una cattedra per apprendere, mai dietro per insegnare!» gli risposi intimorito dal lavoro che mi aspettava.
«Ti va di parlarne?» mi chiese David.
«Di che cosa?» chiesi io.
«Di questa posizione! So che è un'opportunità che richiede altri sacrifici, o almeno è quello che mi è sembrato di capire!» rispose accennando un sorriso curioso.
«Cosa vuoi sapere?» chiesi ormai rassegnato al fatto che qualsiasi cosa ci fosse tra me e Scarlett fosse di dominio pubblico.
«Come ti senti con lei?» mi chiese.
Mi aspettavo una domanda a riguardo, ma non di questo genere.
Mi sentii preso alla sprovvista ed in più ero molto in imbarazzo.
Mi accarezzai il collo, come faccio ogni volta in cui non so cosa rispondere o sono in difficoltà.
«Beh.. non ho molte esperienze in relazioni. Contando che con la mia prima ragazza ho parlato al telefono per mesi senza neanche vederla in viso e poi è stata assassinata, che la seconda invece odiava il mio lavoro, e che forse la relazione, seppur platonica, più completa è stata con una criminale... beh, non saprei come definirla. Adesso che ci penso, nessuno dei due ha parlato di relazione!» risposi.

Mi resi conto che da quel primo bacio di questa mattina io avevo fatto tanti programmi dando per scontato una cosa che non avrei dovuto. Io e Scarlett non eravamo in una relazione. Non avevamo neanche avuto un vero e proprio primo appuntamento.

«Sai, con la mia terza moglie, tutto é successo così in fretta che abbiamo dato per scontato tutto, e la nostra relazione perse poi la magia proprio per questo!» mi raccontò David.
Il suo suonava come un consiglio, ma in realtà in quel momento mi suonava come un allarme rosso sul come impostare le cose tra me e Scarlett.
«È una ragazza per cui ne vale la pena Spencer?» mi chiese David.
«Si, credo di si!» gli risposi.
«E allora non lasciarti intimorire dagli ostacoli che ti metterà questo lavoro. Non è fortuna di tutti i giorni trovare qualcuno con cui condividere affinità e preoccupazioni!» mi disse David dandomi una pacca sulla spalla.
Dopo di che si incamminò per cercare un posto in cui pranzare.
Io ne approfittai per tornare in hotel e riposare un po'. Da un po' di tempo a questa parte mi erano ripresi i mal di testa e la mia ipervigilanza mi rendeva troppo ansioso per poter, in una giornata di sole del genere, poter approfittarne della bellezza di una camminata all'aperto!
Diedi nuovamente un'occhiata al programma di insegnamento che avrei dovuto impartire nei mesi successivi e studiavo dei modi interattivi per non rendere noiose le lezioni. Riconoscevo di essere prolisso nel parlare e che, se i miei compagni di squadra che mi conoscevano bene delle volte perdevano il filo del discorso, non volevo che questo capitasse con i ragazzi alle prime armi con il profiling.
Tra un argomento e l'altro, finii per pensare alle parole dette alcune ore prima, precisamente 2ore e 36 minuti, a David.
"Adesso che ci penso, nessuno dei due ha parlato di relazione!".
Ed era vero, io e Scarlett non avevamo mai parlato di relazione. È vero che lei mi aveva confessato i suoi sentimenti e che io, anche se in ritardo, le avevo dimostrato che ricambiavo.
Ma nessuno dei due aveva parlato di relazione.
Era la cosa giusta da fare adesso che avremmo affrontato questi chilometri di distanza? Lei voleva una relazione dopo quello che era successo con Marco? Lei voleva una relazione dopo quello che era successo con Cat in ufficio?
Quel bacio in cortile mi suggeriva un rassicurante si, ma, tra la passione e il prendere una decisione c'era tanta differenza.
Avrei dovuto parlarle!
Decisi di scriverle una lettera qualora non avessi avuto modo di aver un confronto con lei.
Le scrissi:

"Ciao Scarlett, se riceverai questa lettera è perché non avremo avuto modo di discutere di quello successo in questi giorni tra me e te.
Una persona diversa da me probabilmente ti avrebbe mandato un SMS, ma lo sai, non riuscirò mai sentirmi a mio agio con alcune parti della tecnologia, come per esempio la freddezza di un messaggio che sostituisce il profumo e il calore di una lettera.
Se starai leggendo questa lettera è perché non avremo avuto modo di essere sinceri l'uno con l'altro su quello che vogliamo sia il risvolto del bacio. O forse dovrei parlare al plurale? Non so se avrò occasione di rubartene degli altri.
Oggi stavo parlando con David e io ho utilizzato il termine "relazione". Mi spiego... stavamo parlando di uno dei suoi innumerevoli matrimoni, ed io incurante ho utilizzato il termine "relazione" per identificare quello che c'è tra me e te. Dico identificare e non "nominare", perché in realtà mi piacerebbe dargli una vera e propria identità sua, strana e speciale come la sensazione che ho realizzato nel momento in cui tu mi dissi che ti piacevo.
Io avrei dovuto dirtelo subito, invece la mia, oserei dire "ansia sociale" non mi ha fatto focalizzare sui miei sentimenti per te.
Poi ho pensato che nessuno dei due aveva mai parlato di relazioni, e che probabilmente tu, visto la tua ultima esperienza, non ne vorrai una o anche semplicemente discutere di ciò che è successo con Cat in ufficio potrebbe frenarti. Probabilmente preferirai aspettare, probabilmente preferirai capire come questa "cosa" possa andare sviluppandosi nel tempo visto anche la distanza che ci dividerà.
Io non sono bravo con le relazioni, anche quelle che non hanno un nome, però ci tenevo a scriverti che oltre le categorie e le scelte, io sarò qui ad aspettarti. Che sia aspettare una telefonata, un messaggio (dovrò fare pace con la tecnologia lo so!), o una visita, un film o un bacio, io sarò qui."

Scrissi 13 versioni di questa lettera a questa sembrava la più indicata che esprimesse la mia voglia di averla vicino senza che lei si sentisse obbligata a prendere una scelta.

Arrivata sera cenammo tutti quanti insieme, ma per me e Scarlett non ci fu modo di affrontare quel discorso.
Avremmo potuto prenderci un momento solo per noi dopo cena, ma entrambi, senza renderlo esplicito ci sentivamo in dovere di comportarci come sempre piuttosto che concederci due parole.
Mentre parlavamo con altri spesso ci rivolgevamo sguardi e sorrisi silenziosi, per rassicurarci che c'eravamo l'uno per l'altro.
Subito dopo cena io sarei dovuto tornare a Quantico per fare le valigie e ritornare l'indomani mentre Scarlett sarebbe stata impegnata con le simulazioni. Subito dopo le simulazioni non sapevano se si sarebbero fermati anche solo per qualche ora o sarebbero ripartiti subito, così approfittai di chiedere la chiave della stanza di hotel a JJ che era in camera insieme a lei per metterle la lettera sul letto.

Ciao ragazzi! Come promesso, in questi giorni avrei pubblicato con più frequenza i capitoli!
Sto pubblicando il secondo capitolo della giornata per darvi la notizia che ho appena finito di scrivere l'ultimo.
Al 40* capitolo, l'avventura di Scarlett terminerà.
Sono soddisfatta, e chiedo scusa se delle volte mi sono un po' allontanata dalle reali caratteristiche che cateterizzavano i personaggi ma questa storia è la mia piccola visione, con un finale diverso.
Beh che dire ragazzi... -7!
Buona lettura e fatemi sapere se vi sta piacendo la storia ❤️

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