36# Pizza e vino

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SCARLETT POV:
«Ti va se questa sera prendiamo una pizza e ne parliamo davanti un bicchiere di vino?» risposi a Spencer.
Sapevo che lui fosse preoccupato ma era un discorso lungo quello che dovevamo intraprendere.
Arrivati in commissariato facemmo debrief su ciò che avevamo scoperto.

«Garcia, prova a incrociare i dati di tutti i negozi di giardinaggio o delle serre che hanno la pianta del Tasso qui in città con tutti gli iscritti all'università. Confrontali con i registri degli ultimi sei mesi!» disse Spencer.
«Consideralo fatto prof! Ah... mi manchi, torna presto!» rispose Penelope.
«Mi manchi anche tu Penelope, a dopo!» le disse Reid sorridendo al telefono.

«Cosa hanno detto gli studenti sul prof o sul ragazzo?» chiese Aaron ad Emily e Derek.
«A quanto pare, il ragazzo era molto popolare a scuola! Soprattutto tra le ragazze!» disse Derek.
«Si, infatti i suoi amici lo chiamavano "il mentore". Domani parleremo con la sua ragazza e le sue amiche, stanno tornando da una vacanza da qui vicino!» aggiunse Emily.

«L'S.I potrebbe aver preso di mira delle figure che spiccano all'interno dell'università. Prima il ragazzo popolare, poi il professore...» disse JJ.

«Non penso sia un fattore importante nella vittimologia. L'S.I li avvelena, ciò vuol dire che è personale. Il veleno è simbolo di rabbia!» specificò Spencer.

Io ero in silenzio ed ero alienata da ciò che stesse succedendo intorno. Gli ultimi avvenimenti e la preoccupazione per il cambio di casa non facevano si che mi concentrassi sul lavoro.
Mi alzai dal tavolo quindi e mi diressi verso la macchinetta del caffè. Mi feci un bel caffè rigenerante e poco dopo tornai ad aiutare la squadra.

Mi misi a revisionare tutto il materiale che avevamo sul professore, comprese le valutazioni finali degli alunni e trovai un'anomalia.
Santo caffè! Dovevo ringraziarlo per troppe cose in questi giorni, soprattutto per mantenermi produttiva quando proprio non riuscivo.
«Ragazzi, scusate! Guardate qui... durante gli anni, a lezione del professore Bolt, le ragazze hanno sempre voti eccellenti, mentre i ragazzi voti mediocri. Nessuno di essi ha una A!» esclamai.
«Mh, è strano! Si, le donne statisticamente sono più produttive nello studio, ma le possibilità che in 10 anni di insegnamento, contando almeno 100 studenti annui di cui almeno un 50% circa sono uomini, fa 500 uomini. Le probabilità che nessun uomo su 500 prenda una A... è... è... è impossibile!» Esclamò stupito Spencer.

Spencer aveva ragione! Era impossibile e non avevamo nessuna pista. Avevamo bisogno di riposare. Aaron ci diede la serata la libera per cenare, riposare e ritornare l'indomani con le menti fresche e attive.
Presi la mia giacca e il mio borsone, mi avvicinai a Spencer e gli feci segno di abbracciarmi. Lui assecondò la mia richiesta.
«Pizza e vino quindi?» mi chiese ricordandomi implicitamente che avremmo dovuto parlare.
«Sii!» gli risposi sorridendo.
Mentre ci dirigevamo verso la machina sentimmo Emily chiamarci.
«Non siete dei nostri a cena?» ci chiese.
Le risposi con un sorriso e dicendole di no scuotendo la testa.

Dopo tre minuti circa eravamo di fronte l'appartamento fornito a Spencer per questi due mesi. Era davvero centrale come appartamento.
«Siamo arrivati!» esclamò Spencer.
Entrammo dentro ed era tutto estremamente in ordine. Classico di Spence. Mi fece fare un piccolo tour della casa ed io poi andai a farmi una doccia.
«Vado a farmi una doccia, tu prenoti le pizze?» gli chiesi rubandogli un bacio a stampo e dirigendomi verso la camera.
Entrando in camera sua notai che Spencer non aveva ancora disfatto le sue valigie e che non aveva neanche "personalizzato" la sua camera da letto.
Anche lui aveva qualcosa da raccontarmi.
Mi feci la doccia e ne approfittai per mettermi una tuta per stare comoda. Dopo qualche minuto, nel mentre mi stavo asciugando i capelli Spencer bussò alla porta.
«Entra pure!» gli dissi.
«Le pizze saranno qui tra trenta minuti!» esclamò sorridendo.
«Vieni qui!» gli dissi picchiettando il materasso per indicargli di sedersi vicino a me.
«Come stai vivendo questi giorni? Ho notato che non hai ancora disfatto le valige!» gli chiesi.
Lui abbassò lo sguardo e iniziò a torturarsi i capelli con la mano, simbolo di quando c'è qualcosa che non va.
«Non l'ho ancora disfatta! Magari riesco a raggiungervi nel fine settimana di tanto in tanto, e così mi trovo già pronto con valige e borsone!» rispose sedendosi alla mia destra sul letto.
«Spence! So che non è facile, ti capisco! Io da quando ci siamo divisi ho più vestiti nel mio borsone sperando di poter correre il prima possibile da te, ma non dovremmo viverla così.. lo sai si?» gli spiegai con tono apprensivo.
Lui accennò un sorriso consapevole.
«Dai, ti aiuto a disfare la valigia!» gli dissi vestendomi di un sorriso a cento denti.
Cercavo di dargli positività.
Credevo fortemente che entrambi avremmo dovuto iniziare a vivere questo distacco con più serenità e iniziare a vedere tutto ciò come un'opportunità.
Suonarono al campanello di casa.
Non appena sentii il suono squillante del campanello corsi per casa urlando «Pizzeeeee!». Spencer al vedere questo mio atteggiamento da bambina scoppio a ridere.
Mangiammo, bevemmo e ridemmo un sacco. Lui mi raccontò di alcuni suoi strafalcioni da professore ed io invece della solita routine della BAU.

Ad un certo punto, mi ricordai della lettera ricevuta qualche giorno prima che avevo in borsa. Mi alzai da tavola e andai a prenderla. Spencer mi segui con lo sguardo, e al tornare poggiai la lettera sul tavolo.
«Forse dovremmo parlare di questa!» dissi.

Aaaaa raga mancano 4 capitoli alla fine!
(Poi magari chissà, decido di cambiare finale ahahahahah).
Fatemi sapere se vi sta piacendo ❤️

Reborn ~Where stories live. Discover now